Concretezza e rigenerazione: la ricetta di Assolombarda per la ripartenza del Paese

Un luogo che trasuda di storia industriale, dal quale simbolicamente ripartire con slancio dopo la pandemia: le ex Acciaierie Falck di Sesto San Giovanni hanno ospitato questa mattina l’Assemblea Generale di Assolombarda, dove l’amministratore delegato di MilanoSesto Giuseppe Bonomi, il sindaco di Milano Giuseppe Sala, il Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e il Ministro dell’Economia e delle Finanze Daniele Franco sono intervenuti insieme al Presidente Alessandro Spada, indicando ognuno le proprie ricette e soluzioni per le grandi sfide che non solo la Lombardia, ma tutto il paese, si preparano ad affrontare dopo la pandemia.

Pubblicato il 01 Lug 2021

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Un luogo che trasuda di storia industriale, dal quale simbolicamente ripartire con slancio dopo la pandemia: le ex Acciaierie Falck di Sesto San Giovanni (MI) hanno ospitato questa mattina l’Assemblea Generale di Assolombarda, dove l’amministratore delegato di MilanoSesto, Giuseppe Bonomi, il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, il Presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, e il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Daniele Franco, sono intervenuti insieme al Presidente di Assolombarda, Alessandro Spada, indicando ognuno le proprie ricette e soluzioni per le grandi sfide che non solo la Lombardia, ma tutto il paese, si preparano ad affrontare dopo la pandemia. Concretezza e rigenerazione le parole chiave.

L’eredità del Novecento per il futuro

La location scelta per l’Assemblea di Assolombarda, MilanoSesto, è uno tra i più ambiziosi progetti di rigenerazione urbana in Europa. Il progetto complessivo, infatti, una volta completati i lavori, ospiterà su un’area di oltre 1,5 milioni di metri quadrati oltre 50.000 persone tra residenti e city-user e prevede la realizzazione della nuova stazione di Sesto San Giovanni nonché della Città della Salute e della Ricerca – un grande polo pubblico di eccellenza clinica e scientifica costituito dalle nuove sedi di Istituto neurologico Besta e Istituto dei Tumori.

“Un luogo che trasuda storia industriale, fortemente orientato e proiettato sul futuro”, ha sottolineato Giuseppe Bonomi. “Anche solo allestire questo spazio in modo temporaneo e dargli nuova vita ha richiesto un lavoro enorme, fatto di coraggio, visione, spirito innovativo. Presto questi luoghi avranno una nuova vita definitiva, con importanti ricadute socio economiche per il sistema territoriale in cui è inserito”.

Di quel territorio, la Lombardia, Milano è il traino e il cuore pulsante. “La rigenerazione si otterrà se saremo capaci di dare qualcosa di più”, ha commentato il sindaco Sala. “La grande preoccupazione è che i tempi che ci vengono imposti dall’Europa per avviare i progetti e impegnare i fondi sono strettissimi. Dovremo essere veloci e riflettere a fondo sul tipo di percorso che vogliamo. Sarà molto importante il rapporto con il Governo, non solo per i tempi stretti ma anche per avere il coraggio di dire quello si può fare e quello che non si può”, ha aggiunto.

Semplificazione, capitale umano e formazione sono invece le parole chiave indicate da Attilio Fontana per guardare al futuro con fiducia. “Regione Lombardia partecipa alla rigenerazione di quest’area con i 328 milioni di euro investiti per la città della salute, ma sono molte le aree dismesse in Lombardia attualmente oggetto di importanti progetti di riqualificazione”, ha sottolineato, “dall’ex area Expo all’Università di Pavia, all’area di Arese”. Una maggior chiarezza e semplificazione dei rapporti tra pubblico e privato, insieme a importanti investimenti per la formazione dei giovani sono necessari, secondo Fontana, per ripartire e cogliere le grandi opportunità offerte dai fondi europei.

I numeri di Assolombarda: la filiera resta in partita

“Dopo avere passato una crisi difficile – più violenta che altrove – l’industria dei nostri territori mostra un recupero significativo”, ha commentato Alessandro Spada.

“Siamo in una condizione preziosa per cogliere i frutti di un momento in cui l’economia italiana si sta muovendo ad una velocità sorprendente. Istat e Banca d’Italia convergono su una stima di crescita per l’intero anno tra il 4,4% e il 4,7%. Siamo rimasti nelle filiere, siamo rimasti in partita. Il calo dell’export della Lombardia nel 2020 (-10,6%) registra valori sostanzialmente analoghi a quelli delle nostre regioni di riferimento. Nel primo trimestre di quest’anno la produzione manifatturiera in Lombardia è cresciuta dell’8,7% rispetto allo stesso periodo del 2020. Sono dati certamente buoni. Ma abbiamo ancora un gap di 2,3 punti percentuali sul 2019: un divario inferiore rispetto al 3,4% dell’intera Italia, ma più ampio rispetto ai benchmark europei. Il gap del Baden-Württemberg è solo dell’1,6%, quello della Catalogna è dell’1,2%. Sono questi i territori con cui dobbiamo confrontarci”.

“Nel 2020 i nostri territori hanno registrato nel complesso una caduta di valore aggiunto pari al -9,5%, ma con andamenti tra province fortemente differenziati. Lodi ha contenuto le perdite grazie a una forte presenza nell’elettronica, che ha accusato cali modesti, e grazie alle aziende dell’alimentare che non hanno interrotto la crescita. Le aziende di Monza e dell’intera Brianza hanno patito un drastico calo di produzione e di export, ma hanno anche saputo riprendersi con estrema velocità grazie alla forte proiezione sui mercati internazionali. Pavia è la provincia che ha sofferto di più. Lo shock della pandemia ha aggravato un quadro economico già debole. I forti cali patiti dalle imprese della moda, del calzaturiero e della meccanica, che caratterizzano questo territorio, sono stati compensati solo parzialmente dai risultati positivi di alimentare e farmaceutica. Anche Milano ha sofferto, a causa di una struttura economica maggiormente orientata al terziario. La pandemia ha colpito il turismo in modo drammatico: nel 2020 il crollo è stato del 76% negli arrivi a Milano. Altro settore caratteristico dell’economia milanese, in forte sofferenza, è la moda che nel primo trimestre di quest’anno mostra ancora un pesantissimo calo di attività rispetto allo stesso periodo del 2019. Lo dicono le cifre dell’export: -13%”.

Occupazione femminile: Lombardia in (positiva) controtendenza

La crisi ha avuto un effetto pesante anche sull’occupazione. “In Lombardia, secondo dati ancora provvisori, tra gennaio e marzo 2021 gli occupati sono scesi di ben 193 mila unità, rispetto a un anno prima”, ha continuato Spada. “Nella fascia di età tra i 14 e i 24 anni, il tasso di occupazione è del 21%. È un dato impressionante in sé e nel confronto con le regioni tedesche della Baviera e del Baden-Württemberg, dove il tasso di occupazione è superiore al 50%. Un dato positivo, invece, è quello sull’occupazione femminile a Milano, che con un calo pari allo 0,7% delle occupate, contro quello maschile dell’1,8%, rappresenta una tendenza opposta a quella nazionale. Milano è quindi un buon esempio per il resto del Paese, anche se resta ancora sotto alla media delle nostre regioni europee di riferimento. Il PNRR ha fra i suoi punti qualificanti lo sviluppo dell’occupazione femminile, con un investimento di 4,6 miliardi negli asili nido e nelle scuole d’infanzia, più altri investimenti per estendere il tempo pieno e le mense scolastiche”.

Spada è quindi tornato sul blocco dei licenziamenti, un nodo cruciale su cui da tempo gli imprenditori chiedono risposte al governo.“I posti di lavoro non si creano per decreto, ma con lo sviluppo economico e con la crescita delle aziende”, ha detto Spada. “E se vogliamo sostenere il cambiamento non possiamo imporre vincoli che impediscano di progettare il futuro. Sia chiaro, noi imprenditori non vogliamo il far West. Vogliamo regole intelligenti e vorremmo che si consolidasse il metodo del confronto continuo con le parti sociali. In questo momento, abbiamo il problema di aumentare e qualificare le persone. La soluzione sta nell’accelerare sulla riforma degli ammortizzatori sociali, delle politiche attive e della formazione professionale: i veri punti nodali per garantire l’occupabilità delle persone. La migliore garanzia per il lavoratore deve stare nella forza della sua professionalità e non nell’ancoraggio a un determinato posto di lavoro”.

Debito, materie prime competenze: tre nodi da sciogliere

Il Presidente Spada ha quindi posto l’accento su tre questioni particolarmente spinose: il debito, il rincaro delle materie prime e la carenza di personale qualificato. In particolare, ha chiesto al Ministro Franco di trovare nuove soluzioni per tutte le imprese, soprattutto le PMI, che si trovano in difficoltà nella restituzione del debito. “Avevamo chiesto la possibilità di allungare i tempi massimi di restituzione dei finanziamenti garantiti dallo Stato da 6 a 15 anni. Nel Decreto Sostegni è stato portato a 10 anni, ora l’Unione Europea lo ha ridotto a 8. Questa retromarcia è illogica, anche nell’interesse dello Stato creditore”.

Per quanto riguarda il rincaro delle materie prime, “tra gennaio e maggio di quest’anno le aziende della manifattura hanno dovuto fronteggiare un rialzo medio del 38%, con picchi del 64% per la metallurgia e la meccanica”, ha spiegato. “Talvolta, il problema delle materie prime diventa una questione di approvvigionamento, come mostra in modo eclatante il caso di chip e semiconduttori, che bloccano persino le linee produttive delle fabbriche di auto. Il tema delle materie prime assume un’importanza strategica per la transizione ecologica. L’approvvigionamento di alcuni metalli è fondamentale per sviluppare il passaggio all’elettrico, nella mobilità così come nell’energia”.

Ultimo nodo, ma non per importanza, le competenze. “Fra giugno e agosto le imprese dei nostri territori avranno bisogno di assumere 130 mila persone (Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Anpal)”, ha aggiunto. “Tuttavia, le imprese incontrano difficoltà. In alcuni casi mancano i candidati, in altri sono inadeguati rispetto alle esigenze. Dobbiamo colmare questo divario. Occorre investire nella collaborazione tra mondo delle imprese e della formazione e valorizzare le Agenzie private per il Lavoro. Il PNRR impegna 1,5 miliardi nei prossimi 5 anni per raddoppiare il numero degli attuali iscritti agli ITS. Ma noi, insieme a Confindustria, chiediamo che da qui al 2026 il numero degli iscritti salga di almeno sei volte”.

Il PNRR non è la panacea di tutti i mali

Il Ministro dell’Economia, nel suo intervento di chiusura, ha indicato come raggiungibile il 5% di crescita nel 2021, pur ponendo l’accento sui molteplici ritardi accumulati dal nostro Paese nel corso degli anni, che non saranno recuperati tutti insieme solo grazie al PNRR, la cui attuazione non sarà per niente facile: formazione del capitale umano, politiche lavoro, efficienza dei servizi pubblici, capacità di innovazione, riforma del sistema fiscale, revisione degli ammortizzatori sociali e degli strumenti di welfare, sono solo alcune delle sfide più importanti che ci aspettano nei prossimi anni, e che potranno essere vinte solo se Stato, Regioni e Comuni si impegneranno tutti insieme in prima linea. “Con la prossima legge di bilancio integreremo ulteriormente le risorse disponibili per gli investimenti, in particolare per gli anni successivi al 2026”, ha detto Franco, esortando tutti a essere più veloci.

Il vero banco di prova, però, secondo il ministro sarà rappresentato dal benessere dei giovani: se potranno inserirsi nel mercato del lavoro senza difficoltà, decidere se vivere con i genitori o fuori casa, laurearsi, e se non saranno costretti a emigrare per trovare delle opportunità, solo allora il Paese potrà dire di aver avuto successo.

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Daniela Garbillo

Giornalista pubblicista con 30 anni di esperienza di redazione, coordinamento e direzione maturata presso case editrici, gruppi e associazioni in diversi settori, dalle tecnologie innovative alle energie rinnovabili, dall'occhialeria al beauty, all'architettura. All'attivo anche importanti esperienze in comunicazione, organizzazione di eventi e marketing.

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