L’intelligenza che ha dipinto questo quadro può cambiare la finanza

I software per l’intelligenza artificiale si stanno sviluppando verso servizi sempre più complessi. Banche e assicurazioni pronte a saltare sul treno

Pubblicato il 23 Feb 2017

The Next Rembrandt

Di copie di Rembrandt ne hanno fatte a decine pittori o aspiranti tali più o meno versati nelle belle arti. The Next Rembrandt, però, non è tanto un clone, quanto un ritratto mai dipinto dal genio olandese ma fatto come lo avrebbe fatto lui, se si fosse trovato quel soggetto tra le mani. Non è neppure un dipinto, a vederlo da vicino, ma una stampa in tre dimensioni (per restituire l’effetto materico dei colori a olio) basata sull’osservazione maniacale dell’opera del pittore. L’autore è un’intelligenza artificiale.

Un software che ha elaborato decine di variabili dei quadri dell’olandese (sesso del soggetto, taglio degli occhi, forma del viso, età, disposizione del corpo, colore) e infine ha restituito un’opera che Rembrandt avrebbe potuto dipingere, anche se non lo ha mai fatto. L’operazione, sponsorizzata da Ing, ha alle spalle Microsoft. Ed è un esempio di intelligenza artificiale che Mattia De Rosa, data insight product marketing manager ha presentato a “Design Ai”, un vertice sull’intelligenza artificiale organizzato a Milano da Fluel, società di formazione sui temi dell’innovazione tecnologica. The Next Rembrandt è un uso eccentrico dell’intelligenza artificiale ma dimostra le frontiere che la ricerca può raggiungere. Nell’immediato, però, è più facile che ci ritroveremo a dialogare con un computer via smartphone per rinnovare l’assicurazione dell’auto invece di contemplarne le opere d’arte in un museo.

La finanza chiama chatbot

Banche e assicurazioni sono di fronte a una rivoluzione copernicana. E l’intelligenza artificiale gioca un ruolo strategico nello sviluppo dei loro affari. Anche quando sembra distante dal mondo dei calcoli. Expert System, società modenese specializzata in analisi semantica, ha sviluppo un sistema di tecnologia cognitiva, Cogito, che analizza testi complessi. “Fa l’analisi grammaticale, l’analisi logica e, cosa più importante, comprende il significato – spiega Stefano Spaggiari, cofondatore e amministratore delegato -. Sfruttiamo una tecnologia algoritmica e una di repository, di knowledge graph. Se nel testo individua un pronome, lo riconcilia con il soggetto descritto prima”.

Perché un’ai che fa l’analisi grammaticale dovrebbe cambiare il business di una banca? “Permette di automatizzare processi di business che trattano informazioni – spiega l’ad -, di sfruttare la conoscenza quando serve, favorendo processi decisionali e di anticipare le manovre della concorrenza”. D’altronde, il duopolio di Facebook e Google nella gestione della pubblicità online, legata alla loro conoscenza degli utenti, dimostra che se sai leggere ciò che le persone scrivono, hai informazioni preziose per il business. Dati utili, ad esempio, nella gestione dei servizi di assistenza.

In finanza e assicurazione stanno nascendo molte aziende chatbot first, come Cleo, Brolly, Lemonade, Fractal o Pegg – spiega Alessandro Vitale, fondatore della società di data scientist Optimist Ai -. Capire l’utente è difficile, perciò molti chatbot hanno quella che si chiama pingpong conversation. Fanno dieci domande e non è esperienza piacevole, sembra il percorso di un call center”. Inoltre funziona nel sistema dell’instant messaging, dove le persone scrivono testi brevi, semplici da decifrare. Ma per testi più lunghi, la tecnologia deve ancora fare passi avanti.

Oltre la finanza

Anche Microsoft ha sviluppato un chatbot per il segmento finanziario. De Rosa spiega che è usato “nel settore immobiliare, per chiedere informazioni sui mutui”. Ma il colosso di Redmont sta lavorando ad applicazioni più spinte nei sistemi di ai. Ha già sviluppato 25 applicazioni con 66 funzioni, dal moderatore di contenuti al riconoscimento del dei discorsi, all’analisi linguistica.

“Skype è già in grado di fare la traduzione simultanea in dieci lingue”, spiega De Rosa. Microsoft ha sviluppato un sistema di riconoscimento immagini, Imagenet large scale visual recognition challenge, che ha un 3,5% di errore nella comprensione di ciò che vede, in casi che metterebbero in imbarazzo anche un essere umano.

“Stiamo facendo degli studi sulle aspettative che le cure per il cancro possano migliorare con questi algoritmi – aggiunge De Rosa -. L’individuazione dei contorni degli organi da colpire con la radioterapia oggi è un’operazione fatta a mano, ma questi algoritmi potrebbero essere estesi a questi campi”. Mentre con un selfie è stato introdotto un sistema di verifica dell’identità degli autisti di Uber, per rendere le corse più sicure.

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Luca Zorloni

Cronaca ed economia mi sono sembrate per anni mondi distanti dal mio futuro. E poi mi sono ritrovato cronista economico. Prima i fatti, poi le opinioni. Collaboro con Il Giorno e Wired e, da qualche mese, con Innovation Post.

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