Oltre il Recovery Fund: la politica industriale del PD di Zingaretti

Il Recovery Fund? Non basta, senza una politica di sviluppo. Il PD ha presentato un programma di proposte per una politica industriale volta all’innovazione, all’attrazione di investimenti e alla sostenibilità per rilanciare le aziende. I cinque assi strategici: innovazione e digitalizzazione nelle imprese; transizione green; patrimonializzazione delle imprese con il risparmio; un’Italia a misura di investimenti; Mezzogiorno di crescita. Tra gli elementi centrali il rafforzamento di Industria 4.0, degli ITS e dell’ecosistema a supporto delle competenze.

Pubblicato il 18 Ago 2020

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“Il Recovery Fund è l’occasione per il riscatto dell’Italia. Ma il riscatto dell’Italia si avrà solo se quello che realizzeremo non ci porterà a riaccendere il vecchio sviluppo; bisogna, finalmente, tentare per la nazione un nuovo sviluppo qualitativamente più alto e avanzato”. Così parlò Nicola Zingaretti, segretario del Partito Democratico, nel commentare il nuovo “piano per le riforme” messo a punto dai Dem. Un piano che punta su innovazione, ricerca, scuola, capitale umano, valorizzazione dei talenti, green economy, digitalizzazione del Paese e “drastico ammodernamento della pubblica amministrazione”. E che, naturalmente, si occupa anche (tanto) di “politiche industriali in grado di coordinare meglio le strategie e dare alle nostre grandi imprese pubbliche degli obiettivi Paese”.

La direzione industriale immaginata dal PD intende collocare “saldamente l’Italia in un mondo sempre più caratterizzato dalla ridefinizione delle catene del valore, da grandi blocchi regionali in cui l’Europa è chiamata ad avere un ruolo centrale”, si legge nel programma, fare “leva sulle capacità dell’Italia, a partire dal suo capitale umano”, puntare sulla “modernizzazione del suo apparato produttivo, a partire dall’innovazione digitale e dalla transizione energetica”.

Non è una sorpresa quindi che le proposte ruotino attorno ai temi dell’innovazione e della sostenibilità ambientale e d’impresa.

Le cinque dimensioni della strategia

Sono cinque le dimensioni strategiche individuate dal PD:

  • Innestare innovazione e digitalizzazione nelle imprese
  • Sostenere la transizione green
  • Incentivare il risparmio verso la patrimonializzazione delle imprese
  • Costruire un’Italia per gli investimenti
  • Trasformare il Mezzogiorno in un’opportunità di crescita

Vediamole in dettaglio.

Innestare innovazione e digitalizzazione nelle imprese

Il piano prevede il rafforzamento delle misure di Industria 4.0: “Triennalizzare le misure a sostegno di Industria 4.0, innalzare le aliquote per l’acquisto di beni strumentali materiali, per le spese in Ricerca e sviluppo, in Innovazione Green e in design”, oltre a realizzare un “voucher per le imprese che utilizzano i servizi relativi alla transizione digitale messi a disposizione dai Competence Center 4.0 e dai Digital Innovation Hub” e ancora “potenziare la rete di supercalcolo scientifico a base pubblica, per rafforzare servizi di intelligenza artificiale e big data a tutte le imprese”.

Non solo, la proposta punta anche sulla valorizzazione della formazione, per esempio attraverso il “potenziamento degli ITS e finanziamento per il triennio 2021-24 degli istituti che avviano percorsi 4.0”, oltre alla “promozione tra ricercatori e studenti universitari della cultura startup ed incentivi alla nascita di startup innovative; promozione e rafforzamento delle lauree STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics)” e ancora l’implementazione di un “piano straordinario di formazione di tutto il personale del sistema industriale, per affrontare la riorganizzazione delle imprese verso il digitale e l’automazione”. Importante per il PD anche favorire 2corsi di dottorato industriale in collaborazione con le realtà imprenditoriali e l’inserimento di ricercatori nelle imprese”.

A proposito di ricerca e innovazione, il PD propone l’istituzione di “un’agenzia per la diffusione della ricerca applicata alle imprese, in particolare al sistema delle PMI, sul modello della Fraunhofer-Gesellschaft in Germania, mettendo a sistema le attività di trasferimento tecnologico poste in essere dai centri di ricerca pubblici e privati già esistenti”, con l’obiettivo di “portare in quattro anni le spese per istruzione e ricerca (oggi il 3,6% del Pil) ai livelli della media Ocse (5%).

Sostenere la transizione green

La priorità per il PD nell’adeguamento dell’Italia al Green new deal europeo è “aggiornare il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) per adeguarlo ai nuovi obiettivi fissati dalla Commissione Europea”. In relazione a ciò, è stata avanzata la proposta di “istituire l’Osservatorio PNIEC, per monitorare l’attuazione del Piano”, ma anche di accelerare gli investimenti nell’economia circolare rendendo più semplice l’accesso al credito.

Il PD tra le altre cose propone anche la creazione “di un Fondo per l’efficienza energetica e l’accesso al credito da parte delle famiglie; − Approvazione di un Piano per il rinnovo completo del materiale rotabile ferroviario e stradale al 2030, con l’obiettivo di rafforzare la filiera industriale”.

Incentivare il risparmio verso la patrimonializzazione delle imprese

Tra le proposte per incentivare il risparmio verso la patrimonializzazione delle imprese, il PD segnala il rafforzamento delle “detrazioni/deduzioni fiscali agli investimenti di patrimonializzazione delle PMI da parte di persone fisiche ed imprese”, oltre a quello degli “incentivi agli investimenti di capitale di rischio in imprese italiane da parte del capitale privato e dei fondi di investimento chiusi, con particolare riguardo alle startup”. Viene evideziata ache la necessità di “definire incentivi agli investimenti da parte degli enti previdenziali nell’economia reale e modifica alla disciplina degli investimenti qualificati degli enti previdenziali”.

Attrarre investimenti in Italia, Sud compreso

Per costruire un’Italia per gli investimenti e trasformare il Mezzogiorno in un’opportunità di crescita, il PD chiede di “rafforzare il ruolo e gli strumenti di Invitalia nell’attività di attrazione degli investimenti esteri, in stretto raccordo con l’ICE per le attività sui mercati esteri e con le amministrazioni territoriali”, oltre a proporre contratti di attrazione con l’obiettivo di supportare le aziende dal punto di vista amministrativo.

Una delle proposte più importanti in chiave reshoring è l’idea di un “accordo di stabilità” con l’Agenzia delle Entrate per dare certezza e stabilità al trattamento fiscale sugli investimenti.

Il piano per il Sud

Il rilancio del Sud invece può partire dal Piano Sud 2030, “uno strumento ancor più attuale per costruire la ripresa. Lo è nel merito, per i fabbisogni e le missioni di investimento. Lo è per l’elaborazione di un metodo distintivo, fondato sulla vicinanza ai Comuni e su una nuova politica territoriale. Lo è per il programma di una rigenerazione amministrativa, senza cui non può esserci politica industriale”, precisa il PD.

Qui di seguito potete leggere il programma completo

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Nicoletta Pisanu

Giornalista, collabora da anni con testate nazionali e locali. Laureata in Linguaggi dei Media e in Scienze sociali applicate all'Università Cattolica di Milano, è specializzata in cronaca.

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