Formazione e sostegno ai lavoratori, le imprese romagnole puntano sul welfare aziendale

Le grandi imprese romagnole puntano sul welfare aziendale. Tra gli interventi in primo piano formazione e sostegno alle famiglia. Minori gli investimenti delle PMI. Lo studio presentato a Romagna Welfare.

Pubblicato il 26 Feb 2018

Romagna welfare

Sono principalmente le grandi aziende, quelle che hanno un numero di lavoratori superiore alle 50 unità, a conoscere e utilizzare strumenti di welfare aziendale. La motivazione principale è quella di migliorare la soddisfazione dei lavoratori. Tra i servizi erogati con maggiore frequenza ci sono quelli relativi a formazione sostegno alle famiglie, seguiti dalle attività ricreative e dalla conciliazione tra i tempi di vita e lavoro. Il dato è emerso nel corso di Romagna Welfare, una giornata di studio che ha riunito a Cesena Fiera oltre 150 aziende romagnole, consulenti,  istituzioni, associazioni di categoria e sindacati.

Il quadro di riferimento

Lo studio, realizzato attraverso interviste e questionari su un campione di aziende, tra le più importanti per numero di occupati, ha visto l’adesione di 65 imprese, il 75% delle quali con più di 50 dipendenti, che rappresentano tutti i settori più significativi: il meccanico (30,8%), agricolo-agroindustriali (17,9%), produzione (12.5%) e servizi (15%), ma anche commercio, edilizia, consulenza.

Secondo l’inchiesta il 53,8% delle aziende ha già realizzato azioni di welfare aziendale e tutte dichiarano di aver una forte intenzione all’implementazione per i prossimi anni e oltre il 60% pensa di farlo già dal prossimo anno. Le aziende che hanno già sperimentato, anche se parzialmente, strumenti di welfare, inoltre, hanno dichiarato di apprezzarlo in percentuale molto alta (90% del campione).

Diversa la situazione delle piccole e medie imprese dove il welfare aziendale è meno conosciuto e meno praticato. E solo il 14% dichiara di avere intrapreso un percorso aziendale. Non mancano alcuni esempi virtuosi di implementazione di strumenti riconducibili al welfare, anche se non inquadrati in un percorso vero e proprio aziendale.

I risultati dello studio

Dallo studio emerge che le imprese che hanno strutturato un piano di welfare aziendale, o anche singoli strumenti, sono state mosse principalmente dall’idea di migliorare la soddisfazione dei lavoratori e il clima aziendale (95%), di incentivare la produttività (57%), di fidelizzare i lavoratori (61%), infine una parte anche per convertire i premi di risultato usufruendo dei benefici fiscali.

Sulle scelte operate dalle aziende romagnole lo studio evidenzia alcuni ambiti principali di intervento welfare: riguardano la formazione dei dipendenti per oltre il 50%, analoga percentuale per il sostegno economico ai dipendenti e loro familiari, le attività in campo ricreativo, culturale e tempo libero che raggiungono il 42,9%, attività di conciliazione  vita-lavoro  e sostegno genitoriale (42,9%), polizze assicurative, previdenza e sanità integrativa, sostegno  all’istruzione di figli e familiari del lavoratore (33%) completano il quadro.

Al momento solo un quarto delle aziende interpellate ha dichiarato di utilizzare servizi e fornitori esterni all’azienda come ad esempio le piattaforme web, così come contemplato dalle recenti modifiche normative. Ma l’orientamento emerso è la volontà di utilizzarle maggiormente.

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Fabrizio Cerignale

Giornalista professionista, con in tasca un vecchio diploma da perito elettronico. Free lance e mobile journalist per vocazione, collabora da oltre trent’anni con agenzie di stampa e quotidiani, televisioni e siti web, realizzando, articoli, video, reportage fotografici. Giornalista generalista ma con una grande passione per la tecnologia a 360 gradi, da quella quotidiana, che aiuta a vivere meglio, alla robotica all’automazione.

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