La fiducia degli imprenditori è al massimo, ma l’Italia deve correre di più

The European House Ambrosetti registra un aumento delle attese di manager e imprenditori per lo sviluppo economico, che la politica non deve frenare

Pubblicato il 02 Set 2017

L’attesa è di vedere il sereno all’orizzonte. Dal sondaggio di rito tra i 350 imprenditori, amministratori delegati e manager di grande società italiane e multinazionali che siedono nel proprio club, The European House Ambrosetti (TEHA) registra che a settembre la fiducia sulla situazione economica del Belpaese non è mai stata così alta negli ultimi tre anni.

La velocità della crescita

In un rapporto pubblicato ieri, in occasione dell’apertura dei lavori del 43esimo Forum che organizza ogni anno a Cernobbio, il think tank evidenzia che “gli indicatori di sentiment di Ambrosetti Club sulla situazione economica attuale e sulle prospettive raggiungono valori record e indicano una accelerazione della ripresa anche nei prossimi mesi”. Il messaggio è rivolto alla politica: non frenare questa crescita, visto che i risultati conseguiti negli ultimi mesi, benché positivi, non bastano a colmare la distanza con gli altri Paesi europei.

“L’aumento dell’attività economica è un fatto positivo, ma se vogliamo salire dobbiamo correre più degli altri, non più di ieri. E noi, oggi, corriamo più lentamente degli altri”, si legge nello studio del think tank, guidato dall’amministratore delegato Valerio De Molli. Anche il taglio del debito pubblico, che l’anno scorso è sceso dello 0,1%, è tra i risultati più modesti messi a segno dagli Stati dell’Unione europea.

L’ad di The European House Ambrosetti, Valerio De Molli

Ventata di ottimismo

Il barometro di Ambrosetti sulla fiducia degli imprenditori dimostra che ha raggiunto il livello più alto da marzo del 2014. L’indice di fiducia sulla situazione attuale del business, calcolato ogni tre mesi, a settembre raggiunge quota 38,5, dieci punti in più rispetto a giugno. Un anno fa era a 12,2. A dicembre del 2014 aveva toccato il punto più basso: 3,4 punti.

Anche sulle prospettive del mercato del lavoro i vertici delle imprese in Italia sono ottimisti: 20,8 punti, rispetto ai 4,7 punti di giugno e i 3,3 di settembre dello scorso anno. In rialzo anche l’indice sulla previsione degli investimenti, a 32,3, vicino al record di 32,7 di dicembre del 2016.

“Gli imprenditori e i manager della nostra business community percepiscono una situazione economica di ripresa sostenuta – si legge nel rapporto -. Leonardo Salcerini, Amministratore Delegato di Toyota Material Handling Italia, ci dice che negli ultimi mesi ha registrato un vero e proprio boom di vendite, che su alcuni segmenti hanno superato i valori precrisi del 2008”.

I nodi da sciogliere

L’ottimismo degli imprenditori, però, si colloca in un quadro complesso.I problemi che rallentano la locomotiva italiana sono i cronici malanni, che ormai, a forza di essere ripetuti, non fanno più effetto: “la bassa produttività, il peso eccessivo della burocrazia, la limitata apertura alla concorrenza nelle professioni e nei servizi pubblici, l’elevata pressione fiscale, la bassa efficienza del sistema giudiziario e la presenza elevata di Piccole e Medie Imprese”.

L’esempio delle tasse è lampante. Il governo dovrà intervenire sul Fisco, come ricordano anche i ricercatori del TEHA. E la conseguenza naturale, se aumenta la pressione fiscale, è che la crescita rallenti. “Ed è quello che non bisogna fare, in un momento in cui la ripresa prende vigore come mai era accaduto negli ultimi anni”, si legge nel rapporto.

Digitalizzare il pubblico

Secondo le conclusioni del rapporto Ambrosetti, una delle leve che potrebbe puntellare la crescita è la digitalizzazione della pubblica amministrazione, “anche attraverso l’inserimento di nuove e giovani competenze. Nelle amministrazioni centrali, ad esempio, la percentuale di persone con età superiore ai 55 anni è tra le più alte al mondo e di oltre 20 punti percentuali sopra la media dell’OECD. In Italia si attesta al 45,4%, mentre la media dei Paesi OECD si attesta al 24,9%”.

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Luca Zorloni

Cronaca ed economia mi sono sembrate per anni mondi distanti dal mio futuro. E poi mi sono ritrovato cronista economico. Prima i fatti, poi le opinioni. Collaboro con Il Giorno e Wired e, da qualche mese, con Innovation Post.

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