A scuola di robotica con Valeria Cagnina

Pubblicato il 31 Lug 2018

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Quando imparare è divertente, la lezione si apprende più facilmente. E vale anche per la robotica. La missione di Valeria Cagnina, diciassette anni, di Alessandria, è quella di insegnare a bambini e ragazzi che si può imparare giocando. Così, ha aperto la sua scuola, in cui tiene corsi pratici di robotica.

In questo campo Cagnina è stata una vera e propria enfant prodige. A undici anni ha creato il suo primo robot: “Alle medie mi piacevano la chimica e l’informatica, ma in provincia da noi non c’erano molte occasioni per approfondire – ha spiegato -. Ho scoperto i CoderDojo di Milano e frequentando una mattina ho visto una pianta digitale che poteva interagire con l’ambiente circostante tramite il sistema di Arduino. Così mi sono procurata un kit e seguendo i tutorial su YouTube ho costruito il mio primo robottino. Aveva due ruote e gli occhi che erano sensori di distanza, poteva girare per casa evitando gli ostacoli”. Da quel momento, non si è più fermata.

L’esperienza al MIT e l’apertura della scuola di robotica

Nel 2016, a quindici anni, è volata a Boston, dove al MIT è stata senior tester per il progetto universitario Duckietown sulla realizzazione di veicoli autonomi in una città di papere. L’esperienza per lei è stata cruciale: “Stando tre mesi al MIT ho potuto visitare i vari dipartimenti e ho scoperto che si può imparare giocando, non annoiandosi come si fa in Italia. Così, tornata ho aperto la mia scuola”, ha ricordato.

La prima delle dieci regole della sua impresa è “niente è impossibile. Insegniamo in modo contrario rispetto a come si fa nel mondo scolastico – ha evidenziato Cagnina -. Facciamo fare soprattutto attività pratiche e così, di conseguenza, si imparano le leggi fisiche e matematiche. Non quindi studiando, ma sperimentando. Quando bambini e ragazzi provano e vedono che le cose funzionano, si comincia a spiegargli come mai. E restano affascinati”.

Cagnina ha appena ultimato i summer camp alla sua scuola di Alessandria, dove una quarantina di giovani dai 5 ai 15 anni hanno potuto costruire il proprio robot. I corsi però durante l’anno sono orientati anche alle aziende e agli insegnanti: “Per chi vuole approfondire, organizziamo anche percorsi strutturati settimanali o una serie di incontri full immersion. Abbiamo fatto dei corsi certificati dal Miur, tanti insegnanti tra quelli che hanno partecipato hanno abbracciato la nostra filosofia, riproponendo poi in classe quanto appreso”.

“Penalizzata dai miei insegnanti”

Il rapporto con la scuola però non è stato semplice per Cagnina, che frequenta un Istituto tecnico informatico e darà, l’anno prossimo, la maturità da privatista: “In Italia è inconcepibile frequentare la scuola e al contempo avere un’azienda. È richiesta obbligatoriamente la presenza, anche se si riesce a far bene lo stesso. Così studierò l’ultimo anno di superiori da privatista. Con i miei insegnanti è stato impossibile comunicare, hanno sempre penalizzato il fatto che facessi queste attività fuori dalla scuola. Mia mamma è dovuta andare addirittura dal provveditore in seconda superiore per cercare di trovare il modo di coniugare il tutto, anche se non ho mai avuto problemi di studio. Sono anche stata penalizzata con i voti”.

In quarta, Cagnina ha già affrontato e superato il test d’ammissione a Ingegneria informatica al Politecnico di Milano: “Studierò lì, poi in futuro chissà, magari anche all’estero”.

Abbattere gli stereotipi con i robot

Uno dei lavori realizzati dai ragazzi durante i corsi

Cagnina è stata anche speaker al TedX Milano Women ed è stata indicata nel 2015 come una delle cento donne italiane più influenti nel Digitale: “Nel campo della robotica mi sono sempre mossa in un mondo di ragazzi. Quando ho cercato insegnanti per la mia scuola volevo sia maschi che femmine, ma sono ancora alla ricerca di insegnanti donne. Ho solo una decina di insegnanti maschi”.

Anche il suo socio è un uomo, Francesco Baldassarre, informatico di venticinque anni: “Ha lasciato il suo lavoro da consulente per dedicarsi full time al nostro progetto. Insieme cerchiamo anche di organizzare incontri motivazionali e di avvicinare le ragazze al mondo tech, perché questo è il futuro ed è anche divertente. Vogliamo abbattere gli stereotipi, che la scuola e le famiglie creano sin da quando si è bambini, intrattenendo per esempio le femmine con certi giochi e i maschi con altri”.

I prossimi progetti sono corsi in Abruzzo e a Monaco: “Andiamo senza problemi in tutta Italia e nel resto del mondo, ovunque veniamo chiamati. Il nostro obiettivo è espanderci, anche tramite degli ambassadors che vogliano creare altre scuole di questo tipo in giro per l’Europa”, ha commentato Cagnina. Senza mai scordare la provincia: “Con questa scuola vogliamo dare la possibilità ai bambini anche delle piccole realtà di avere la possibilità di avventurarsi nel mondo della robotica. Sarà sicuramente utile per il futuro”.

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Nicoletta Pisanu

Giornalista, collabora da anni con testate nazionali e locali. Laureata in Linguaggi dei Media e in Scienze sociali applicate all'Università Cattolica di Milano, è specializzata in cronaca.

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