La difficile situazione in cui si trovano a lavorare le aziende dell’industira dei cavi e dei conduttori elettrici porterà inevitabilmente a ritardi nelle consegne. In questo scenario, occorrono maggiori sforzi da parte del Governo per contrastare il rincaro dei prezzi delle materie prime e comprensione da parte degli attori della filiera produttiva per i ritardi che si verificheranno: è questo l’appello che lancia Anie Aice, l’associazione che rappresenta le aziende produttrici di cavi per energia e accessori, cavi per comunicazione e conduttori per avvolgimenti elettrici.
L’aumento dei prezzi delle materie prime (metalliche e plastiche) e l’impennata della quotazione del gas (+723% a dicembre sul pre-crisi), che si è rapidamente riversata sul costo dell’energia elettrica in Italia, preoccupano le imprese associate ad Anie Aice.
Imprese che ora si trovano a dover fronteggiare importanti volumi di produzione – nel 2020 il comparto ha generato un volume d’affari complessivo pari a 3,1 miliardi di euro, di cui 1,5 miliardi di euro di esportazioni – in una situazione tutt’altro che favorevole, a cui si aggiunge anche la carenza di personale, che ostacola ulteriormente la produzione.
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Gli effetti del rincaro del prezzo delle commodity
L’aumento dei prezzi delle materie prime è generale e diffuso, coinvolgendo i beni energetici in primis (+49% l’aumento annuo del petrolio a dicembre), ma anche i principali metalli impiegati come input produttivi nei processi industriali, come il rame (che nel mese di dicembre ha registrato un aumento del +23%) e l’alluminio, che ha riportato un aumento del 34%.
Oltre ai metalli sono aumentate anche le materie plastiche: nello specifico, il PVC è aumentato di quasi il 72% e il Polietilene del 79%.
Materie che diventano sempre più difficili da trovare: in un contesto di forte domanda, continuano a sussistere infatti tensioni sulla disponibilità di PVC a livello europeo. Le scorte sono deboli poiché la domanda di dicembre 2021 è stata più forte del previsto.
“Le aziende italiane dei cavi hanno finora potuto trasferire sul prodotto finito solo parte dei rincari ma questa situazione è oramai diventata insostenibile“, spiega Carlo Scarlata, Presidente di Anie Aice.
L’aumento dei costi energetici, inoltre, sta impattando pesantemente sui costi di produzione dei cavi in generale e dei cavi per comunicazioni: è il caso, ad esempio, dei cavi in fibra ottica – utilizzati per il progetto “Banda Ultra Larga” per la digitalizzazione del paese –, il costo di produzione è aumentato del +30% rispetto al 2021.
Una situazione a cui si somma la carenza di personale dovuta all’emergenza sanitaria: gli operatori del settore, infatti, sono difficilmente sostituibili in quanto il comparto cavi fa uso di manodopera specializzata.
Problemi che hanno spinto alcuni fornitori a monte dei produttori di cavi a dichiarare la sospensione della produzione, in quanto non più redditizia ai costi attuali.
L’appello al Governo e agli attori di filiera
Insufficienti le misure adottare dal Governo per aiutare le imprese del settore a fronteggiare questa “tempesta perfetta”, secondo Scarlata.
“Purtroppo anche dal Decreto Sostegni non arrivano segnali positivi in merito alle misure che il Governo intende prendere per fronteggiare il caro energia che sta colpendo le imprese. Chiediamo una maggior attenzione del Governo per il nostro comparto”, commenta.
L’appello di Anie Aice non è soltanto rivolto al Governo, ma anche a tutti gli attori della filiera del comparto che, inevitabilmente, saranno interessati dagli effetti di questa situazione.
“Chiediamo comprensione da parte di tutti gli attori della filiera, in particolare agli operatori delle TLC per il comparto dei cavi di comunicazione e ai distributori di materiale elettrico per i cavi industriali, per il ritardo che stanno riscontrando nella consegna del materiale”, conclude Scarlata.