Digitalizzazione e transizione ecologica: il futuro dell’industria grande assente della legge di bilancio 2023

Nel testo della prima bozza della legge di bilancio del Governo Meloni non c’è posto per il Digitale né per la formazione professionale in materia di digitalizzazione e transizione ecologica, due dei temi in cui le imprese faticano maggiormente a reperire le competenze necessarie. Manca anche il rifinanziamento della Nuova Sabatini.

Pubblicato il 23 Nov 2022

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I temi legati alle sfide più importanti che si trovano ad affrontare le imprese, la digitalizzazione e la transizione ecologica, si confermano i grandi assenti della legge di bilancio 2023.

Il testo del disegno di legge di bilancio (che trovate in fondo all’articolo nella versione definitiva del 29 novembre) testimonia la quasi totale assenza di questi temi dai progetti del Governo: manca un ritocco alle aliquote del piano Transizione 4.0, che da gennaio sarà più che dimezzato, non c’è nemmeno il rinnovo del credito d’imposta per la Formazione 4.0 né ci sono interventi per favorire la transizione ecologica dell’industria. Manca anche il rifinanziamento della Nuova Sabatini.

Le risorse della manovra sono state assorbite dal contrasto al caro energia e da altri interventi volti a rimarcare la linea politica del nuovo esecutivo. Che cosa c’è per il Digitale? Di fatto solo un fondo da 75 milioni per la digitalizzazione dell’agricoltura e il rifinanziamento dei contratti di sviluppo.

Legge di bilancio 2023, una “mention” per il Digitale nel Fondo per l’innovazione in agricoltura

Per la parola innovazione ci sono appena due riferimenti, mentre le parole “digitale” e “digitalizzazione” vengono utilizzate solo nell’articolo 77 relativo all’istituzione di un “Fondo per l’innovazione in agricoltura”.

Il fondo, che avrà una dotazione di 75 milioni di euro per ciascuno degli anni 2023, 2024 e 2025, si propone di “favorire lo sviluppo di progetti di innovazione finalizzati all’incremento della produttività nei settori dell’agricoltura, pesca e acquacoltura attraverso la diffusione delle migliori tecnologie disponibili per la gestione digitale dell’impresa, per l’utilizzo di macchine, soluzioni robotiche, sensoristica, piattaforme e infrastrutture 4.0, per il risparmio dell’acqua e la riduzione dell’impiego di sostanze chimiche, nonché l’utilizzo di sottoprodotti”

Il fondo potrà essere utilizzato “per la concessione, anche attraverso voucher, di agevolazioni alle imprese sotto qualsiasi forma, ivi inclusa la concessione di contributi a fondo perduto, contributi in conto interessi e garanzie su finanziamenti, nonché per la sottoscrizione di quote o azioni di uno o più fondi per il venture capital”.

Legge di bilancio 2023, Transizione 4.0 più che dimezzato

Come si era già intuito dal comunicato diffuso da Palazzo Chigi qualche giorno fa, infatti, nella manovra manca qualsiasi riferimento al piano Transizione 4.0: nessun ritocco alle aliquote, quindi, che dal 2023 saranno più che dimezzate per gli investimenti in beni materiali e immateriali 4.0.

A partire da gennaio per i beni materiali 4.0 le aliquote scendono dall’attuale 40% al 20% per investimenti fino a 2,5 milioni, dal 20% al 10% per investimenti da 2,5 a 10 milioni e dal 10% al 5% per investimenti da 10 a 20 milioni; per i software 4.0 si passa dalla superaliquota al 50% introdotta con il decreto aiuti al 20% per il 2023.

Finirà definitivamente la stagione del credito d’imposta per l’acquisto di beni strumentali ordinari sia materiali che software.

Non solo: mancano all’appello il rinnovo dell’incentivo per la Formazione 4.0 e il rifinanziamento della Nuova Sabatini.

Legge di bilancio 2023, niente rinnovo per il credito di imposta in formazione 4.0

Il 31 dicembre 2022, salvo auspicabili modifiche nel corso dell’esame in Parlamento, finirà l’esperimento del credito di imposta nella formazione 4.0.

L’amaro in bocca è particolarmente forte: nel decreto aiuti del 17 maggio 2022, infatti, si erano stabilite aliquote maggiorate per il 2022, ma il ritardo nei decreti attuativi ha di fatto trasformato quella norma in lettera morta.

Questo nonostante il fatto che i recenti dati pubblicati dal Ministero dello Sviluppo economico avevano invece sottolineato un cambiamento di tendenza nell’utilizzo dello strumento – che per anni non era stato sufficientemente utilizzato dalle imprese a causa di un rapporto benefici-costi non proprio ottimale –, con ben oltre 10.000 imprese che nel 2020 hanno scelto di usufruire di questo strumento.

Va sottolineato, inoltre, che sono proprio le competenze inerenti al digitale e alla transizione ecologica quelle che si stima avranno maggiore importanza nei prossimi anni nel mercato del lavoro e che le aziende ritengono tra le più importanti, a fronte di una difficoltà di reperimento che, in un Paese dove il 42% della popolazione di età compresa tra 16 e i 74 anni non possiede nemmeno competenze digitali di base, si aggrava sempre di più. Numeri che aveva portato a sperare in un cambiamento di rotta che, invece, non è avvenuto.

Stessa sorte per la Nuova Sabatini, la misura che aveva l’obiettivo di sostenere gli investimenti produttivi delle piccole e medie imprese per l’acquisto di beni strumentali, anche questa bisognosa di rifinanziamento per restare operativa.

Marginale anche lo spazio dedicato alla formazione professionale, che viene citata (oltre che nel passaggio relativo alla riformulazione del reddito di cittadinanza) nell’articolo 59 del testo, con il rifinanziamento del Fondo sociale per occupazione e formazione, incrementato di 100 milioni di euro annui a partire dal prossimo anno.

La manovra istituisce, inoltre, un “Fondo per accrescere il livello professionale nel turismo” da 5 milioni di euro per l’anno 2023 e 8 milioni di euro in ciascuno degli anni 2024 e 2025 per la “riqualificazione del personale già occupato nel settore e formazione di nuove figure professionali”.

Il Fondo per politiche industriali di sostegno alle filiere produttive del Made in Italy

Il disegno di legge presentato al Parlamento contiene, rispetto alla prima versione circolata, una novità anche nel campo delle politiche industriali, con l’istituzione (art. 74) di un Fondo per il potenziamento delle politiche industriali di sostegno alle filiere produttive del Made in Italy.

Il fondo avrà lo scopo di “sostenere lo sviluppo e modernizzazione dei processi produttivi e le connesse attività funzionali ad accrescere l’eccellenza qualitativa del made in Italy, nello stato di previsione del Ministero delle imprese e del made in Italy”.

Le risorse stanziate sono 5 milioni di euro per l’anno 2023 e 95 milioni per il 2024. I settori di intervento ammissibili al finanziamento e le modalità in cui saranno ripartite le risorse verranno indicate da uno o più decreti del Ministero delle imprese ed il made in Italy, da adottarsi di concerto con il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e con il Ministero dell’economia e delle finanze.

Una misura introdotta, spiega la relazione che accompagna l’istituzione del fondo, “in quanto l’industria italiana vede il principale ostacolo nella lenta produttività, causata anche dalla presenza massiva di piccole industrie familiari”.

Fondo di garanzia per le PMI, altri 800 milioni per il 2023

Il documento contiene all’articolo 72 anche la proroga, di 12 mesi, dell’estensione dell’applicazione della disciplina transitoria inerente il Fondo di garanzia per le PMI, lo strumento a sostegno degli investimenti delle imprese.

La disciplina transitoria, ricordiamo, era stata istituita come forma di “sostegno speciale e temporaneo, da parte dello stesso fondo, istituito nel contesto delle misure di contrasto agli effetti della crisi ucraina” e stabiliva una garanzia dell’80% sul prestito, per esigenze diverse dal sostegno alla realizzazione di investimenti, per un ammontare massimo di 5 milioni di euro.

La disciplina transitoria, che doveva terminare il 31 dicembre 2022, sarà quindi applicata fino al 31 dicembre 2023. Una mossa che, specifica il Governo, si ritiene necessaria “in considerazione del perdurare delle esigenze di liquidità e di investimento delle imprese, specie volte all’efficientamento e alla diversificazione delle fonti di energia”.

Per l’anno 2023, quindi, il fondo potrà contare su 800 milioni di euro

Contratti di sviluppo, arriva il rifinanziamento

Confermato (art. 70) anche il rifinanziamento per i contratti di sviluppo – strumento introdotto nell’ordinamento dall’articolo 43 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, ed operativo dal 2011 – , che rappresenta il principale strumento agevolativo dedicato al sostegno di programmi di investimento produttivi strategici ed innovativi di grandi dimensioni.

Lo strumento è stato, negli anni, più volte rinnovato e rifinanziato, con gli ultimi interventi che hanno riguardato la legge di bilancio per il 2021 (1.950 milioni di euro per gli anni dal 2022 al 2036) e dal decreto-legge 9 agosto 2022, n. 115 (524 milioni di euro per gli anni dal 2022 al 2030, di cui il 50% destinati ai soli programmi di sviluppo per la tutela ambientale).

Ulteriori risorse sono state destinate dalla Deliberazione CIPESS n. 7 del 14 aprile 2022 concernente il Fondo sviluppo e coesione 2021-2027 (2 miliardi di euro) e dal decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36, concernente il rafforzamento delle aree ZES (250 milioni di euro).

La relazione illustrativa che ha accompagnato il disegno di legge di bilancio ha sottolineato il successo della misura.

“Alla luce dei risultati conseguiti e dei dati di operatività, lo strumento agevolativo si è dimostrato in grado di intercettare e soddisfare un’ampia gamma di esigenze imprenditoriali, anche alla luce degli ampi margini di flessibilità che caratterizzano le modalità attuative, registrando negli anni una forte risposta da parte del tessuto produttivo ed una sempre crescente richiesta di intervento”, si legge.

Tuttavia, visti i risultati ottenuti e la domanda da parte delle imprese, il Governo ha ritenuto necessario un ulteriore intervento per aggiungere a fondi sopra menzionati altri fondi per il periodo 2023-2027.

“Le domande già presentate al Soggetto gestore determinano, infatti, un fabbisogno di risorse ampiamente superiore alle dotazioni nel tempo assegnate allo strumento agevolativo, anche considerando un congruo tasso di respingimento delle istanze che, sulla base dei dati storici, può essere quantificato nell’ordine del 30/40%”, continua il documento.

Pertanto, il Governo ha deciso di stanziare ulteriori fondi da destinare alla misura, così ripartiti:

  • 160 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2023 al 2027 e 240 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2028 al 2037 per i programmi di sviluppo industriale, ivi compresi i programmi riguardanti l’attività di trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli, e per i programmi di sviluppo per la tutela ambientale
  • 40 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2023 al 2027 e 60 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2028 al 2037 per i programmi di sviluppo di attività turistiche

Iniziative rivolte alle materie STEM

Il tema trova invece un po’ più spazio a livello scolastico, dove il Governo si impegna a sostenere la formazione inerente le materie STEM, ambito in cui l’Italia è tra i peggiori Paesi in Europa e dove, soprattutto, è molto marcata la differenza di genere.

A questo proposito, come indica l’art. 98 della manovra, il Ministero dell’istruzione e del merito si muoverà lungo queste direttive:

  • definizione di linee guida per l’introduzione, nel piano triennale dell’offerta formativa delle istituzioni scolastiche dell’infanzia, del primo e del secondo ciclo di istruzione e nella programmazione educativa dei servizi educativi per l’infanzia, di azioni dedicate a rafforzare nei curricoli lo sviluppo delle competenze
    matematico-scientifico-tecnologiche legate agli specifici campi di esperienza e l’apprendimento delle discipline STEM
  • azioni di informazione, sensibilizzazione e formazione rivolte alle famiglie, in particolare in occasione della celebrazione nelle istituzioni scolastiche e educative della “Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza” per incoraggiare la partecipazione ai percorsi di studio STEM, principalmente delle alunne e delle studentesse, superando gli stereotipi di genere
  • creazione di reti di scuole e di alleanze educative per la promozione dello studio delle discipline STEM

Proroga del credito d’imposta per le spese di consulenza relative alla quotazione delle PMI

È arrivata invece, in linea con le aspettative, la proroga del credito d’imposta per le spese di consulenza relative alla quotazione delle PMI (art. 73). La misura riconosce alle PMI che successivamente alla data di entrata in vigore della legge iniziano una procedura di ammissione alla quotazione in un mercato regolamentato o in sistemi multilaterali di negoziazione di uno Stato membro dell’Unione europea o dello Spazio economico europeo è riconosciuto un credito d’imposta, fino ad un importo massimo nella misura di 2500.000 nel caso che tale procedura vada a buon fine.

Il contributo, a copertura del 50% delle spese di consulenza sostenuti fino al 31 dicembre del 2022, viene riconosciuto nel limite di:

  • 20 milioni di euro per il 2019
  • 30 milioni di euro per ciascuno degli anni 2020 e 2021
  • 35 milioni di euro per l’anno 2022
  • 5 milioni di euro per l’anno 2023
  • 20 milioni per ciascuno degli anni 2024, 2025 e 2026

Aiuti contro il caro energia per le imprese energivore

Confermate anche le maggiorazioni degli aiuti contro il caro energia per bar, ristoranti e negozi (dal 30% al 35%) e per le imprese energivore e gasivore (dal 40% al 45%).

Nello specifico (art. 68), la manovra predispone per le imprese energivore che hanno riscontrato un incremento del costo per kWh superiore al 30% rispetto al medesimo periodo dell’anno 2019. A queste viene riconosciuto un contributo straordinario a parziale compensazione dei maggiori oneri sostenuti, sotto forma di credito di imposta, pari al 45% delle spese sostenute per la componente energetica acquistata ed effettivamente utilizzata nel primo trimestre 2023.

Il credito di imposta è riconosciuto anche in relazione alla spesa per l’energia elettrica prodotta dalle imprese di cui al primo periodo e dalle stesse autoconsumata nel primo trimestre 2023.

L’agevolazione scende al 35% dei costi sostenuti nel caso di aziende dotate di contatori di energia elettrica di potenza disponibile pari o superiore a 4,5 kW, diverse
dalle imprese classificate come “a forte consumo di energia elettrica.

Per le imprese a forte consumo di gas naturale, invece, il credito di imposta riconosciuto è invece pari al 45% della spesa sostenuta per l’acquisto del medesimo gas, consumato nel primo trimestre solare del 2023, per usi energetici diversi dagli usi termoelettrici, qualora il prezzo di riferimento del gas naturale abbia registrato un incremento superiore al 30% del corrispondente prezzo medio riferito al medesimo trimestre dell’anno 2019.

Il sostegno alle assunzioni a tempo indeterminato

Riconfermate anche le agevolazioni per le assunzioni a tempo indeterminato che, nella visione dell’Esecutivo, dovranno anche “promuovere l’inserimento stabile nel mercato del lavoro dei beneficiari del reddito di cittadinanza” (cancellato a partire dal 2024 e sostituito con uno strumento a favore degli over 60 e dei fragili).

Nello specifico (art. 52), si conferma l’esonero per un periodo massimo di 12 mesi dal versamento dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro, con esclusione dei premi e contributi dovuti all’Inail nel limite massimo di importo pari a 6.000 euro su base annua, per quei datori di lavoro privati che, a decorrere dal 1º gennaio 2023 al 31 dicembre 2023, assumono lavoratori con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato è riconosciuto.

L’esonero è riconosciuto anche per le trasformazioni dei contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato effettuate a decorrere dal 1º gennaio 2023 al 31 dicembre 2023.

L’agevolazione è riconosciuta anche nel caso di nuove assunzioni a tempo indeterminato e alle trasformazioni dei contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato (sempre dal 1º gennaio 2023 al 31 dicembre 2023) di giovani e donne.

Rinvio di plastic tax e sugar tax

La manovra (art. 16) prevede anche il rinvio della plastic tax (una tassa del valore fisso di 0,45 centesimi di euro per ogni chilo di prodotti di plastica monouso venduto) e della sugar tax, un’imposta sul consumo di bevande analcoliche edulcorate, avente la finalità di limitare, attraverso la penalizzazione fiscale, il consumo di bibite che hanno un elevato contenuto di sostanze edulcoranti aggiunte.

Istituite nel 2019, dall’ex Governo Conte e mai entrate in vigore, erano destinate a produrre un gettito fiscale di 660 milioni di euro. Entrambe le misure sarebbero dovute entrare in vigore dal 1° gennaio 2023, ma la data è slittata nuovamente, questa volta al 1° gennaio 2024.

La reazione di Confindustria, Bonomi: “Industria 4.0 diventi strutturale, torni Patent Box”

Nonostante il testo approdato alla Camera contenga, rispetto alla prima bozza circolata, alcune disposizioni per le imprese e per l’industria, resta comunque la delusione per il mancato intervento sul Piano Transizione 4.0, richiesto a gran voce dalle associazioni di rappresentanza del mondo industriale.

“La politica deve svolgere ruolo di facilitatore per rendere le imprese più competitive: Industria 4.0 è da ripristinare integralmente ed è da potenziare rendendolo
un incentivo strutturale e non più a tempo”, ha commentato il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi.

Bonomi ha poi sottolineato la necessità di ripristinare anche il Patent Box nella sua forma originaria, agevolazione nata per incentivare le imprese a formalizzare il proprio patrimonio di proprietà intellettuale e che, ricordiamo, aveva subito diverse modifiche ad opera del precedente esecutivo.

Lo strumento, infatti, era stato in un primo momento rivoluzionato dal Decreto Fiscale del 21 ottobre 2021. Il Governo aveva, in seguito alle pressioni provenienti dal mondo imprenditoriale, fatto una marcia indietro, inserendo una revisione nella legge di bilancio del 2021, che aveva portato il beneficio dal 90% al 110%, ma aveva escluso dall’ambito dei beni agevolabili i marchi di impresa (che non erano presenti nella vecchia disciplina ed erano stati introdotti dal Decreto fiscale), limitando così l’ambito di applicazione della norma ai beni oggetto di brevetto o comunque giuridicamente tutelati.

Una mossa che, secondo le rimostranze del mondo imprenditoriale, avrebbe agevolato la spesa invece che l’innovazione effettivamente introdotta sul mercato.

Il testo in Pdf del disegno di legge di Bilancio 2023

Legge Bilancio 2023 TESTO BOLLINATO 291122rid_221129_153725

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Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

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