Robot sul luogo di lavoro, gli italiani sono i più ottimisti d’Europa

Coop studia le abitudini del Belpaese. Fiducia nelle nuova tecnologia e nell’intelligenza artificiale. Auto a guida autonoma? La vuole uno su due

Pubblicato il 07 Set 2017

robot

I robot ci ruberanno il lavoro? Gli italiani sono tutt’altro che pessimisti sugli effetti dell’industria 4.0, almeno da quanto emerge dall’ultimo rapporto Coop. Non solo: secondo la ricerca gli italiani sono fiduciosi che la diffusione di robot e intelligenza artificiale migliorerà il loro luogo di lavoro. Molto più di quanto pensino i consumatori di altre grandi economie europee. Il 61% degli italiani, ad esempio, considera l’intelligenza artificiale “una cosa buona o molto buona per la società”, a dispetto del 57% dei tedeschi o del 55% dei francesi.

Il 90% degli spagnoli, ad esempio, teme che le macchine ruberanno il lavoro alle persone. In Germania la pensa così il 74% della popolazione, in Francia il 73%. E in Italia? Il 70%. Le aspettative sulla tecnologia sono tali che il 68% degli italiani sarebbe disponibile a sottoporsi alle cure di una macchina al posto del medico. In Germania lo farebbe il 57%.

Lo studio

Il rapporto Coop è un voluminoso compendio di ricerche e analisi sulle abitudini degli italiani, fotografati dall’angolazione del carrello della spesa. Dimmi come consumi e ti dirò chi sei. Inoltre, lo studio della catena di distribuzione esamina alcuni fenomeni di attualità, che influiscono sulla vita quotidiana delle persone. È il caso dell’intelligenza artificiale. O dell’auto a guida autonoma, altro pallino degli italiani. Il 49% sarebbe disposto a guidarla, contro il 34% dei tedeschi o il 28% degli spagnoli.

L’ufficio a casa

Gli italiani si aspettano che la tecnologia possa svincolarli dall’obbligo di andare in azienda o in ufficio a lavorare. Il 41% circa degli italiani, se potesse, lavorerebbe da casa. Il 29% pone come condizione che la busta paga non sia intaccata dal telelavoro, mentre un 12% sarebbe anche disposto a rinunciare a una parte del salario. Gli aspiranti impiegati a distanza sono molto di più di quanti realmente hanno adottato questa modalità: il 9% degli intervistati.

I lavoratori vorrebbero anche più flessibilità oraria, rimodulando la propria presenza in azienda sui giorni della settimana, e auspicano di poter essere coinvolti maggiormente nelle scelte organizzative dell’azienda.

I “lavoretti”

Un capitolo specifico del dossier Coop è dedicato alla gig economy, la definizione convenzionale con cui si inquadrano mestieri come il fattorino per Deliveroo e Foodora, società digitale per la consegna del cibo a domicilio, o l’autista di Uber, la app di trasporti. In italiano è la cosiddetta “economia dei lavoretti”.

L’istituto Ref Ricerche ha intervistato gli utenti di Be my eye, una piattaforma che offre lavoretti. È emerso che un lavoratore su quattro ha già un impiego a tempo pieno, nel 15% è un autonomo e nel 14% fa part time. Il 46% ha una sola collaborazione. Il 45% svolge lavoretti almeno una volta a settimana e il 35% almeno una volta al mese. Anche se i due terzi degli intervistati svolgono queste mansioni per integrare il reddito familiare, il 65% dichiara di guadagnare al massimo 50 euro al mese.

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Luca Zorloni

Cronaca ed economia mi sono sembrate per anni mondi distanti dal mio futuro. E poi mi sono ritrovato cronista economico. Prima i fatti, poi le opinioni. Collaboro con Il Giorno e Wired e, da qualche mese, con Innovation Post.

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