Le 3 lezioni che ho imparato da Dick Morley

Pubblicato il 20 Ott 2017

Il team che lavorò al primo PLC (1968-70)

Ho appreso con tristezza della morte di Dick Morley, l’inventore del PLC (Programmable Logic Controller), avvenuta il 17 ottobre 2017. Lo intervistai nel 2009 per “Automazione e Strumentazione” (qui l’intervista integrale) piuttosto sorpreso del fatto che nessuno prima di allora in Italia avesse mai pensato di interloquire con il geniale inventore del dispositivo che rivoluzionò l’automazione sul finire degli anni ’60, influendo dunque significativamente sull’economia industriale e sull’organizzazione del lavoro nell’era moderna.

Il suo contributo scientifico non si esaurì al controllore industriale, ma toccò altre invenzioni come il sistema frenante ABS e lo sviluppo di circa 20 brevetti, molti dei quali sfociati in grandi successi industriali.

Intuita la grandezza del personaggio non fui affatto stupito della sua disponibilità e di quella della sua assistente Deb Morrison nel rispondere a una lunga serie di domande che gli anticipai via email.

Grazie a quella intervista appresi tre importanti lezioni. La prima era il senso dell’umorismo, il non prendersi troppo sul serio, l’uso del registro ironico anche nell’affrontare materie e situazioni complesse. Raccontava ad esempio con divertimento lo scetticismo dei tecnici di General Motors che chiamavano il primo PLC “un “altro pezzo di metallo colorato”, ma anche la sorpresa di Morley e del suo staff nel constatare che funzionava.

La seconda era la semplicità e l’immediatezza del suo approccio, riassumibile in una parola sola: l’applicazione. Non le specifiche del cliente, non il raggiungimento di uno standard, non l’innovazione a ogni costo. La filosofia di Morley era quella di “risolvere problemi” e “semplificare la vita” agli utilizzatori. Queste le sue parole che ho trovato illuminanti:

Questo è l’aspetto del PLC più difficile da comprendere ed è alla base del fatto che attualmente 3 grandi costruttori dominano il mercato. È passata l’idea che i sistemi di elaborazione ruotino intorno al sistema operativo anziché all’applicazione. Il punto fondamentale del nostro lavoro di progettazione e realizzazione del PLC fu che noi ottimizzammo l’hardware intorno all’applicazione. Funzionava velocemente ed era straordinariamente hard real-time. I primi controllori furono concepiti per gli utilizzatori che conoscevano il processo da controllare, non per gli esperti di software che pensano di sapere quello di cui hai bisogno. Questa è una differenza fondamentale.

Va anche detto che Morley in più passaggi ribadì come il marketing sia stato l’altro elemento fondamentale per il successo del PLC

Marketing was a key element in the design and takeoff of the PLC

La terza “lezione” era di fatto una riflessione sul ruolo delle tecnologie industriali. Morley nel 2009 guardava con circospezione a un imminente futuro tecnologico segnato da altri tipi di applicazioni: web, social e smartphone. Non che fosse contrario alla rivoluzione digitale, ma temeva che combinata alla crescente finanziarizzazione dell’economica, potesse erodere la centralità strategica e l’interesse per il “manufacturing”. Stando ai recenti esiti di Industria 4.0 e al connubio IT / OT, forse la preoccupazione di Morley era eccessiva ma di certo non fuori luogo.

Concludo condividendo con i lettori di Innovation Post una presentazione sulle origini del PLC inviatami personalmente da Dick Morley. Ermetica ed ironica, lo rappresenta perfettamente.

Nella foto di apertura, il team che lavorò al primo PLC (1968-70), da sinistra: Dick Morley, Tom Boissevain, George Schwenk, Jonas Landau

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Armando Martin

Ingegnere elettronico e giornalista pubblicista, si occupa da anni di tecnologie industriali e sistemi di gestione come consulente industriale e direzionale. La sua attività professionale si è distinta per un approccio globale e flessibile ai temi dell’automazione, coniugando aspetti tecnici, scientifici, commerciali e di prodotto. Nel 2016 ha fondato, insieme a Franco Canna, il portale Innovation Post. E’ autore dei libri “Dizionario di Automazione e Informatica Industriale” (2006), “Comunicazione Industriale” (2010), “Misure per l’Automazione” (2012), “Strumentazione e Tecnologie di Misura” (2015), “Il Dizionario dell’Automazione – Le parole dell’innovazione (2016)”, “Industria 4.0, sfide e opportunità per il Made In Italy” (2018).

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