Miniera di carbone in Australia, Kaeser risponde agli attivisti: “Siemens non può tirarsi indietro”

Nonostante le proteste, Siemens non farà marcia indietro sulla collaborazione al progetto della nuova miniera di carbone in Australia. Lo ha precisato in una lettera il Ceo Joe Kaeser, che ha sottolineato il dovere di tener fede agli impegni anche per tutelare l’immagine e i dipendenti di Siemens. L’azienda istituirà un Comitato per la Sostenibilità.

Pubblicato il 13 Gen 2020

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Nonostante le settimane di proteste e le tante manifestazioni di attivisti e cittadini, Siemens ha comunicato che non farà marcia indietro sulla collaborazione al progetto della nuova miniera di carbone in Australia. L’azienda tedesca lo ha precisato domenica sera ufficialmente, con una lettera aperta del suo carismatico Ceo Joe Kaeser.

Pur ammettendo che “avremmo dovuto essere più saggi su questo progetto in precedenza”, Kaeser scrive che per Siemens “essere un’azienda inaffidabile per i suoi clienti semplicemente non è un’opzione”. Il coinvolgimento di Siemens nel progetto prevede la realizzazione di sistemi di segnalamento per la linea ferroviaria necessaria per il trasporto del carbone dalla miniera al porto.

Carbone australiano, cambiamento climatico e gli incendi

Il progetto Carmichael del gruppo indiano Adani prevede la realizzazione nello stato del Queensland di una miniera di carbone a cielo aperto e sotterranea capace di produrre 60 milioni di tonnellate all’anno di carbone.

Nel progetto è prevista una linea ferroviaria di 189 chilometri che collegherà la miniera fino a Moranbah, dove si unirà all’esistente sistema ferroviario Goonyella, collegandosi ai terminali del carbone al Porto di Hay Point (espansione di Dudgeon Point) e al Porto di Abbot Point.

L’investimento è di 16,5 miliardi di dollari. Si prevede il coinvolgimento di 30.000 ettari di territorio. Sarebbe la miniera più grande dell’Australia e una delle più estese al mondo. L’impatto sull’ambiente di questa miniera è indiscutibile e ha scatenato le proteste dei giovani ambientalisti (tra cui anche i ragazzi dei Fridays for Future).

L’Australia è il maggior esportatore di carbone al mondo, fonte di energia di cui il premier Scott Morrison è grande sostenitore, tanto che il Governo ha respinto nel 2018 l’IPCC – Intergovernmental Panel on Climate Change dell’Onu, che chiedeva l’eliminazione graduale dei combustibili fossili. Secondo gli esperti, gli incendi che negli ultimi mesi stanno rappresentando una vera emergenza in Australia hanno come causa primaria il cambiamento climatico e il surriscaldamento: le ondate di caldo anomalo e la carenza di pioggia rendono più arido l’ambiente, favorendo il divampare dei roghi.

Le proteste e la risposta di Siemens

Siemens fornirà la tecnologia per la segnalazione lungo la linea ferroviaria di Carmichael, sistemi necessari affinché i treni procedano in sicurezza. La partecipazione dell’azienda tedesca, una delle prime ad essersi posta l’obiettivo di raggiungere la carbon neutrality entro il 2030, è stata fortemente contestata in patria e non solo. Pochi giorni fa, il Ceo Joe Kaeser (il cui mandato scadrà tra un anno) ha incontrato Luisa Neubauer, leader tedesca del movimento Fridays for future ispirato da Greta Thunberg per discutere della questione. Kaeser ha offerto alla ragazza un posto nel Consiglio di sorveglianza di Siemens, che lei ha rifiutato. Domenica sera, la lettera aperta in cui Kaeser spiega perché Siemens non può tirarsi indietro.

“I messaggi che ho ricevuto dagli Australiani mi hanno commosso personalmente, quando hanno descritto che le loro case e il loro Paese stanno bruciando e soffrono per questi terribili incendi. Anche se non abbiamo prove evidenti che gli incendi e questo progetto siano direttamente collegati, provo empatia per tutti coloro che hanno parlato e messo in guardia dal peggioramento delle condizioni”, dice in apertura. “Siemens, come una delle prime aziende ad aver promesso la neutralità del carbonio entro il 2030, condivide fondamentalmente l’obiettivo di rendere i combustibili fossili superflui per le nostre economie”. Il Ceo ha aggiunto che “è stata una vera sfida per me trovare un equilibrio tra una questione molto legittima di importanza globale e decisiva e una valutazione economica e legale basata sui fatti, basata sui miei doveri fiduciari e gestionali, ad esempio, essere un fornitore affidabile per i nostri clienti e mantenere il futuro dei nostri 385.000 dipendenti in tutto il mondo”.

Le ragioni

Kaeser ha poi fatto un sunto dei punti principali alla base della decisione di Siemens, spiegando: “Il progetto minerario Adani è stato approvato dal governo australiano, dalle Corti Supreme e – cosa molto importante per noi – dagli indigeni Wangan e Jagalingou: i governi locali e federali hanno approvato il progetto sulla base dell’Environmental Protection and Biodiversity Conservation Act del 1999 e di centinaia di pagine di dichiarazioni di impatto ambientale. Queste includevano consultazioni pubbliche. La decisione è arrivata dopo aver svolto un rigoroso processo normativo e decisionale, anche da parte dei più alti tribunali”.

Poi racconta di aver saputo dal Governo australiano il popolo australiano si è espresso in favore del progetto.

Oltre a ciò, Kaeser ricorda che “Siemens ha firmato il contratto il 10 dicembre 2019” e che “ci sono stati altri concorrenti in gara, quindi che Siemens fornisca o meno la segnalazione il progetto andrà comunque avanti”. Inoltre, “non c’è praticamente nessun modo legalmente ed economicamente responsabile per sciogliere il contratto senza trascurare i doveri fiduciari”.

Kaeser: “Presto un comitato per la sostenibilità”

Il Ceo di Siemens sottolinea che, “data l’importanza delle legittime preoccupazioni ambientali, ci siamo assicurati il diritto di rescindere il contratto se il nostro cliente violasse i rigorosi obblighi ambientali”. Come conseguenza, “per la prima volta nella storia di Siemens istituiremo un Comitato per la sostenibilità con membri esterni per dare ancora più priorità e attenzione alle preoccupazioni ambientali in futuro. Aprirò anche le porte ai giovani, e alle preoccupazioni che i giovani hanno portato nelle strade di tutto il mondo”.

“Se fosse stata la mia azienda…”

Kaeser ha aggiunto che “pur avendo molta empatia per le questioni ambientali, ho il dovere di bilanciare i diversi interessi degli stakeholder”, sottolineando che “Mantenere gli impegni assunti è la massima priorità di Siemens. Solo essere un partner credibile, la cui parola conta, ci permette di essere partner efficaci per un futuro più verde. In questo caso, esiste una responsabilità fiduciaria giuridicamente vincolante ed esecutiva per l’esecuzione di questo contratto”. Poi però chiosa: “Se fosse stata la mia azienda, forse avrei agito diversamente, anche se è chiaro che l’installazione del nostro sistema di segnalamento – e quindi rendere più sicuro il binario ferroviario già esistente – non ha alcun impatto sul fatto che la miniera di carbone si faccia o meno”.

Il Ceo ha ricordato che l’Australia “si trova ad affrontare questa catastrofe naturale su una scala senza precedenti. E le persone che ne sono colpite hanno bisogno di aiuto, non di parole. Per questo motivo, ho dato indirizzo alla nostra organizzazione in Australia di sostenere la ricostruzione delle infrastrutture distrutte nelle zone colpite dai terribili incendi, che si stanno verificando proprio in questo momento. Aiuteremo ora, perché è necessario farlo adesso”.

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Nicoletta Pisanu

Giornalista, collabora da anni con testate nazionali e locali. Laureata in Linguaggi dei Media e in Scienze sociali applicate all'Università Cattolica di Milano, è specializzata in cronaca.

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