Un cuore Made in Italy per la super risonanza magnetica coreana

La Corea pronta a realizzare la risonanza magnetica più grande del mondo per lo studio del cervello. Ma il “super magnete” è italiano e porta inciso il logo della tragedia di Genova

Pubblicato il 21 Dic 2018

Asg Superconductor Magnete più grande del mondo

La risonanza magnetica dei record sarà realizzata in Corea del Sud, in un centro di eccellenza a livello mondiale, la clinica universitaria GIL della Gachon University, ma il cuore, che si chiama Allegra e ha impresso il logo “Genova nel cuore” con l’immagine stilizzata di Ponte Morandi, è stato progettato e sviluppato in Italia, nel capoluogo ligure, da ASG Superconductors, la stessa azienda che ha realizzato, solo per fare un esempio, i magneti che hanno scoperto il Bosone di Higgs al CERN di Ginevra. 

Il progetto di Allegra è molto ambizioso perché si tratta del magnete ad “ultra alto campo” più potente al mondo per lo studio del cervello. Un magnete che ha una potenza di 11,7 Tesla, un valore quasi quattro volte superiore a quella utilizzata nelle risonanze tradizionali. Per arrivare a questo risultato, quindi, si è creata una struttura che pesa 70 tonnellate e misura 3.5 metri e che, al suo interno racchiude oltre 400 km di cavo superconduttore. 

A cosa servirà il magnete Allegra

Questo magnete, quindi, potrà essere utilizzato ai fini di ricerca di studio del cervello, che per sue caratteristiche di densità richiede molta potenza. È una volta che sarà in funzione in Corea renderà possibile avere immagini molto più approfondite e precise di quelle delle risonanze magnetiche attuali per seguire studi clinici per la cura di Parkinson, Alzheimer, aneurisma e ictus. Più in generale sarà possibile approfondire gli studi relativi ai processi di funzionamento del cervello, le emozioni e anche studi relativi agli effetti di sostanze stupefacenti.

“Questo magnete ha una definizione dell’immagine così precisa – sottolinea Sergio Frattini, amministratore delegato Asg Superconductors – che consente ai dottori e agli scienziati di discriminare quali parti del cervello si attivano in un malato di Alzheimer piuttosto che in un cervello sano e, quindi, di ipotizzare la cura del futuro. E di questo progetto ci piace pensare che avrà ricadute importanti  anche sulla vita delle persone”.

Competenze di altissimo livello per un progetto lungo tre anni

Per realizzare questo magnete l’azienda di semiconduttori ha messo in campo tutte le sue professionalità e le competenze. “Se consideriamo la parte progettuale, fino alla consegna in Corea e al test finale – spiega Frattini – ci vogliono quasi tre anni. Le competenze sono molteplici sia per la parte tecnica di progettazione, abbiamo ingegneri e fisici, ma anche per quanto riguarda la parte di officina con operai che si sono ultraspecializzati, progetto dopo progetto”. 

“Nello sviluppo di questo magnete, quindi, abbiamo trasferito  tutte le nostre competenze in quei campi che, per noi, sono più tradizionali, come la fusione che è l’energia pulita del futuro, e la fisica delle alte energie, dove noi collaboriamo con i maggiori centri di ricerca mondiali, dal CERN di Ginevra all’Enea o l’istituto nazionale di fisica nucleare”.

Un superconduttore lungo come un’autostrada, oltre 400 km

“La parte progettuale è fondamentale – prosegue l’Ad di Asg Superconductor – a partire dalle singole bobine, che sono, poi, quelle che definiscono non solo l’intensità di campo, gli 11,74 Tesla che siamo riusciti a raggiungere, ma anche l’omogeneità del campo, cioè quanto il magnete è preciso a prendere le immagini”.

“Per arrivare a questo risultato ci vogliono quasi 400 km di filo superconduttivo racchiusi all’interno delle bobine. Il magnete, così come lo vedete adesso, pesa 60 tonnellate. Insomma – sottolinea Frattini – si è trattato di un lavoro di progettazione e sviluppo notevole che ci rende molto orgogliosi”.

Le sfide del futuro, il superconduttore ad alta temperatura

Per Asg Superconductor, comunque, questa è stata una fase dello sviluppo anche perché le sfide future sono molteplici. “Noi lavoriamo su nicchie, e quindi su magneti speciali – continua – e il prossimo passo sarà quello di sviluppare magneti attraverso una tecnologia che già abbiamo a disposizione, che è il nostro filo superconduttivo. Si tratta di un filo che ha la peculiarità di essere ad alta temperatura e che, di conseguenza, non ha bisogno dell’elio liquido, come in questo magnete, e questo semplifica molto l’utilizzo”. 

Lo sguardo,,però, va anche a progetti che sono allo studio in alcuni paesi e che sono particolarmente complessi, “La tendenza sta spingendo verso magneti ancora più potenti di questo. Alcuni centri di ricerca e ospedali, Cina e Stati Uniti, stanno pensando a un magnete di 14 Tesla, che nessuno ha mai fatto ma nemmeno progettato e pensato. Stiamo cominciando a ragionare in questi termini, anche se serviranno anni per avere un risultato concreto in un progetto che, a oggi, è ai confini della tecnologia disponibile”.

Nel logo del Ponte tutto l’orgoglio di Genova

Il magnete Il magnete è stato consegnato ai ricercatori coreani in una cerimonia celebrativa nello stabilimento di ASG che sorge in prossimità della parte ovest del Ponte Morandi, proprio a ridosso di quella che, dopo la caduta del Ponte è diventata zona rossa. Non a caso, quindi, oltre al logo dell’azienda e al nome è stato riportato anche il logo “Genova nel cuore” per ricordare le 43 vittime del tragico incidente.

“Noi stavamo lavorando al magnete nei giorni in cui, purtroppo, il ponte è caduto – ricorda Frattini – ma dovevamo rispettare una consegna e lo abbiamo fatto, abbiamo continuato a lavorare. Anche se siamo nella zona rossa, sotto il ponte, la gente ha continuato a venire in azienda e crediamo che questo possa essere il nostro piccolo contributo per Genova, per dimostrare che la città ce la può fare e può continuare, migliorare e emozionarsi. È una parte molto emozionante, che abbiamo condiviso con tutti. E tutti hanno deciso di affrontare questa sfida e andare avanti, nonostante tutte le difficoltà che abbiamo avuto”.

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Fabrizio Cerignale

Giornalista professionista, con in tasca un vecchio diploma da perito elettronico. Free lance e mobile journalist per vocazione, collabora da oltre trent’anni con agenzie di stampa e quotidiani, televisioni e siti web, realizzando, articoli, video, reportage fotografici. Giornalista generalista ma con una grande passione per la tecnologia a 360 gradi, da quella quotidiana, che aiuta a vivere meglio, alla robotica all’automazione.

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