Dalle competenze inadeguate all’arroganza della meritocrazia: l’analisi socioeconomica di Annamaria Simonazzi al World Manufacturing Forum

Pubblicato il 02 Ott 2018

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Tra i protagonisti del World Manufacturing Forum, l’evento internazionale che si è tenuto la settimana scorsa a Cernobbio, c’era anche la professoressa Annamaria Simonazzi, insegnante di Economia all’Università di Roma La Sapienza.

L’evento è stato seguito da circa mille persone, che hanno ascoltato i numerosi relatori chiamati a intervenire su temi legati all’industria manifatturiera, proposta come possibile “architetto per la prosperità sociale”. Nel suo intervento durante una delle tavole rotonde del mattino, la professoressa Simonazzi ha fatto un’analisi di carattere sociologico e politico-economico sull’impatto che le nuove tecnologie hanno non solo sul mondo del lavoro, ma anche sul tessuto sociale del Paese.

Lo skill mismatch

La professoressa Simonazzi ha evidenziato come le nuove tecnologie richiedano competenze particolari, che risultano difficili da trovare nelle persone. La mancanza è in primis attribuibile al sistema scolastico: manca infatti una corrispondenza tra “le competenze che le industrie richiedono e quelle che la scuola produce”, ha spiegato la professoressa ai nostri microfoni. “La politica che viene suggerita è che l’istruzione intervenga in questo ambito, sin dalle scuole elementari. L’Italia su questo deve fare molti passi avanti”.

L’arroganza della meritocrazia

Tuttavia, l’onere di risolvere il problema non va delegato solo al mondo dell’istruzione: “Bisogna fare attenzione all’illusione che l’istruzione possa colmare tutte le disuguaglianze”, ha spiegato la docente, che ha sottolineato un pensiero del filosofo statunitense Michael Sandel, che parla di meritocratic hubris, l’arroganza della meritocrazia. In un articolo pubblicato nel 2017 sulla testata The Guardian, Sandel attribuisce a questo particolare fenomeno sociale l’insorgenza del populismo in politica: “L’enfasi nel cercare una chiara meritocrazia, nella quale la posizione sociale riflette sforzi e talenti, ha un effetto moralmente corrosivo sul modo in cui noi interpretiamo il nostro successo o la mancanza di esso”, scrive il filosofo: situazione che porta a “rabbia e risentimento”.

Un concetto che la professoressa Simonazzi applica anche al mondo delle nuove tecnologie e alla loro influenza sul mercato del lavoro: “Bisogna pensare a politiche volte a ridistribuire, ad aiutare chi è rimasto indietro, per evitare lo scollamento sociale”, ha sottolineato la docente durante il convegno.

Gli interventi suggeriti da Simonazzi

Per evitare che il divario dovuto alle competenze specifiche impatti in modo negativo sulla società, secondo Annamaria Simonazzi non basta intervenire a livello scolastico garantendo un’istruzione maggiore. Servono “interventi di carattere sistemico, partendo dalle politiche macroeconomiche”, ha suggerito.

Importante, secondo la studiosa, anche che il Governo indirizzi le aziende affinché investano in modo mirato dando “un’idea di indirizzo”. Bisogna poi prendere le sfide sociali del futuro come opportunità: “L’invecchiamento della popolazione, le tematiche ambientali, sono sfide ma anche opportunità che possono portare alla creazione di posti di lavoro e rendere meno difficile la ridistribuzione tra chi guadagna e chi perde”, ha sottolineato la professoressa.

Ascoltate le sue parole nell’intervista che abbiamo realizzato a Cernobbio.

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Nicoletta Pisanu

Giornalista, collabora da anni con testate nazionali e locali. Laureata in Linguaggi dei Media e in Scienze sociali applicate all'Università Cattolica di Milano, è specializzata in cronaca.

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