Nel 2019 economia europea ancora in crescita (con l’Italia al palo)

La Commissione Europea prevede che nel 2019 il PIL dovrebbe crescere dell’1,4 % nell’UE e dell’1,2 % nella zona Euro. Per l’Italia solo un magro +0,1%.

Pubblicato il 07 Mag 2019

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L’economia europea continua a migliorare: nel complesso nel 2019 il PIL dovrebbe crescere dell’1,4 % nell’UE e dell’1,2 % nella zona Euro. Lo comunica la Commissione Europea, che ha presentato le sue previsioni economiche stagionali aggiornate tenendo conto di dati fino al 24 aprile 2019.

Per quanto riguarda l’Italia la Commissione prevede una crescita per quest’anno dello 0,1% (lo 0,7% invece per il 2020), dato che attesta il Belpaese come fanalino di coda in Europa in termini di crescita. Il rapporto deficit/PIL è previsto al 2,5% nel 2019 e al 3,5% nel 2020. Crescerà anche il debito pubblico, passando al 133,7% del Pil nel 2019 fino al 135,2% nel 2020.

“C’è corrispondenza, questa volta, tra le nostre previsioni e quelle della Commissione, anche se in quelle di Bruxelles c’è un leggero minor ottimismo”, ha commentato il Ministro dell’Economia e delle Finanze Giovanni Tria. “Bruxelles però non ha tenuto conto dei dati italiani sul primo trimestre del 2019. La discrepanza riguarda invece il deficit del 2020, perché la valutazione Ue è fatta sempre a politiche invariate e non a legislazione invariata come la nostra. E ricordo che nel Def, approvato dal Governo e dal Parlamento, si chiede di mantenere fermi, aumento dell’Iva o no, gli obiettivi di deficit pubblico. Sul deficit del 2020 le previsioni mi paiono più politiche che economiche. Comunque tra quattro mesi le previsioni politiche ed economiche finiranno per ricongiungersi”.

Le previsioni della Commissione Europea

Si prevede che nel 2019 l’economia europea continui a crescere per il settimo anno consecutivo, con un aumento del PIL reale in tutti gli Stati membri dell’UE. Dato il persistere di incertezze a livello globale, saranno le dinamiche interne a sostenere l’economia europea. La crescita dovrebbe accelerare nuovamente l’anno prossimo.

Il recente rallentamento della crescita globale e del commercio mondiale, insieme all’elevata incertezza sulle politiche commerciali, incidono negativamente sulle prospettive di crescita del prodotto interno lordo (PIL) nel 2019 e nel 2020. Un altro fattore è rappresentato dalla persistente debolezza del settore manifatturiero, soprattutto nei paesi che devono affrontare problemi specifici nell’industria automobilistica.

Le previsioni si basano su una serie di ipotesi tecniche relative ai tassi di cambio, ai tassi di interesse e ai prezzi delle materie prime, aggiornate al 24 aprile 2019. Per tutti gli altri dati, comprese le ipotesi relative alle politiche governative, le previsioni tengono conto delle informazioni disponibili fino al 23 aprile incluso. A meno che le politiche non siano sufficientemente dettagliate e annunciate in modo credibile, le proiezioni presuppongono che restino invariate. Le prossime previsioni della Commissione europea saranno un aggiornamento del PIL e delle proiezioni dell’inflazione nelle previsioni economiche dell’estate 2019.

Il rallentamento del PIL dovrebbe concludersi nel 2019

Poiché il commercio mondiale e la crescita dovrebbero rimanere più deboli quest’anno e il prossimo rispetto al ritmo sostenuto che ha caratterizzato il 2017, la crescita economica in Europa si baserà interamente sull’attività interna. Oggi il numero dei cittadini europei che hanno un lavoro è il più alto di sempre e, stando alle previsioni, l’occupazione dovrebbe continuare a crescere, anche se a un ritmo più lento. Questo, accompagnato da un aumento dei salari, un’inflazione contenuta, condizioni di finanziamento favorevoli e misure di stimolo fiscale in alcuni Stati membri, dovrebbe stimolare la domanda interna.

Nel 2020 i fattori interni negativi dovrebbero attenuarsi e l’attività economica al di fuori dell’UE dovrebbe conoscere una ripresa, anche grazie a condizioni finanziarie globali più favorevoli e a politiche di stimolo in alcune economie emergenti. Per il prossimo anno si prevede un leggero rafforzamento della crescita del PIL, che dovrebbe raggiungere l’1,6 % nell’UE e l’1,5 % nella zona euro. Sui dati relativi al 2020 incide anche il maggior numero di giorni lavorativi nel corso dell’anno.

Diminuisce la disoccupazione

Le condizioni del mercato del lavoro hanno continuato a migliorare, nonostante il rallentamento della crescita verso la fine del 2018. La disoccupazione, ancora troppo elevata in alcuni Stati membri, a livello dell’UE è scesa al tasso più basso registrato dall’inizio della serie mensile dei dati nel gennaio 2000 (6,4 % nel marzo 2019). La disoccupazione nella zona euro è attualmente al livello più basso dal 2008.

Nel corso dei prossimi due anni si prevede un rallentamento del tasso di crescita dell’occupazione in conseguenza di una crescita più moderata e del venire meno di misure di bilancio temporanee in alcuni Stati membri. Nell’UE il tasso di disoccupazione dovrebbe continuare a diminuire nel 2019 raggiungendo il 6,2 % nel 2020. Per quanto riguarda la zona euro, il tasso di disoccupazione dovrebbe scendere al 7,7 % nel 2019 e al 7,3 % nel 2020, un livello inferiore rispetto a prima dell’inizio della crisi nel 2007.

Contenimento dell’inflazione e diminuzione debito

L’inflazione nell’UE dovrebbe scendere all’1,6 % quest’anno e quindi risalire all’1,7 % nel 2020. L’inflazione complessiva della zona euro è scesa dall’1,9 % nell’ultimo trimestre del 2018 all’1,4 % nel primo trimestre di quest’anno a causa dei minori aumenti dei prezzi dell’energia. Con il previsto ulteriore rallentamento dell’inflazione dei prezzi dell’energia nei prossimi trimestri e pochi segnali del fatto che l’aumento della crescita salariale abbia alimentato le pressioni di fondo sui prezzi, l’inflazione della zona euro (indice armonizzato dei prezzi al consumo) dovrebbe attestarsi all’1,4 % sia nel 2019 che nel 2020.

Il rapporto debito/PIL dovrebbe diminuire nella maggior parte degli Stati membri nel 2019 e nel 2020 poiché i disavanzi rimangono bassi e la crescita del PIL nominale dovrebbe rimanere più elevata del tasso di interesse medio sul debito in essere. Nell’ipotesi di politiche invariate, il rapporto debito/PIL dell’UE dovrebbe scendere dall’81,5 % nel 2018 all’80,2 % nel 2019 e al 78,8 % nel 2020. Il rapporto debito/PIL aggregato della zona euro dovrebbe scendere dall’87,1 % nel 2018 all’85,8 % nel 2019 e all’84,3 % nel 2020.

Il disavanzo pubblico aggregato dell’UE dovrebbe passare dallo 0,6 % del PIL nel 2018 all’1 % sia nel 2019 che nel 2020. Anche per quanto concerne la zona euro dovrebbe aumentare passando dallo 0,5 % del PIL nel 2018 allo 0,9 % nel 2019, per poi rimanere invariato nel 2020, nell’ipotesi di politiche invariate. L’aumento di quest’anno è dovuto principalmente a una più lenta crescita del PIL e a politiche di bilancio espansive in alcuni Stati membri.

Rischi di revisione al ribasso

Sulle prospettive continuano a pesare notevoli rischi di revisione al ribasso. Il rischio di misure protezionistiche a livello globale e l’attuale rallentamento della crescita del PIL e del commercio su scala mondiale potrebbero risultare più persistenti del previsto, in particolare se la crescita in Cina risulterà deludente. Per l’Europa i rischi principali sono quelli legati a una Brexit senza accordo e alla possibilità di un protrarsi delle perturbazioni temporanee che gravano attualmente sul settore manifatturiero. Vi è inoltre il rischio che l’aumento dell’incertezza politica e misure meno favorevoli alla crescita possano tradursi in una riduzione degli investimenti privati.

Per quanto riguarda gli aspetti positivi, i consumi e gli investimenti privati nell’UE potrebbero rivelarsi più resilienti del previsto, in particolare se la fiducia delle imprese e dei consumatori risulterà meno sensibile all’incertezza e ai venti contrari sul mercato interno, e se sarà accompagnata da misure di politica di bilancio più forti delle attese nei paesi con un margine di bilancio e da riforme favorevoli alla crescita.

Per l’UK solo ipotesi tecniche

Alla luce del processo di recesso del Regno Unito dall’UE, le proiezioni per il 2019 e il 2020 si fondano sull’ipotesi puramente tecnica dello status quo in termini di relazioni commerciali tra l’UE a 27 e il Regno Unito.

Si tratta di un’ipotesi adottata unicamente a fini di previsione, che non ha alcuna incidenza sul processo in corso nell’ambito della procedura prevista dall’articolo 50.

Le analisi

Valdis Dombrovskis, Vicepresidente responsabile per l’Euro e il dialogo sociale, nonché per la stabilità finanziaria, i servizi finanziari e l’Unione dei mercati dei capitali, ha dichiarato: “L’economia europea si sta dimostrando resiliente dinanzi a un ambiente esterno meno favorevole, caratterizzato anche da tensioni commerciali. La crescita dovrebbe proseguire in tutti gli Stati membri dell’UE e accelerare l’anno prossimo, sostenuta da una forte domanda interna, da un aumento costante dell’occupazione e da costi di finanziamento modesti. Tuttavia, sulle prospettive pesano notevoli rischi. Sul fronte esterno vi è il rischio di un’ulteriore intensificazione dei conflitti commerciali e delle debolezze dei mercati emergenti, in particolare la Cina. In Europa è importante prestare attenzione all’eventualità di una Brexit senza accordo, all’incertezza sul piano politico e a un possibile ritorno del circolo vizioso tra emittenti sovrani e banche”.

Pierre Moscovici, Commissario per gli Affari economici e finanziari, la fiscalità e le dogane, ha dichiarato: “L’economia europea continuerà a crescere nel 2019 e nel 2020. La crescita rimane positiva in tutti i nostri Stati membri e continuano ad arrivare buone notizie sul fronte dell’occupazione e della crescita dei salari. Ciò indica una tenuta dell’economia europea di fronte a una situazione globale meno favorevole e a una persistente incertezza. Tuttavia, dobbiamo essere pronti a sostenere maggiormente l’economia, se necessario, e ad adottare ulteriori riforme per stimolare la crescita. Soprattutto dobbiamo evitare di scivolare nel protezionismo, che non farebbe altro che esacerbare le tensioni sociali ed economiche esistenti nelle nostre società”.

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Nicoletta Pisanu

Giornalista, collabora da anni con testate nazionali e locali. Laureata in Linguaggi dei Media e in Scienze sociali applicate all'Università Cattolica di Milano, è specializzata in cronaca.

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