Ecco le competenze che servono per lavorare nell’additive manufacturing

La domanda di formazione in ambito Additive Manufacturing è molto forte. Il progetto 3DPrism spiega che la manifattura additiva integra e innova, ma non sostituisce la manifattura ‘tradizionale’ e ha un impatto su progettazione, supply chain, logistica e magazzino. Le competenze necessarie per operatori, ma anche manager e imprenditori, per ovviare allo skills shortage.

Pubblicato il 11 Set 2017

additive

Aeronautica, aerospace, automotive, meccanica di precisione, medicale, ma anche gioielleria, restauro di beni artistici, legno/arredamento e persino il food. Sono i settori nei quali l’additive manufacturing, cioè la produzione di parti tramite addizione di materiale anziché sottrazione, sta riscuotendo maggiore successo. Se ne è parlato oggi a Cinisello Balsamo, presso la sede di AITA, l’Associazione Italiana Tecnologie Additive, nel corso di un “info day” del progetto europeo 3DPrism – 3D Printing Skills for Manufacturing, nato per formalizzare un modello per la formazione degli operatori che dovranno lavorare con l’additive manufacturing: un progetto i cui risultati finali saranno resi noti entro la fine di quest’anno, ma che sono stati in buona parte anticipati nella giornata odierna.

Lo scenario del settore Additive Manufacturing

“C’è una domanda di formazione molto forte sul mercato dell’Additive Manufacturing”, spiega Giovanni Finocchietti, Direttore di Ricerca di Cimea, il Centro Informazioni Mobilità Equivalenze Accademiche, uno dei partner di 3DPrism. “La manifattura additiva integra e innova, ma non sostituisce la manifattura ‘tradizionale’ e ha un impatto rilevante non tanto in produzione, quanto nella progettazione, nella supply chain, nella logistica e nel magazzino”.

Le figure e le competenze necessarie

Giovanni Finocchietti

“Nel settore Additive Manufacturing – spiega Finocchietti – non abbiamo rilevato tanto ‘skills mismatch’, cioè un’errata allocazione delle competenze, quanto un problema di ‘skills shortage’ che è però un più generale tema che riguarda tutto il settore ICT”, spiega Finocchietti.

Dall’indagine emerge che chi intende operare in questo ambito deve dotarsi di strumenti e conoscenze specifiche, “che si fondano sulle competenze tipiche della meccanica di precisione, ma operano a un livello più alto”, spiega Finocchietti.

Bisogna conoscere naturalmente i principi di base della manifattura additiva, ma anche monitoraggio di processi robotizzati, procedure di sicurezza, gestione e manutenzione dell’ambiente di lavoro, conservazione e trattamento dei materiali, disegno e modellizzazione 3D, programmazione e monitoraggio macchine. Nella lavorazione di parti in metallo, in particolare, la gerarchia delle competenze vede nell’ordine: sicurezza, carico e scarico, conservazione e trattamento materiali, competenze digitali e di calcolo.

In questo settore opereranno diverse figure professionali, suddivise in tecnici base (addetto stampa 3D, addetto alla manutenzione) e tecnici esperti (addetto CAD per Additive Manufacturing, addetto alle lavorazioni di polveri metalliche, addetto alla salute e sicurezza, addetto all’ottimizzazione delle macchine, esperto controlli di qualità).

L’integrazione necessaria

Se è vero che l’integrazione dell’Additive Manufacturing nella manifattura tradizionale non è possibile senza una formazione specializzata e dedicata, per altro verso non ha senso nemmeno una formazione esclusiva sui temi dell’AM “isolata”. In altre parole, le skills sono specifiche, ma anche inquadrate nell’ambito di un più generale livello di competenze relative alla manifattura tradizionale.

“C’è poi anche un problema di formazione e riqualificazione di imprenditori, manager e tecnici già occupati”, sottolinea Finocchietti. “Spesso le nuove leve si trovano ad avere competenze significativamente più elevate rispetto agli operatori già in azienda, ma anche agli imprenditori e ai manager, che rischiano di non essere in grado di comprendere le opportunità offerte dalle nuove tecnologie. È quindi anche a loro che occorre pensare quando si parla di formazione di competenze”, sottolinea Finocchietti.

Che cos’è 3DPrism

3DPrism – 3D Printing Skills for Manufacturing è un progetto sviluppato nell’ambito del Programma Erasmus Plus e condotto da un consorzio coordinato dall’AMRC, l’Advanced Manufacturing Research Centre della University of Sheffield (Regno Unito), al quale prendono parte attiva Florida Universitaria (Spagna), Cecimo (Belgio), Exelia (Grecia) e, per l’Italia, Associazione Cimea, il  Centro di Informazione sulla Mobilità e le Equivalenze Accademiche. L’indagine, svolta attraverso questionario nel corso del 2016, ha riguardato Italia, Regno Unito e Spagna.

Il progetto 3DPrism ha generato un modello di corso di formazione on line, aperto e modulare, che scuole, aziende e enti potranno adottare per formare tecnici, operatori, studenti degli istituti tecnici.

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Franco Canna
Franco Canna

Fondatore e direttore responsabile di Innovation Post. Grande appassionato di tecnologia, laureato in Economia, collabora dal 2001 con diverse testate B2B nel settore industriale scrivendo di automazione, elettronica, strumentazione, meccanica, ma anche economia e food & beverage, oltre che con organizzatori di eventi, fiere e aziende.

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