Eurozona, prospettive di crescita debole secondo Istat, Ifo e Kof

Nell’Eurozona restano deboli le prospettive di crescita. Ecco l’analisi delle cause proposta dall’Eurozone economic outlook, lo studio realizzato da Istat, Ifo Institute e Kof Swiss economic Institute.

Pubblicato il 02 Ott 2019

pIl area euro ottobre 2019

Le prospettive di crescita per l’area dell’Eurozona restano ancora deboli, in balia delle turbolenze geopolitiche, dell’incertezza per i conflitti commerciali a livello globale, ma anche di una possibile hard Brexit, con gli sviluppi politici conseguenti, e dei recenti attacchi terroristici alla produzione petrolifera. Sono queste le cause del rallentamento del commercio internazionale che potrebbe produrre effetti negativi sulle esportazioni e sul manifatturiero della Germania e dei principali paesi europei. Il tutto aggravato anche dagli indicatori compositi sull’andamento dell’economia e della fiducia che, per i prossimi mesi confermano la persistenza di un quadro di difficoltà economiche.

Questo, in estrema sintesi, è quanto emerge dall’Eurozone economic outlook, lo studio realizzato da Istat, Ifo Institute e Kof Swiss economic Institute. Secondo il report, l’inflazione è attesa attestarsi sul livello dell’1% fino alla fine dell’anno per poi riprendere ad aumentare all’inizio del 2020. Mentre saranno le spese per consumi privati a costituire il principale sostegno alla crescita, mentre gli investimenti fissi lordi forniranno un contributo più contenuto.

Calano export e manifatturiero, area euro in rallentamento

Secondo quanto emerge dallo studio il PIL dell’area dell’euro è aumentato dello 0,2% nel secondo trimestre, in rallentamento rispetto al primo (+0,4%) a seguito del contributo negativo delle esportazioni nette (-0,1 punti percentuali) e della flessione del valore aggiunto del settore manifatturiero (-0,7%). Si accentua lo sfasamento ciclico tra il settore manifatturiero, condizionato negativamente dalla debolezza delle esportazioni, e quello dei servizi, per il momento più resiliente rispetto alle criticità internazionali.

Nel secondo trimestre il rallentamento dell’attività economica è stato più marcato in Germania (-0,1% rispetto a +0,4% nel primo trimestre), mentre Francia e Spagna continuano a crescere con tassi più elevati ma in decelerazione. L’economia italiana continua a manifestare segnali di debolezza: la crescita del Pil si è arrestata nel secondo trimestre, dopo la lieve riduzione manifestatasi in T1.

Diminuisce la fiducia nel manifatturiero e nel commercio al dettaglio

Per i prossimi mesi gli indicatori compositi sull’andamento dell’economia e quelli di fiducia confermano la persistenza di un quadro di difficoltà economiche. A settembre, l’indicatore €-coin ha segnato una ulteriore diminuzione. Nello stesso mese, l’indicatore del clima fiducia è diminuito marcatamente condizionato dal forte calo della fiducia nel settore manifatturiero e di quello, più contenuto, del commercio al dettaglio. La fiducia dei consumatori è, invece, leggermente aumentata sostenuta dal miglioramento delle aspettative sulla situazione economica generale.

A luglio la produzione industriale ha registrato una diminuzione congiunturale (-0,4%), prolungando l’andamento negativo che aveva caratterizzato il secondo trimestre (-0,7%). In particolare la produzione di beni capitali ha segnato una forte riduzione nel periodo maggio-luglio (-1,9% t/t). Anche i beni intermedi hanno evidenziato una riduzione della produzione della stessa intensità. A luglio, anche le vendite al dettaglio, misurate in volume, e la produzione nel settore delle costruzioni sono diminuite (rispettivamente di -0,6% e -0,7% m/m). In questo scenario, nel terzo trimestre la produzione industriale è attesa diminuire (-0,6%) per poi aumentare in misura contenuta nei trimestri successivi (+0,2% nel quarto trimestre e +0,3% nel primo trimestre 2020).

I consumi privati salvano il Pil che mantiene una lieve tendenza alla crescita

Nell’orizzonte di previsione, il Pil dell’Eurozona mostrerà una maggiore resilienza segnando un moderato aumento nel terzo trimestre (+0,2%) con una leggera accelerazione nei due trimestri successivi (+0,3% sia nel quarto trimestre 2019 sia nel primo trimestre 2020). Il principale motore della crescita saranno le spese per consumi privati sostenute dall’andamento ancora positivo del mercato del lavoro.

Nel secondo trimestre il numero di persone occupate è aumentato dello 0,2% e, a luglio, il tasso di disoccupazione si è mantenuto sui livelli minimi del periodo (7,5%). Nello stesso periodo, anche il tasso di posti vacanti si è confermato su livelli elevati non prefigurando riduzioni a breve della domanda di lavoro da parte delle imprese. Le spese per consumi privati sono attese aumentare ad un tasso costante lungo l’orizzonte di previsione (+0,3% nel terzo e quarto trimestre 2019 e nel primo trimestre 2020). Nel terzo trimestre, il tasso di utilizzo della capacità produttiva è ulteriormente diminuito. L’evoluzione moderata del ciclo economico associata all’aumento dell’incertezza sono previsti condizionare negativamente gli investimenti fissi lordi che dovrebbero segnare una riduzione nel terzo trimestre (-0,1%) per poi aumentare dello 0,2% nel quarto trimestre 2019 e dello 0,3% nel primo trimestre 2020.

Il petrolio stabile, come cambio dollaro-euro, e l’inflazione resta contenuta

Dato il peggioramento delle prospettive di crescita e il mantenimento di livelli contenuti dell’inflazione, prosegue lo studio, la Banca centrale europea (BCE) ha recentemente annunciato un nuovo programma di stimoli con un taglio del tasso sui depositi e un ritorno al quantitative easing. Le pressioni sui prezzi rimangono contenute condizionate dai livelli moderati dell’attività economica.

Ad agosto, l’inflazione complessiva, misurata come variazione annua dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA), è stata dell’1,0%. Si prevede che l’inflazione si attesti all’1,0% nel terzo trimestre per poi aumentare in misura contenuta in T4 (+1,1%) e nel primo trimestre 2020 (+1,4%). Le previsioni sull’inflazione sono basate sull’ipotesi tecnica che il prezzo del petrolio del Brent rimanga stabile a 62 dollari al barile e che il tasso di cambio dollaro/euro rimanga a 1,10 nell’orizzonte di previsione.

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Fabrizio Cerignale

Giornalista professionista, con in tasca un vecchio diploma da perito elettronico. Free lance e mobile journalist per vocazione, collabora da oltre trent’anni con agenzie di stampa e quotidiani, televisioni e siti web, realizzando, articoli, video, reportage fotografici. Giornalista generalista ma con una grande passione per la tecnologia a 360 gradi, da quella quotidiana, che aiuta a vivere meglio, alla robotica all’automazione.

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