Se il robot scivola su una buccia di banana

Pubblicato il 30 Giu 2016

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Qualche anno fa anche Google si lasciò sedurre dal fascino della robotica e acquistò l’azienda Boston Dynamics inserendola nel proprio programma Alphabet.

Boston Dynamics è nota per aver sviluppato alcuni dei più avanzati – e per certi versi terribili – esempi di robot antropomorfi e zoomorfi, la maggior parte dei quali finanziati dall’Agenzia governativa del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti incaricata dello sviluppo di nuove tecnologie per uso militare (DARPA). I due quadrupedi robotici Big Dog e LS3 e l’umanoide Atlas hanno fatto parlare di sé per diverse ragioni, non solo di carattere tecnologico.

Trasferire questo know how militare in ambito civile non è impresa facile e Big G se n’è presto resa conto, al punto da decidere di mettere, all’inizio di questo mese, l’azienda sul mercato.

Ciò nonostante le attività dei ricercatori di Boston Dynamics sono proseguite e, non più tardi di qualche giorno fa, sono tornate alla ribalta della cronaca grazie ad un video che introduce il prototipo SpotMini, una specie di giraffa robotica che mette da parte l’abito militare e si propone come partner domestico.

Dal punto di vista tecnologico, SpotMini è decisamente meno rude dei suoi predecessori militari, grazie al passaggio da “muscoli” idraulici a drive elettrici. È anche significativamente alleggerito e può funzionare per 90 minuti eseguendo una serie di compiti di assistenza. Dei suoi antenati militari, il robot borghese mantiene la straordinaria capacità di equilibrio e di riprendersi da situazioni estremamente complesse. Anche lui, comunque, è stato sottoposto a una serie di “torture” o piccoli dispetti, compreso il passaggio su una serie di bucce di banane che lo hanno inesorabilmente steso al suolo.

Note di colore a parte, questo video lascia aperte alcune riflessioni, che ho letto suTheVerge e proverei a sintetizzare così:

  • Nonostante le linee ingentilite, SpotMini è ancora piuttosto goffo: ha bisogno di assistenza umana e soprattutto non è in grado di trattare con delicatezza oggetti fragili, di cui il mondo è pieno.
  • È più leggero, ma è duro e di metallo. Se accanto a quelle bucce ci fosse stato un bambino?
  • Il livello di cooperazione con l’uomo è ancora troppo basso: la scena finale della lattina è davvero sconcertante.
  • I potenziali utenti privati non hanno le disponibilità finanziarie della DARPA: è possibile realizzare un prodotto che deve necessariamente avere il top della tecnologia e presentarlo a un prezzo accessibile?

E l’industria?

L’uso di robot umanoidi di servizio si sta diffondendo abbastanza rapidamente nell’industria: si tratta in genere di robot relativamente semplici dal punto di vista meccanico (ruote al posto degli arti ecc.) in grado di eseguire task programmati e ripetitivi con il “plus” della capacità di adeguarsi al contesto. Recentemente al Pharmintech e alla SPS Italia Omron ha proposto quelli della Adept, per esempio.

Il tema dell’interazione sicura tra robot e uomo, nelle case come nelle linee di produzione, è insomma sempre più al centro dell’attenzione e da qui, credo, dovremo aspettarci le novità più interessanti nei prossimi anni, con buona pace di Google.

Note di colore a parte, questo video lascia aperte alcune riflessioni, che ho letto su TheVerge e proverei a sintetizzare così:Ci sono poi i robot di produzione. Anche in questo ambito il focus principale è nel trovare il giusto equilibrio tra la sicurezza e la produttività. I robot collaborativirealizzati da ABB, Fanuc, Kuka, Universal Robots sono un concentrato di tecnologia e funzionano benissimo, ma sono adatti soltanto a specifiche applicazioni (in genere piccoli assemblaggi). Poi ci sono le soluzioni realizzate ad esempio da Comau e Mitsubishi che, grazie all’integrazione di diverse tecnologie (camere 3D, barriere ecc.), rendono il robot consapevole di eventuali presenze riducendo coppia e velocità a seconda della “zona” in cui si trova l’operatore.

Il tema dell’interazione sicura tra robot e uomo, nelle case come nelle linee di produzione, è insomma sempre più al centro dell’attenzione e da qui, credo, dovremo aspettarci le novità più interessanti nei prossimi anni, con buona pace di Google.

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Franco Canna
Franco Canna

Fondatore e direttore responsabile di Innovation Post. Grande appassionato di tecnologia, laureato in Economia, collabora dal 2001 con diverse testate B2B nel settore industriale scrivendo di automazione, elettronica, strumentazione, meccanica, ma anche economia e food & beverage, oltre che con organizzatori di eventi, fiere e aziende.

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