Metalmeccanica, la ripresa si intensifica e Federmeccanica lancia il Progetto Competere

Nel primo semestre 2021 la metalmeccanica ha mostrato segnali di ripresa significativi, con i valori di produzione che sono ritornati ai livelli pre-crisi. La ripresa, che si è intensificata nel secondo trimestre, ha avuto effetti positivi anche sulle dinamiche occupazionali. Tuttavia, pesa l’incertezza sull’evoluzione della pandemia e sul rialzo dei prezzi dei metalli e dei semilavorati. Intanto Federmeccanica presenta il Progetto Competere, con cui si indicano le linee di intervento per per promuovere la competitività del mercato del lavoro e delle imprese.

Pubblicato il 15 Set 2021

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Nel primo semestre del 2021 il settore metalmeccanico mostra significativi segnali di ripresa, con i livelli produttivi che sono tornati sostanzialmente ai livelli pre-pandemia: è quanto emerge dall’indagine congiunturale di Federmeccanica,  la Federazione Sindacale dell’Industria Metalmeccanica Italiana, che quest’anno festeggia 50 anni dalla sua nascita.

Secondo l’analisi congiunturale la ripresa, i cui segnali erano evidenti già ad inizio anno, si è intensificata negli ultimi mesi, portando i livelli di produzione ai valori registrati prima della pandemia.

La metalmeccanica italiana torna ai valori pre-crisi

Nel trimestre aprile – giugno del 2021, infatti, l’attività produttiva metalmeccanica è migliorata del 2,1% rispetto al trimestre precedente, dopo il +1,3% segnato nel primo.

In termini tendenziali (quindi dal confronto dei dati con lo stesso periodo del 2020) la crescita è stata pari al 47%. Un valore che, tuttavia, risente dei bassi livelli di produzione del mese di aprile 2020, caratterizzato da una diffusa interruzione delle attività produttive metalmeccaniche quale conseguenza del lockdown.

Nel confronto tra i livelli di produzione del secondo trimestre dell’anno in corso e quelli che si realizzavano immediatamente prima dello scoppio della pandemia (gennaio-febbraio 2020) si registra un progresso di circa 1 punto e mezzo percentuale.

Complessivamente, nei primi sei mesi del 2021 i volumi di produzione risultano cresciuti del 29,9% rispetto all’analogo periodo del 2020 e risultano sostanzialmente in linea con i livelli relativi al primo semestre del 2019 (-0,8%).

Il miglioramento osservato per l’industria metalmeccanica è risultato, inoltre, diffuso a tutte le attività dell’aggregato, pur in presenza di tassi di crescita fortemente differenziati.

Il confronto con l’Europa

All’interno dell’Unione Europea, l’Italia che nei mesi di lockdown aveva registrato i risultati peggiori si è dapprima riportata in linea con gli altri principali Paesi europei, per collocarsi successivamente su livelli significativamente superiori.

Nel mese di giugno, infatti, i volumi di produzione metalmeccanica in Italia sono stati pari al 102,1% rispetto a quelli pre-Covid (gennaio 2020), in Germania si sono attestati all’89,8%, in Francia all’88,2% e in Spagna al 94,3%.

Sui buoni risultati acquisiti ha influito, oltre al miglioramento della domanda interna, anche la ripresa del commercio mondiale, che ha avuto ricadute positive sul nostro interscambio commerciale.

Nel primo semestre del 2021, le esportazioni metalmeccaniche sono cresciute del 31,3% (in misura maggiore rispetto al +24,2% rilevato per l’intera economia) e le importazioni del 35,7%.

Nel confronto con il primo semestre del 2019, l’export metalmeccanico è di 5,2 punti percentuali superiore.

Migliorano anche le dinamiche occupazionali

Conformemente al miglioramento dell’attività produttiva si è registrato un significativo minor ricorso all’istituto della cassa integrazione guadagni ed anche un’inversione delle tendenze negative delle dinamiche occupazionali nelle imprese metalmeccaniche con oltre 500 dipendenti.

Nel mese di giugno, infatti, i livelli occupazionali nelle grandi imprese del settore sono aumentate dell’1,2% rispetto al mese di dicembre 2020.

Con riferimento alle prospettive a breve, i risultati dell’indagine congiunturale Federmeccanica prospettano ulteriori recuperi dell’attività produttiva, anche se permane un clima d’incertezza strettamente connesso all’evoluzione della pandemia e alla dinamica dei prezzi delle materie prime e alla loro disponibilità sul mercato.

Le imprese, comunque, sembrano guardare al futuro con positività. Il 47% delle imprese intervistate, infatti, dichiara un portafoglio ordini in miglioramento e il 35% prevede incrementi di produzione.

Aspettative che incideranno positivamente anche sull’occupazione. Il 26% ritiene di dover aumentare, nel corso dei prossimi sei mesi, gli attuali livelli occupazionali, rispetto al 7% che ritiene invece di doverli diminuire.

Impatto del rincaro dei prezzi delle materie prime

Con riferimento ai risultati relativi alle domande di attualità, che hanno riguardato l’impatto della dinamica dei prezzi delle materie prime sull’attività aziendale e la loro disponibilità sul mercato, risulta un ulteriore peggioramento rispetto alla precedente rilevazione.

La gran parte delle imprese partecipanti all’indagine (93%) ha risentito del rincaro dei prezzi dei metalli e dei semilavorati in metallo utilizzati nei processi produttivi rispetto al precedente 84%.

Il 72% delle imprese ha, inoltre, dichiarato di avere difficoltà di approvvigionamento dei metalli e semilavorati, difficoltà dovute principalmente alla loro scarsità sul mercato e al significativo allungamento dei tempi di consegna.

Tale situazione potrebbe determinare un’interruzione dell’attività produttiva nel 21% delle intervistate rispetto al precedente 14%. Il 64% delle imprese intervistate ritiene, inoltre, che la tendenza rialzista dei prezzi potrebbe durare anche nei prossimi mesi.

“Oggi affrontiamo temi contingenti con la consueta indagine congiunturale, che conferma i segnali positivi già registrati lo scorso trimestre, all’interno di uno scenario però ancora di forte incertezza legata all’andamento della pandemia ed al problema delle materie prime. In una fase così critica non dobbiamo concentrare l’attenzione solo sull’attualità, occorre anche guardare avanti”, commenta Diego Andreis, Vicepresidente Federmeccanica alla Cultura d’Impresa e Comunicazione.

Il Progetto Competere

Ed è proprio questo che Federmeccanica intende fare: guardare al futuro, forte dell’esperienza acquisita in questi 50 anni, che ha permesso di “dare voce” a più di 12 mila imprese dalle più piccole alle più grandi, all’interno di 7 divisioni, 40 gruppi, 83 classi e 105 categorie secondo le classificazioni Istat.

In quest’ottica si inserisce il Progetto Competere, per ridisegnare il lavoro e l’industria di domani, risolvendo alcuni problemi del passato che hanno bloccato la crescita economica del Paese, accrescendo la competitività del sistema.

“Progettare il Nuovo Lavoro significa, da un lato, intervenire in maniera decisa su problemi che da troppo tempo ci portiamo dietro come il cuneo fiscale, che va abbattuto, mentre dall’altro vuol dire mettere le basi per gestire il cambiamento, ad esempio creando le competenze che serviranno alle imprese nel futuro”, commenta il Presidente di Federmeccanica, Federico Visentin.

Il progetto sottolinea i vari ambiti su cui è necessario intervenire per promuovere la competitività del nostro mercato del lavoro e delle imprese. E quindi interventi per favorire l’occupazione dei giovani e delle donne (tra le fasce sociali più colpite dalla pandemia), la riduzione del cuneo fiscale – intervento raccomandato anche dall’Ocse nel suo ultimo rapporto sull’Italia – e la definizione di nuove politiche attive.

Non solo, per ridisegnare il mercato del lavoro occorrerà anche una nuova attenzione alla sicurezza, una maggiore integrazione tra imprese e scuola e un grande impegno sulla riqualificazione della forza lavoro, per assicurarsi che ci siano le competenze necessarie alle imprese per affrontare la duplice transizione ( verde e digitale).

Transizioni che sono due delle più grandi sfide che le imprese si troveranno ad affrontare, per cui c’è bisogno di un ecosistema dove le idee siano in grado di contaminarsi e il know-how delle eccellenze italiane possa essere diffuso.

Occorre dunque favorire ulteriormente interazioni locali che coinvolgano imprenditori, manager, centri di ricerca attivi in ambiti vicini e applichino tecnologie potenzialmente complementari in logiche di contaminazione reciproca. Far leva sulla “rete” già esistente, anche sfruttando il sistema dei Digital Innovation Hub (DIH) e dei Competence Centers che tuttavia, sottolinea Federmeccanica, dovrebbe essere ripensato, anche per tenere conto delle esigenze delle imprese.

Digitalizzazione che è la chiave per attuare la rivoluzione verde. In queste sfide, le imprese non vanno lasciate da sole e ci dovrà essere un riconoscimento, sia in termini di risorse del PNRR, sia in termini di fiscalità incentivante.

“Il Progetto Competere avanza proposte in tema di politiche per il lavoro che cambia, di riqualificazione delle competenze, di centralità della persona che costituiscono un terreno comune di lavoro”, commenta Roberto Benaglia, Segretario di Fim Cisl. “La Fim Cisl è pronta a intensificare le occasioni di incontro e la definizione di obiettivi condivisi puntando su un rapporto nuovo tra impresa e lavoro, proprio nel segno di quella partecipazione dei lavoratori da promuovere, organizzare e riconoscere che anche Federmeccanica si dichiara oggi pronta a sostenere”.

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Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

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