Come cambieranno professioni non mediche e competenze nella Sanità

La seconda edizione dello studio “Il futuro delle competenze in Italia” di EY e ManpowerGroup presenta un approfondimento sull’evoluzione delle professioni sanitarie non mediche nei prossimi anni (fino al 2030). Dai risultati emerge che la digitalizzazione del settore sanitario porterà a un aumento del ritmo di obsolescenza delle competenze attuali che in assenza strategie e investimenti in formazione a breve e lungo termine, comporterà un aumento del mismatch di competenze tra domanda e offerta.

Pubblicato il 13 Gen 2022

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Ingegneri biomedici e bioingegneri, tecnici di apparati medicali e per la diagnostica medica e ingegneri in telecomunicazioni: sono queste le professioni non mediche della sanità italiana che registreranno un aumento maggiore della domanda entro il 2030, secondo quanto riporta uno studio realizzato da EY – l’organizzazione globale di cui fanno parte le Member Firm di Ernst & Young Global Limited – e ManpowerGroup.

Lo studio, seconda edizione dell’approfondimento predittivo “Il futuro delle competenze in Italia”, presenta i risultati di un approfondimento sull’evoluzione delle professioni non mediche nella sanità italiana, sia pubblica che privata.

Realizzato attraverso una metodologia basata sull’utilizzo di un algoritmo di machine learning creato ad hoc, l’analisi EY e ManpowerGroup si è incentrata su tre punti chiave: l’esame dei driver di cambiamento (megatrend) che impatteranno sul mercato del lavoro nei prossimi anni; l’acquisizione strutturata di pareri di esperti mediante workshop; infine la “viralizzazione” di un game digitale (chatbot) rivolto ad una platea allargata di esperti del mercato del lavoro e operatori del settore, volto ad ampliare la base dati.

Lo studio permette di stimare l’andamento della domanda di lavoro per ciascuna professione fino al 2030, e determinare le competenze e abilità che ne definiscono lo sviluppo, generando previsioni riguardo la loro evoluzione. Inoltre, stabilisce l’obiettivo di offrire nuovi strumenti analitici a supporto di stakeholder pubblici e privati, per ripensare gli investimenti in istruzione e formazione, così come l’accesso a risorse di medio e lungo periodo per il recupero della capacità competitiva dei settori strategici.

I risultati dello studio

Sulla base delle rilevazioni effettuate, lo studio EY e ManpowerGroup prevede, per il 2030, una crescita media della domanda di lavoro per tutte le professioni oggetto di indagine del 4,4%.

L’aumento della domanda è particolarmente significativo per ingegneri biomedici e bioingegneri (+9,2%), tecnici di apparati medicali e per la diagnostica medica (+7,5%) e ingegneri in telecomunicazioni (+7%).

Il modello ha anche stimato un incremento significativo della complessità della articolazione e composizione dello skillset di queste professioni, che porterà una maggiore difficoltà di reperimento delle risorse, con una media stimata al 2030 per le professioni oggetto di questo approfondimento del 51,2%, in crescita rispetto al 43,6% al 2021.

“Tale difficoltà sarà accompagnata da un significativo incremento del disallineamento (mismatch) fra le competenze possedute dagli occupati e quelle richieste per lo svolgimento delle professioni in esame, previsto in crescita dal 22,1% al 26,7%”, spiega  Andrea D’Acunto, People Advisory Services Leader di EY in Italia.

“In questo contesto, sarà dunque fondamentale aumentare gli investimenti in formazione, specialmente in quelle competenze definite come life long, per far fronte alle sfide del mondo del lavoro e coglierne opportunità di crescita e sviluppo”, aggiunge.

Mismatch di competenze nella sanità, opportunità e rischi

Considerando congiuntamente alla domanda di lavoro anche la quantità attuale di forza lavoro occupata nelle singole professioni, EY e ManpowerGroup hanno costruito una mappa di rischio-opportunità, che permette di evidenziare graficamente le aree di rischio e opportunità occupazionale legate alla stima dell’evoluzione della domanda di lavoro e attuale forza lavoro occupata.

La mappa mostra come tutte le figure indagate presentino opportunità occupazionali, ed in particolare quelle professioni caratterizzata da una alta crescita della domanda di lavoro e bassa quota occupazione attuale, per le quali, al fine di cogliere tali opportunità occupazionali, sarà necessario creare percorsi di formazione specifici e finalizzati.

Un’analisi più approfondita è stata condotta sugli insiemi di competenze e interazioni fra esse (skillset) che definiscono ciascuna professione indagata. I dati raccolti hanno permesso di indagare l’evoluzione degli skillset da qui al 2030, in termini di cambiamento sia del numero di competenze che delle interazioni fra esse.

Il modello ha stimato, per tutte le professioni meno che una (Installatori, manutentori e riparatori di apparecchiature informatiche), un incremento significativo della complessità degli skillset, data da una tendenza ad acquisire sempre maggiori competenze (aumento del numero) e relazionarle sempre di più (aumento delle interazioni) rispetto allo skillset inizialmente presente per quella professione.

Tale crescente complessità degli skillset delle professioni indagate comporta una serie di conseguenze sull’evoluzione delle professioni. La prima, come già accennato, è rappresentata da una crescente difficoltà di reperimento delle professioni.

Tale tendenza riguarda quasi tutte le professioni, ma i risultati più interessanti riguardano gli ingegneri biomedici e bioingegneri, i tecnici per le telecomunicazioni. Per tali professioni, infatti, la stima della crescita della difficoltà di reperimento tra il 2021 e il 2030 è di oltre il 160% (passando dal 22,5% nel 2021 al 60% nel 2030 per gli ingegneri biomedici e bioingegneri).

Elevata difficoltà di reperimento al 2030 – sebbene con una crescita minore rispetto al dato del 2021 – è stimata per analisti e progettisti di software, tecnici programmatori e tecnici di apparati medicali e per la diagnostica medica.

La seconda conseguenza dell’aumento della complessità degli skillset è legata all’effetto che l‘ingresso di nuove competenze all’interno dello stesso comporta in termini di disallineamento (mismatch) fra le competenze possedute dal lavoratore e quelle richieste per lo svolgimento della professione.

Anche in questo caso, il modello prevede che da qui al 2030 i lavoratori, se non opportunamente formati, saranno soggetti a fenomeni più o meno intensi di mismatch per quasi la totalità delle professioni indagate.

Ancora una volta, la crescita più significativa sarà quella degli ingegneri biomedici e bioingegneri, per cui il mismatch passerà dal 18% nel 2021 al 39% nel 2030 (con un aumento del 117%), seguiti dai tecnici di apparati medicali e per la diagnostica medica (passando dal 16% del 2021 al 31% nel 2030, con un aumento del 93,7% nel corso del decennio).

Infine, lo studio mostra come i fenomeni evolutivi posso intervenire non sul numero di competenze e le loro interazioni, ma anche sul loro contenuto. Tale fenomeno, se non opportunamente contrastato, potrà portare ad una accelerazione dei processi di obsolescenza delle competenze, tanto più rapido quanto più le competenze coinvolte sono fondamentali per lo svolgimento della professione.

Il modello ha stimato un rischio di obsolescenza per le professioni indagate che varia dal 12% per la professione dei tecnici web al 32% per i tecnici di apparati medicali e per la diagnostica medica.

Necessaria una strategia di formazione a lungo e breve termine

Nello scenario delle professioni non sanitarie, i risultati dell’indagine rispetto le professionalità analizzate evidenziano come sarà fondamentale unire ad una pianificazione di lungo periodo delle attività di acquisizione di nuovi talenti una costante strategia di reskilling dei profili esistenti, al fine di ridurne i rischi di mismatch e obsolescenza.

Inoltre, il modello prevede come tra le professioni con domanda in crescita non ci siano solo profili con competenze puramente tecniche e tecnologiche, ma anche profili con competenze in grado di capire e raccontare tale tecnologia e il
suo utilizzo.

I risultati evidenziano, dunque, la necessità per i professionisti del comparto di sviluppare, già nell’immediato futuro, quelle skills abilitanti necessarie per poter usufruire in maniera fluida degli strumenti che la tecnologia metterà a disposizione delle strutture sanitarie.

Competenze indispensabili per usare con la dovuta confidenza le nuove tecnologie di monitoraggio del paziente, del Fascicolo Sanitario Elettronico, delle tecniche di riabilitazione e della telemedicina.

“Il settore sanitario in Italia, da tempo affetto da una carenza di personale strutturale, si sta digitalizzando sempre di più e per questo richiede nuove professionalità e competenze a supporto. La crescita esponenziale prevista per le professioni digitali o comunque non strettamente sanitarie prese in considerazione dal nostro Studio con EY impone riflessioni sulla pianificazione di interventi formativi a breve e lungo termine“, commenta Stefano Scabbio, Southern Europe President, ManpowerGroup.

“Nel breve periodo, è necessario colmare i gap con percorsi di upskilling rapidi e in linea con le esigenze del mercato, che portino le persone a ricoprire velocemente i ruoli mancanti; nel lungo periodo il nostro osservatorio illumina la strada per pianificare percorsi più articolati, che devono coinvolgere l’intero sistema educativo e specializzato, per non rischiare carenze ancora più accentuate in futuro”, conclude.

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Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

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