Incentivi per l’aumento di capitale delle PMI: ecco come funzionano e come utilizzarli

Entrano nel vivo le procedure per la patrimonializzazione delle PMI previste dal decreto Rilancio. Queste prevedono, da una parte, crediti d’imposta per l’aumento di capitale effettuato dalle imprese, e dall’altra la nascita del “Fondo Patrimonio PMI” da 4 miliardi, con cui lo Stato coinvestirà nelle piccole e medie imprese. Nell’articolo tutto quello che c’è da sapere su contenuti e funzionamento delle misure.

Pubblicato il 16 Set 2020

aumento capitale

Con la presentazione avvenuta oggi al Ministero dell’Economia, entrano nel vivo le procedure per la patrimonializzazione delle PMI previste dal decreto Rilancio. Queste prevedono, da una parte, risorse pari a 2 miliardi di euro in crediti d’imposta per l’aumento di capitale effettuato dalle imprese (il decreto attuativo, già firmato lo scorso 10 agosto e pubblicato sulla G.U. del 24 agosto 2020, è di competenza del Ministero dell’Economia), e dall’altra la nascita del “Fondo Patrimonio PMI” da 4 miliardi, con cui lo Stato co-investirà nelle piccole e medie imprese avvalendosi della gestione di Invitalia. Per quest’ultimo strumento è stato firmato un decreto del Ministero dell’Economia di concerto con il Ministro dello Sviluppo Economico, che attendeva l’ok della Commissione Europea.

I crediti d’imposta sono destinati a società di capitali o cooperative (ad esclusione di quelle che operano nei settori bancario, finanziario e assicurativo) che abbiano sede legale in Italia, con ricavi compresi fra 5 e 50 milioni di euro, e che abbiano subito una riduzione complessiva dei ricavi nei mesi di marzo e aprile 2020 pari ad almeno il 33% rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente e che per questo motivo abbiano deliberato ed eseguito un aumento di capitale a pagamento e integralmente versato, dopo l’entrata in vigore del decreto Rilancio, il 19 maggio 2020, ed entro il 31 dicembre 2020.

Per il Fondo Patrimonio PMI invece ci sono alcune differenze sui requisiti delle società beneficiarie degli investimenti, come l’ammontare dei ricavi 2019 (da 10 a 50 milioni di euro), il valore minimo dell’aumento di capitale (250.000 euro) e il numero di occupati (inferiore a 250).

“Il Decreto Rilancio è stato troppo frettolosamente raccontato come il decreto dei bonus, ma al suo interno aveva sia giuste misure di ristoro sia misure di prospettiva”, ha dichiarato il Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli. “Una di queste è il fondo per la patrimonializzazione delle PMI, che servirà a ricucire una delle criticità dei nostri sistemi produttivi, ovvero la sottocapitalizzazione e la conseguente difficoltà di accesso al credito. Il combinato disposto del fondo e del credito d’imposta mette a terra 6 miliardi di risorse, misure che sono state costruite attorno alle imprese, per il loro rafforzamento e per la loro resilienza”.

Il credito d’imposta per l’aumento di capitale della PMI

Come introdotto dal Decreto Rilancio e successivamente disciplinato dal decreto attuativo del Ministero dell’Economia e delle Finanze dello scorso 10 agosto, questa prima misura consiste in un credito d’imposta sia nei confronti dell’investitore che della società. Il primo è al 20% ed è a favore di persone fisiche e giuridiche che effettuano conferimenti in denaro, per un ammontare non superiore ai 2 milioni di euro, in una o più società di capitali aventi sede legale in Italia, incluse stabili organizzazioni in Italia di imprese con sede in Stati membri dell’Unione europea (UE) o in Paesi appartenenti allo Spazio economico europeo (SEE), che hanno subito, a causa dell’emergenza Covid-19, nei mesi di marzo e aprile 2020, una riduzione complessiva dei ricavi, rispetto allo stesso periodo 2019, non inferiore al 33%.

Oltre ad essere sottoscritto e versato entro il 31 dicembre 2020, l’aumento di capitale (che può essere effettuato anche attraverso Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio residenti in Italia o in Stati Membri UE/SEE) deve comportare una partecipazione nella società da parte degli investitori che duri almeno fino al 31 dicembre 2023.

Il credito d’imposta potrà essere utilizzato nella dichiarazione dei redditi relativa al 2020 e in quelle successive (fino ad esaurimento), ma anche in compensazione (dopo 10 giorni dalla presentazione della dichiarazione dei redditi relativa al 2020).

Per ottenere il credito bisognerà presentare all’Agenzia delle Entrate un’istanza secondo le istruzioni che verranno definite con un Provvedimento del Direttore “entro la fine del 2020”. Questo perché è necessario rispettare il limite di spesa di 2 miliardi di euro (i crediti verranno concessi infatti fino all’esaurimento delle risorse, con procedura “secondo l’ordine di presentazione”). Ciò che allora si può già predisporre, in quanto da “acquisire prima della presentazione dell’istanza”, è:

  • copia della delibera di aumento del capitale sociale
  • dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà con la quale il legale rappresentante attesta che la società conferitaria non ha beneficiato di misure di aiuto di Stato per un ammontare superiore a 800.000 euro (120.000 per le imprese della pesca e dell’acquacultura; 100.000 per quelle della produzione primaria di prodotti agricoli)

Entrambi questi documenti andranno conservati fino a quando non saranno definiti gli accertamenti relativi al relativo periodo d’imposta.

Come si diceva, vi è poi un credito d’imposta (di cui beneficiare dopo l’approvazione del bilancio per l’esercizio 2020) per la società conferitaria: il suo importo è pari al 50% delle perdite eccedenti il 10% del patrimonio netto, calcolato al lordo delle perdite stesse, fino a concorrenza del 30% dell’aumento di capitale e comunque nei limiti previsti dal Temporary Framework sugli aiuti di Stato (800.000 euro, ovvero 120.000 euro per le imprese operanti nel settore della pesca e dell’acquacoltura o 100.000 euro per le imprese operanti nel settore della produzione primaria di prodotti agricoli).

Le società che intendono sfruttare questa opportunità devono però avere alcune caratteristiche, come non essere “in difficoltà”, trovarsi in una situazione di regolarità fiscale e contributiva, nel rispetto delle disposizioni in materia edilizia e urbanistica, del lavoro, della prevenzione degli infortuni, della salvaguardia dell’ambiente. Se poi venissero distribuite riserve prima del 2024, il credito d’imposta verrebbe revocato e la società dovrebbe restituire l’importo più i relativi interessi.

L’utilizzo di questo credito d’imposta deve essere esclusivamente in compensazione (sempre dopo 10 giorni dalla presentazione della dichiarazione relativa al 2020). Anche per questo credito d’imposta servirà trasmettere l’istanza all’Agenzia delle Entrate.

Il Fondo Patrimonio PMI

Il secondo strumento previsto dall’articolo 26 del decreto Rilancio è appunto il Fondo denominato “Patrimonio PMI”, con risorse pari a 4 miliardi di euro gestite da Invitalia. A differenza della prima misura, il relativo decreto attuativo non è ancora stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

Le risorse serviranno a sottoscrivere, entro il 31 dicembre 2020, obbligazioni o titoli di debito subordinati (quasi equity), emessi dalle PMI (società per azioni, società in accomandita per azioni, società a responsabilità limitata anche semplificata, società cooperative, società europee e società cooperative europee), che devono rispettare determinate condizioni. In particolare:

  • avere sede legale in Italia (incluse stabili organizzazioni di società di Stati Membri UE/SEE) e non operare nei settori bancario, finanziario e assicurativo
  • ammontare di ricavi 2019 tra i 10 milioni e i 50 milioni di euro
  • numero di occupati inferiore a 250
  • aver subito, a causa dell’emergenza Covid-19, nei mesi di marzo e aprile 2020, una riduzione complessiva dei ricavi, rispetto allo stesso periodo 2019, non inferiore al 33%
  • aver deliberato tra il 20 maggio 2020 ed il 31 dicembre 2020 un aumento di capitale a pagamento e integralmente versato, non inferiore a 250.000 euro
  • rispetto, al 31 dicembre 2019, di alcune condizioni come non rientrare nella categoria delle imprese in difficoltà, trovarsi in una situazione di regolarità contributiva e fiscale, in linea con le disposizioni vigenti in materia di normativa edilizia ed urbanistica, del lavoro, della prevenzione degli infortuni e della salvaguardia dell’ambiente ecc.

Il co-investimento dello Stato deve coinvolgere un debito subordinato emesso dall’impresa dal valore massimo pari al minore tra il triplo dell’aumento di capitale privato e il 12,5% del fatturato 2019. La durata del prestito è di 6 anni (ma dopo 3 si può scegliere il rimborso anticipato), al termine dei quali verranno corrisposti in un’unica soluzione gli interessi. Attenzione però, perché gli investimenti vanno sommati ad eventuali prestiti garantiti ricevuti per esempio per mezzo delle misure previste dal Decreto Liquidità, i quali hanno (nel rispetto del Temporary Framework della Commissione Europea) limiti massimi per azienda. Si tratta del valore maggiore tra il doppio della spesa salariale annua per il 2019 (o per l’ultimo anno disponibile), il 25% del fatturato 2019, il fabbisogno per costi del capitale di esercizio e per costi di investimento nei successivi 18 mesi.

L’investimento del Fondo è vantaggioso perché la remunerazione di quest’ultimo è a tasso agevolato, oltre a non prevedere una valutazione del merito di credito per l’accesso dell’impresa alla misura.

I soldi, però, dovranno essere reinvestiti dall’impresa nell’attività operativa, ovvero capitale circolante, costi del personale, investimenti per espansione o ammodernamento. Un particolare incentivo è dedicato agli investimenti che raggiungono almeno uno degli obiettivi di sostenibilità ambientale, innovazione tecnologica e mantenimento dei livelli occupazionali: la riduzione del 5% del valore di rimborso per ciascun obiettivo raggiunto.

Ci sono poi degli obblighi per le società che ricevono il finanziamento da parte del Fondo:

  • non deliberare o effettuare, dalla data di presentazione della domanda e fino al rimborso integrale degli strumenti finanziari, distribuzioni di riserve e acquisti di azioni proprie o quote e rimborsi di finanziamenti dei soci
  • utilizzare il finanziamento per sostenere costi del personale, investimenti o capitale circolante impegnati in stabilimenti produttivi e attività imprenditoriali in Italia
  • fornire a Invitalia un rendiconto periodico (ogni tre mesi)

Per fare domanda a Invitalia, occorre eseguire uno specifico percorso predisposto dall’ente (e già attivo a partire dalle ore 12 del 16 settembre 2020). Le domande verranno valutate in base all’ordine d’arrivo, fino a esaurimento dei fondi (4 miliardi di euro).

Questa la procedura:

  • la società, effettuato l’aumento del capitale e deliberata l’emissione dell’obbligazione o del titolo di debito, presenta richiesta di finanziamento a Invitalia esclusivamente tramite la procedura informatica appositamente predisposta, allegando tutta la documentazione necessaria. Il versamento integrale dell’aumento deliberato (con contestuale invio della relativa documentazione contabile) potrà essere effettuato anche dopo la comunicazione di approvazione della domanda ma, in ogni caso, prima dell’effettiva sottoscrizione del titolo
  • Invitalia, entro 10 giorni dal ricevimento della domanda, procede alle verifiche di ammissibilità, chiedendo eventualmente integrazioni in caso di necessità (da fornire entro 10 giorni)
  • in caso di esito positivo delle verifiche, Invitalia, entro i 10 giorni successivi, procede alla sottoscrizione dei titoli emessi ed al versamento del prezzo di sottoscrizione

A questo link è possibile iniziare la procedura per presentare la domanda.

L’esempio pratico

Per illustrare meglio il funzionamento di queste misure per la patrimonializzazione delle PMI italiane, il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha fornito delle slides con due esempi pratici, uno per ciascuna soluzione.

Qui di seguito è possibile consultarli e scaricarli in PDF.

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Francesco Bruno

Giornalista professionista, laureato in Lettere all'Università Cattolica di Milano, dove ha completato gli studi con un master in giornalismo. Appassionato di sport e tecnologia, compie i primi passi presso AdnKronos e Mediaset. Oggi collabora con Dazn e Innovation Post.

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