Chirurgia robotica: i cittadini lombardi sono i più curiosi e meno preoccupati d’Italia

Secondo uno studio Ipsos i cittadini lombardi sono più curiosi e meno preoccupati per l’introduzione dell’Intelligenza Artificiale anche in campo chirurgico.

Pubblicato il 18 Mag 2019

Chirurgia robotica

Quante persone conoscono la chirurgia robotica? Qual è il loro atteggiamento rispetto all’innovazione tecnologica in sala operatoria? L’Istituto Ipsos ha condotto un sondaggio tra i cittadini lombardi per trovare una risposta a tali quesiti e soprattutto per capire se ci sia una chiara coscienza dei vantaggi dei nuovi approcci operatori rispetto alle tecniche tradizionali.

Ciò che emerge è piuttosto interessante: il campione lombardo, rispetto alla popolazione italiana, nutre una maggiore curiosità e minor preoccupazione per l’introduzione dell’Intelligenza Artificiale nei più svariati settori della quotidianità. Come chiarisce Eva Sacchi, Senior Researcher IPSOS,  “si rileva che i temi della chirurgia robotica stanno progressivamente entrando nel bagaglio informativo dei cittadini lombardi: l’86% degli intervistati ne ha sentito parlare. Quello che però sorprende ancora più è la fiducia diffusa – attestata al 74% – circa l’approccio robotico e i vantaggi ad esso correlati (61%)”.

Ma chi è il paziente più entusiasta della chirurgia da Vinci? Ce lo svela la Dott.ssa Sacchi:  “Il suo profilo corrisponde ad un uomo, tra I 55 e I 75 anni, con una buon livello culturale e disponibilità economica”.

Esistono però delle criticità. L’apertura alla tecnologia robotica infatti porta alla ribalta la scottante questione della formazione. Il 76% degli intervistati sottolinea l’importanza che i chirurghi si formino in maniera adeguata e completa anche nella gestione della chirurgia con il robot, competenza che va al di là della professionalità già acquisita.

I vantaggi della chirurgia robotica

A fronte di questo però paiono chiari ed evidenti i benefici che la robotica in sala operatoria può assicurare:  “La mininvasività, la possibilità di affrontare interventi complessi e una preparazione scrupolosa del personale medico sono punti cardine”, sottolinea la ricercatrice IPSOS. Tutto ciò trova ulteriore conferma nella inclinazione estremamente positiva (attestata al 30%), da parte di chi non ha mai avuto esperienza diretta di chirurgia robotica, a sottoporsi eventualmente ad una procedura eseguita con il sistema da Vinci.

Nonostante il robot da Vinci sia uno strumento multidisciplinare, senza dubbio è l’urologia ad essersi imposta negli anni quale gold standard per l’utilizzo della piattaforma robotica, come confermano le esperienze ormai decennali di due chirurghi milanesi, pionieri nell’utilizzo di questa tecnica, il Dott. Franco Gaboardi, Direttore Divisione di Urologia Ospedale San Raffaele – Villa Turro e il Prof. Giorgio Guazzoni, Responsabile dell’Unità Operativa Urologia e Andrologia Ospedale Humanitas Rozzano.

Tuttavia, la chirurgia robotica affonda le sue radici nelle sale operatorie dell’Ospedale San Matteo di Pavia e del San Raffaele di Milano, là dove il da Vinci è giunto per la prima volta. Due i volti noti di queste strutture che hanno lavorato a fianco del robot: il Prof. Andrea Pietrabissa, Direttore Struttura Complessa di Chirurgia Generale Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo ed il Prof. Francesco Montorsi, Direttore dell’Unità Operativa di Urologia Ospedale San Raffaele.

Dall’urologia, alla chirurgia generale, passando per la ginecologia fino alla chirurgia dei trapianti: la multidisciplinarietà si conferma una delle peculiarità della piattaforma da Vinci, caratteristica che è stata ampiamente sfruttata dallo IEO – Istituto Europeo di Oncologia, il centro che in Italia vanta il più alto numero di pazienti trattati in chirurgia robotica. Qui sono ben 3 i sistemi installati e impiegati nelle più svariate branche specialistiche (per procedure urologiche, ginecologiche, otorinolaringoiatriche, senologiche, di chirurgia toracica, di chirurgia generale).

Attualmente le piattaforme da Vinci distribuite nel mondo sono circa 5000. Nel nostro Paese invece le installazioni si attestano sui 111 sistemi, di cui la sola Lombardia ne conta 22. Come nello scenario mondiale le procedure mostrano un costante aumento, con un incremento di interventi del 18% rispetto al 2017, altrettanto importante il trend di crescita per l’Italia che, nel 2018, ha visto eseguiti 20.450 interventi di chirurgia robotica da Vinci.

Lombardia, eccellenza sanitaria

“Non è certo oggi che la Lombardia si conferma un modello sanitario d’eccellenza spiega Aldo Cerruti, fondatore di ab medica – La Regione da sempre ha dimostrato un’attenzione particolare per assicurare ai cittadini strutture moderne e all’avanguardia. Per tale ragione ha scommesso, prima di tutti, sulla chirurgia robotica quando ancora nel 1999 il sistema da Vinci era una novità assoluta. Cos’è cambiato da allora? Posso parlare per ab medica: l’entusiasmo e la passione di diffondere le soluzioni più avanzate sono rimasti immutati; dopo 35 anni di attività in questo settore, ora però ci sentiamo dei validi e maturi interlocutori con cui le istituzioni possono dialogare per programmare in maniera efficace ed efficiente le tecnologie, non solo a livello regionale ma anche nazionale. Cosa auspico per il futuro? Che la Regione continui a credere nell’innovazione tecnologica a garanzia di cure sempre migliori, nel segno dell’avanguardia“.

Valuta la qualità di questo articolo

E
Beatrice Elerdini

Giornalista di professione, reporter, copywriter, Social Media Manager e autrice di testi per la tv e il web. Da dieci anni lavoro su piattaforma Wordpress e mi nutro di SEO. Ogni giorno mi occupo di cronaca, attualità, economia e nuove tecnologie. Avete storie, notizie e curiosità da raccontare? Scrivetemi a biaraven@libero.it

email Seguimi su

Articoli correlati

Articolo 1 di 5