Nascono il Comitato interministeriale per la transizione digitale e quello per la transizione ecologica

Il decreto legge che riordina le competenze tra i ministeri dispone anche l’istituzione di due comitati interministeriali sui due temi principali al centro del Recovery plan: il Comitato dei Ministri per la transizione ecologica e il Comitato interministeriale per la transizione digitale. Ecco chi ne farà parte e di che cosa si occuperanno

Pubblicato il 26 Feb 2021

green economy

Nel consiglio dei Ministri di oggi è stato varato un decreto legge che dispone la riorganizzazione dei ministeri in linea con quanto annunciato dal Presidente del Consiglio Mario Draghi quando ha presentato la squadra dei ministri.

Protagonisti dei (numerosi) passaggi di competenze, anche con qualche cambio di nome, sono il Ministero dello Sviluppo Economico, il Ministero della transizione ecologica (ex Ambiente), il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili (ex Infrastrutture e Trasporti), il Ministero per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, il Ministero del Turismo e il Ministero della Cultura (ora separati).

Vediamo in dettaglio le novità su Digitale e Green dove, oltre al riordino delle competenze tra i ministeri, nascono anche due comitati interministeriali sui due temi principali al centro del Recovery plan: il Comitato dei Ministri per la transizione ecologica e il Comitato interministeriale per la transizione digitale.

Il Comitato interministeriale per la transizione digitale

Il Ministero per l’Innovazione tecnologica e la Digitalizzazione diventa Ministero per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale. Il Ministero, guidato da Vittorio Colao, si occupa di coordinare “l’azione del Governo nelle materie dell’innovazione tecnologica, dell’attuazione dell’agenda digitale italiana ed europea, della strategia italiana per la banda ultra larga, della digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni e delle imprese, nonché della trasformazione, crescita e transizione digitale del Paese, in ambito pubblico e privato, dell’accesso ai servizi in rete, della connettività, delle infrastrutture digitali materiali e immateriali e della strategia nazionale dei dati pubblici”.

Nasce poi il Comitato interministeriale per la transizione digitale (CITD) con il compito di presiedere al coordinamento e al monitoraggio dell’attuazione delle iniziative di innovazione tecnologica e transizione digitale delle pubbliche amministrazioni.

In particolare il Comitato coordina e monitora l’attuazione delle iniziative relative:

  1. alla strategia nazionale italiana per la banda ultralarga, alle reti di comunicazione elettronica satellitari, terrestri mobili e fisse;
  2. al fascicolo sanitario elettronico e alla piattaforma dati sanitari;
  3. alle iniziative per lo sviluppo e la diffusione delle tecnologie emergenti dell’intelligenza artificiale, dell’internet delle cose (IoT) e della blockchain.

Il Comitato è presieduto dal Presidente del Consiglio dei ministri, o, in sua vece, dal Ministro delegato per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, ove nominato, ed è composto dai Ministri per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, per la pubblica amministrazione, per il sud e la coesione territoriale, ove nominati, dai Ministri dell’economia e delle finanze, della transizione ecologica, dello sviluppo economico, della cultura, delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e della Salute o, da un loro delegato.

Per questo governo dunque ne faranno parte: Mario Draghi, Vittorio Colao, Renato Brunetta, Maria Rosaria Carfagna, Daniele Franco, Roberto Cingolani, Giancarlo Giorgetti, Dario Franceschini, Enrico Giovannini e Roberto Speranza.

Al Comitato partecipano anche gli altri Ministri o loro delegati aventi competenza nelle materie oggetto dei provvedimenti e delle tematiche poste all’ordine del giorno.

Il Comitato interministeriale per la transizione digitale svolge compiti di:

  • esame delle linee strategiche, delle attività e dei progetti di innovazione tecnologica e transizione digitale di ciascuna amministrazione, anche per valorizzarli e metterli in connessione tra loro in modo da realizzare efficaci azioni sinergiche;
  • esame delle modalità esecutive più idonee a realizzare i progetti da avviare o già avviati
  • monitoraggio delle azioni e dei progetti in corso volto a verificare lo stato dell’attuazione delle attività, individuare eventuali disfunzioni o criticità e, infine, elaborare possibili soluzioni e iniziative.

Il Comitato può contare sul lavoro di 60 persone così reclutate:

  • 25 unità di personale non dirigenziale, collocato in posizione di fuori ruolo, comando o altra analoga posizione, prevista dagli ordinamenti di appartenenza, proveniente da pubbliche amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, con esclusione del personale docente, educativo, amministrativo e tecnico ausiliario delle istituzioni scolastiche
  • 35 esperti non appartenenti alla pubblica amministrazione in possesso di specifica ed elevata competenza nello studio, supporto, sviluppo e gestione di processi di trasformazione tecnologica e digitale nominata ai sensi dell’articolo 9 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 303

Il costo massimo è di 2.200.000,00 euro per l’anno 2021 e di 3.200.000,00 euro a decorrere dall’anno 2022.

Inoltre il contingente di 7 persone già esistente presso la Presidenza del Consiglio dei ministri “per lo svolgimento delle funzioni nella materia dell’innovazione tecnologica […] nonche’ nelle materie dell’attuazione dell’agenda digitale e della trasformazione digitale del Paese […]” cresce di ulteriori 15 unità.

Il nuovo Ministero della transizione ecologica

Il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare cambia ufficialmente nome e diventa Ministero della transizione ecologica, acquisendo le competenze sull’energia dal Ministero dello sviluppo economico.

A questo Ministero sono attribuite le funzioni e i compiti spettanti allo Stato, relativi allo sviluppo sostenibile, ferme restando le funzioni della Presidenza del Consiglio dei ministri, e alla tutela e alla valorizzazione dell’ambiente, del territorio e dell’ecosistema, relativamente alle seguenti materie:

  • individuazione, conservazione e valorizzazione delle aree naturali protette, tutela della biodiversità e della biosicurezza, della fauna e della flora, attuazione e gestione, fatte salve le competenze della Presidenza del Consiglio dei ministri, del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, della Convenzione di Washington (CITES) e dei relativi regolamenti europei, della difesa del mare e dell’ambiente costiero, e della comunicazione ambientale;
  • definizione degli obiettivi e delle linee di politica energetica e mineraria nazionale e provvedimenti ad essi inerenti; autorizzazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili di competenza statale anche ubicati in mare; rapporti con organizzazioni internazionali e rapporti comunitari nel settore dell’energia, ferme restando le competenze del Presidente del Consiglio dei ministri e del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, compresi il recepimento e l’attuazione dei programmi e delle direttive sul mercato unico europeo in materia di energia, ferme restando le competenze del Presidente del Consiglio dei ministri e delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano; attuazione dei processi di liberalizzazione dei mercati energetici e promozione della concorrenza nei mercati dell’energia e tutela dell’economicità e della sicurezza del sistema; individuazione e sviluppo delle reti nazionali di trasporto dell’energia elettrica e del gas naturale e definizione degli indirizzi per la loro gestione; politiche di ricerca, incentivazione e interventi nei settori dell’energia e delle miniere; ricerca e coltivazione di idrocarburi e risorse geotermiche; normativa tecnica, area chimica, sicurezza mineraria, escluse le competenze in materia di servizio ispettivo per la sicurezza mineraria e di vigilanza sull’applicazione della legislazione attinente alla salute sui luoghi di lavoro, e servizi tecnici per l’energia; vigilanza su enti strumentali e collegamento con le società e gli istituti operanti nei settori dell’energia; gestione delle scorte energetiche nonché predisposizione ed attuazione dei piani di emergenza energetica; sicurezza nucleare e disciplina dei sistemi di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi; agro-energie; rilevazione, elaborazione, analisi e diffusione di dati statistici in materia energetica e mineraria, finalizzati alla programmazione energetica e mineraria;
  • piani e misure in materia, di combustibili alternativi e delle relative reti e strutture di distribuzione per la ricarica dei veicoli elettrici, qualità dell’aria, politiche di contrasto ai cambiamenti climatici e per la finanza climatica e sostenibile e il risparmio ambientale anche attraverso tecnologie per la riduzione delle emissioni dei gas ad effetto serra; d) pianificazione in materia di emissioni nel settore dei trasporti;
    1. gestione, riuso e riciclo dei rifiuti ed economia circolare;
    2. tutela delle risorse idriche e relativa gestione, fatta salva la competenza del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali;
    3. promozione di politiche di sviluppo durevole e sostenibile, nazionali e internazionali;
    4. politiche di promozione per l’economia circolare e l’uso efficiente delle risorse, fatte salve le competenze del Ministero dello sviluppo economico;
    5. coordinamento delle misure di contrasto e contenimento del danno ambientale, nonché di bonifica e di ripristino in sicurezza dei siti inquinati, ivi compresi i siti per i quali non è individuato il responsabile della contaminazione ovvero quelli per i quali i soggetti interessati non provvedono alla realizzazione degli interventi, nonché esercizio delle relative azioni giurisdizionali;
    6. sorveglianza, monitoraggio e recupero delle condizioni ambientali conformi agli interessi fondamentali della collettività e all’impatto sull’ambiente, con particolare riferimento alla prevenzione e repressione delle violazioni compiute in danno dell’ambiente, prevenzione e protezione dall’inquinamento atmosferico, acustico ed elettromagnetico e dai rischi industriali;
    7. difesa e assetto del territorio con riferimento ai valori naturali e ambientali.”;
    8. e) all’articolo 37, comma 1, sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: “, e il numero delle direzioni generali non può essere superiore a dodici.”.

Il Comitato interministeriale per la transizione ecologica

Analogamente a quanto visto per la transizione digitale, viene istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri anche un Comitato interministeriale per la transizione ecologica (CITE) con il compito di assicurare il coordinamento delle politiche nazionali per la transizione ecologica e la relativa programmazione. Restano ferme le funzioni del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (CIPESS).

Il Comitato è presieduto dal Presidente del Consiglio dei ministri, o, in sua vece, dal Ministro della transizione ecologica, ed è composto dal Ministro per il Sud e la coesione territoriale, ove nominato, dai Ministri della transizione ecologica, dell’economia e delle finanze, dello sviluppo economico, delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, della cultura e delle politiche agricole, alimentari e forestali. È presieduto dal Presidente del Consiglio dei ministri o, in sua vece, dal Ministro della transizione ecologica.

Per questo governo dunque ne faranno parte: Mario Draghi, Roberto Cingolani, Maria Rosaria Carfagna, Daniele Franco, Giancarlo Giorgetti, Enrico Giovannini, Dario Franceschini e Stefano Patuanelli.

Il CITE approva, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, il Piano per la transizione ecologica, al fine di coordinare le politiche in materia di:

  • mobilità dolce e sostenibile;
  • contrasto al dissesto idrogeologico e al consumo del suolo;
  • risorse idriche e relative infrastrutture;
  • qualità dell’aria;
  • economia circolare.

Tra i compiti del CITE anche l’approvazione della rimodulazione dei sussidi ambientalmente dannosi. Il Comitato monitora l’attuazione del Piano, lo aggiorna in funzione degli obiettivi conseguiti e delle priorità indicate anche in sede europea e adotta le iniziative idonee a superare eventuali ostacoli e ritardi.

Il Comitato interministeriale per la transizione ecologica potrà avvalersi della collaborazione di un Comitato tecnico di supporto composto da un rappresentante della Presidenza del Consiglio dei ministri e da un rappresentante per ciascuno dei Ministeri che fanno parte del comitato interministeriale.

Valuta la qualità di questo articolo

Franco Canna
Franco Canna

Fondatore e direttore responsabile di Innovation Post. Grande appassionato di tecnologia, laureato in Economia, collabora dal 2001 con diverse testate B2B nel settore industriale scrivendo di automazione, elettronica, strumentazione, meccanica, ma anche economia e food & beverage, oltre che con organizzatori di eventi, fiere e aziende.

email Seguimi su

Articoli correlati

Articolo 1 di 5