Industria 4.0, le attestazioni di conformità per i beni 4.0 potranno essere rilasciate da remoto

Stante la situazione di emergenza, Accredia ha autorizzato gli enti di certificazione a fare da remoto le verifiche necessarie al rilascio delle attestazioni di conformità per i beni 4.0 necessarie per beneficiare dei crediti d’imposta previsti dal Piano Transizione 4.0. Alessandro Ferrari di Bureau Veritas ci spiega come funziona

Pubblicato il 28 Mar 2020

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Considerate le restrizioni agli spostamenti e la necessità di mantenere il distanziamento sociale in questa fase di lotta al Coronavirus, gli enti di certificazione, verifica e controllo potranno eseguire da remoto le verifiche necessarie al rilascio delle attestazioni di conformità sui beni 4.0 acquistati dalle aziende, necessarie per poter beneficiare dei crediti d’imposta previsti dal Piano Transizione 4.0 (ex Industria 4.0). Accredia, l’Ente Unico italiano di accreditamento, ha infatti permesso agli Organismi accreditati di eseguire le verifiche a distanza “al fine di garantire la corretta gestione delle tempistiche del servizio di attestazione” a seguito dei provvedimenti presi in materia di contenimento e gestione dell’emergenza sanitaria.

La procedura straordinaria potrà essere usata solo nei casi di conclamata urgenza, ma potrà essere sfruttata anche in seguito alla fine dell’emergenza. Sarà così possibile, a causa delle restrizioni sulla mobilità del personale incaricato delle perizie, eseguire da remoto tutte le attività connesse alla certificazione dei beni 4.0, come la verifica documentale e dei requisiti tecnici richiesti per legge (tra cui l’interconnessione delle macchine) o l’emissione dell’attestato di conformità e analisi tecnica.

I requisiti per il credito d’imposta sull’acquisto di beni 4.0

Il piano Industria 4.0, poi Impresa 4.0 e oggi Transizione 4.0 prevede un elenco dei beni “4.0” per cui è possibile godere del credito d’imposta del 40% degli investimenti fino a 2,5 milioni di euro e del 20% per quelli di ammontare compreso tra 2,5 e 10 milioni di euro. Questi crediti d’imposta sostituiscono il vecchio iperammortamento.

Per poter accedere al credito d’imposta, per gli investimenti da 300.000 euro in su è necessaria una perizia (non più giurata) da parte di un perito industriale o un ingegnere o, in alternativa, un’attestazione di conformità rilasciata da una società accreditata. Questi enti devono attestare che il bene 4.0 acquistato rientri nell’elenco delle categorie incentivate, che risponda alle condizioni e ai requisiti richiesti dalla disciplina e che sia stato interconnesso.

A causa dell’emergenza connessa all’epidemia da Covid-19, Accredia ha concesso agli Enti di Certificazione di effettuare queste verifiche da remoto. Le aziende che sceglieranno di affidarsi a questi organismi potranno quindi ricevere l’Attestato di Conformità con un semplice tablet, PC o smartphone.

Come funziona l’attestazione da remoto

Bureau Veritas è uno degli Enti di Certificazione accreditati da Accredia che potrà fare le attestazioni con questa nuova modalità da remoto.

Come ci spiega Alessandro Ferrari, Products Line Manager Industry 4.0 & Cybersecurity di Bureau Veritas, lo schema per la certificazione dei macchinari e impianti 4.0 di prassi comprende più fasi: “Si fa dapprima un’analisi dei documenti che le aziende possono già cominciare ad anticipare, per verificare se esistono i presupposti minimi per poter considerare il bene ‘4.0’. Il secondo passaggio è fare una visita presso l’azienda per eseguire il cosiddetto pre audit: una prima verifica delle condizioni ‘a contorno’ (come l’interconnessione del macchinario ai sistemi gestionali dell’azienda). Infine si va a verificare che il bene soddisfi i sette requisiti previsti affinché sia classificato come 4.0, fra cui quelli più importanti: interconnessione e integrazione, perché spesso il pre audit si svolge in una fase in cui l’azienda ha il macchinario ma non è ancora interconnesso. Solo quando quest’ultimo requisito è stato soddisfatto, si va sul campo a fare l’audit vero e proprio”.

La verifica dell’interconnessione del macchinario è probabilmente l’operazione più complicata da effettuare da remoto. La valutazione documentale e le riunioni preliminari, infatti, sono fasi a cui si può provvedere agevolmente a distanza (che in alcuni casi sono già state svolte in questo modo anche prima dell’emergenza Coronavirus). Per la verifica dell’interconnesione del macchinario, spiega Ferrari, “siamo riusciti a mettere in piedi il sistema perché ci siamo avvalsi di strumenti e tecnologie che in Bureau Veritas erano già state messe in campo per altre attività, come le verifiche in ambienti particolarmente pericolosi o difficili da raggiungere, oppure quando lavoriamo con esperti che si trovano in un continente diverso da quello dove si trova il macchinario. Avevamo già a disposizione per altri fini applicativi che permettono, tramite computer e cellulari, di assolvere all’obbligo di raccogliere evidenze inconfutabili che dimostrino che il macchinario è stato interconnesso”.

Ma come avverrà in concreto questa attestazione a distanza? Come racconta Ferrari, “un nostro operatore guarderà in diretta il video che sta girando l’azienda tramite un’app dedicata, indicando ciò che l’operatore gli deve mostrare. Si potrà verificare la geocalizzazione del macchinario e registrare ora, giorno e data precisa in cui viene registrato il video, perché anche la data certa è un elemento importante della certificazione”.

Nonostante la vigilanza dell’addetto avvenga a distanza, sarà impossibile tentare di “falsificare” i dati perché, come spiega Ferrari, “si dovrebbe simulare un ambiente completamente inesistente, mentre per il controllo noi abbiamo una serie di documenti già inviati dall’azienda (riguardanti ad esempio la marcatura CE, il numero di serie del macchinario, gli indirizzi IP)”.

Nonostante questo, si tratta pur sempre di una soluzione straordinaria connessa all’emergenza, pensata appositamente per venire incontro alle aziende in una fase di difficoltà. Una soluzione che, come conferma Ferrari, “è più impegnativa e onerosa rispetto ad una visita in fabbrica. Quando si è in azienda si hanno a disposizione tutti gli addetti necessari, mentre da remoto come noi non abbiamo la possibilità di muoverci, non ce l’hanno neanche i membri dell’azienda. C’è poi la difficoltà del reperimento dei documenti, oltre a quella di dover guidare una persona che ti deve mostrare tutto ciò che serve: non è come disporre di qualcuno che sa già dove raccogliere le evidenze necessarie”.

La possibilità di effettuare la perizia da remoto garantirà un servizio fondamentale per quelle aziende che chiudono l’anno fiscale in questo periodo e vogliono quindi evitare di perdere un anno. “Non si tratta dell’esigenza più diffusa”, conclude Ferrari, “ma oggi potranno usufruire del nostro servizio anche le aziende che non potrebbero farlo nei prossimi mesi, per le chiusure di produzione legate alla manutenzione o perché interessate da picchi di produzione che suggeriscono di anticipare la procedura. Teniamo presente che se decidono tutti di aspettare dicembre per fare le perizie, sarà più difficile per gli Enti di Certificazione soddisfare tutti in tempi rapidi”.

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Francesco Bruno

Giornalista professionista, laureato in Lettere all'Università Cattolica di Milano, dove ha completato gli studi con un master in giornalismo. Appassionato di sport e tecnologia, compie i primi passi presso AdnKronos e Mediaset. Oggi collabora con Dazn e Innovation Post.

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