Tecnico della gestione della filiera, progettista di impianti industriali sostenibili e molto altro: le 200 professioni che caratterizzeranno l’economia circolare

Il nuovo rapporto di Randstad Research si focalizza sulle professioni e le competenze per affrontare le sfide emergenti con il passaggio a un’economia circolare. Una transizione che richiede anche un cambiamento del modello organizzativo del lavoro: la segmentazione delle mansioni che caratterizza il modello fordista lascia il posto a costellazioni dove professioni e mansioni sono interconnesse. Ma per poter affrontare queste sfide occorre superare il mismatch di competenze che affligge il nostro Paese…

Pubblicato il 09 Set 2021

transizione digitale ed ecologica

Designer circolare, gestore della logistica inversa, esperto di blockchain per la sostenibilità, tecnico di gestione della filiera, carrellista digitale e molto altro: sono oltre 200 (e in continua crescita) le nuove professioni dell’economia circolare, censite nella nuova indagine di Randstad Research, il centro di ricerca sul lavoro del futuro promosso da Randstad.

Il rapporto vuole porsi come strumento di orientamento per le aziende e lavoratori, per renderli in grado di prepararsi ai cambiamenti necessari per realizzare la trasformazione green e passare a una economia circolare.

Le professioni individuate dal rapporto per guidare questa transizione richiedono un mix di conoscenze “ibride”, sia tecnico-scientifiche specifiche dell’ambito di riferimento, sia trasversali, come la capacità di fare squadra, l’apertura al cambiamento, la capacità di aggiornarsi continuamente e doti relazionali, in connessione costante con i contesti in cui operano.

Una nuova organizzazione del lavoro, le costellazioni dell’economia circolare

Nuove competenze per nuove professioni, che richiedono una nuova organizzazione del lavoro. Il modello fordista, entrato in crisi dagli anni ’90, viene definitivamente superato nella circolarità, perché la segmentazione delle mansioni lavorative fa posto al collegamento tra queste.

È scorrendo le diverse connessioni che si evidenziano delle vere e proprie “costellazioni” di professioni che viaggiano vicine, rapportandosi tra di loro e permeandosi di conoscenze le une con le altre.

In questo senso, le competenze del curriculum di studi di ciascuna professione vanno integrate trasversalmente con quelle relative ai temi della circolarità e della sostenibilità, ed in secondo luogo con le conoscenze che permettono di rapportarsi con i “compagni di viaggio”.

Ed ecco, ad esempio, che nella nuova manifattura circolare emergono professioni come “Tecnico di recupero per le materie prime”, “Progettista di impianti industriali sostenibili”, “Tecnico della rigenerazione di dispositivi elettrici ed elettronici”, “Produttore di pavimentazioni da pneumatici riciclati” e molte altre, tutte accumulate dalla ricerca delle giuste competenze per ridurre gli sprechi, riutilizzare i materiali di scarto e ridurre l’impatto della produzione sull’ambiente.

Nel repertorio aperto delle professioni dell’economia circolare, Randstad Research ha rappresentato 15 costellazioni. Per ogni professione viene segnalata la costellazione di riferimento, poi le professioni e le costellazioni con le quali si ibrida.

Ogni costellazione è costituita da:

  • professioni centrali, ossia quelle professioni fondamentali per mantenere vivo l’ecosistema della costellazione di riferimento. Tra queste ce ne sono due che si distinguono in modo particolare, una stella verde, che rappresenta la singola professione principale, necessaria e sufficiente, della costellazione ed una stella arancione, che indica la seconda professione in ordine di importanza, dunque una professione che, a seconda delle dimensioni aziendali, sarà già possibile esternalizzare.
  • professioni specialistiche, professioni appartenenti alla costellazione, ma con caratterizzazioni molto specifiche e dunque presenti solo in alcuni tipi specifici di aziende
  • professioni emergenti trasversali, profili professionali che si iniziano ad intravedere e che sono trasversali rispetto alla costellazione di riferimento
Costellazione del riuso, riciclo, logistica inversa.

Le competenze dell’economia circolare

L’economia circolare richiede nuove professioni o la reinvenzione di professioni tradizionali. Innanzitutto, nel settore manifatturiero del riciclo (che conta in Italia 93.00 occupati), ma anche in molti altri.

Ha bisogno di designer dei cicli di produzione e consumo, di imprenditori e di ingegneri gestionali che diano senso a questi processi, di operatori a tutti livelli chiamati a separare e ricombinare i prodotti e di molte professioni attigue, a seconda dell’innovazione introdotta.

Dall’analisi delle competenze richieste, nelle oltre 200 professioni individuate, sono fondamentali principalmente le conoscenze tecnico-scientifiche, lo spirito di progettazione, l’attitudine al cambiamento, la capacità di gestione e di controllo, la conoscenza delle norme, la vocazione alla comunicazione e al coordinamento.

E poi ci sono le competenze trasversali che variano a seconda della professione. Sono ricorrenti soprattutto la capacità di lavorare in squadra, di capire i trend emergenti, la flessibilità, la capacità di rapportarsi con persone interne ed esterne.

Sono profili “ibridi” che richiedono conoscenze più ricche del comune e una maggiore capacità di mettersi in connessione con altre professioni.

La necessità di evitare i “colli di bottiglia”

Il rapporto evidenzia un ostacolo che va superato: l’insufficienza di persone adeguatamente preparate a ricoprire questi ruoli, con il rischio di esasperare nei prossimi anni la cronica difficoltà di reperimento di personale.

Il problema del mismatch di competenze nel nostro Paese, che secondo Randstad Research ha raggiunto i livelli più alti degli ultimi 15 anni, rischia di ingigantirsi in maniera irreparabile se il sistema formativo non si attrezza rapidamente per formare il capitale umano che nei prossimi mesi e nei prossimi anni dovrà programmare, realizzare e gestire le tecnologie e i servizi del futuro.

“ll PNRR, con la forte spinta agli ITS, come quelli erogati dalla Fondazione Tech Talent Factory di cui fa parte Randstad, può essere l’occasione per rilanciare tutti i percorsi tecnico-professionali di cui c’è urgente bisogno. Ma è necessario moltiplicare l’accesso dei giovani agli ITS, insieme a un ampio piano ‘shock’ per la formazione e l’istruzione, dalla scuola materna alla formazione continua”, commenta Daniele Fano, Coordinatore del comitato scientifico di Randstad Research.

Il rapporto

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Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

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