Industria 4.0, il Cluster Fabbrica Intelligente vara l’operazione “Impianti faro”

Il cluster ha messo a punto un programma per sviluppare impianti industriali innovativi lungo un periodo di 3-4 anni. Ne parla Tullio Tolio, componente del consiglio direttivo del CFI. Le prime esperienze di Abb e Cosberg.

Pubblicato il 21 Feb 2017

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Li chiamano Lighthouse plant, impianti faro. Tradotto: modelli da imitare. Impianti industriali ispirati alla rivoluzione 4.0 e pianificati con un raggio d’azione di quattro-cinque anni, dettagliando quali innovazioni saranno introdotte nel corso del tempo. È questo il programma con cui il Cluster tecnologico nazionale fabbrica intelligente (Cfi) intende agganciare il piano industria 4.0 del governo. Un piano presentato ieri nelle sue diverse sfaccettature al primo workshop del cluster. Prima i benefici di iperammortamenti e superammortamenti, con cui avviare le attività degli impianti faro, poi altre formule di incentivo ai progetti innovativi.

Tullio Tolio, direttore dell’Istituto di tecnologie industriali e di automazione (Itia) del Cnr e componente del consiglio direttivo di Cluster Fabbrica intelligente

“Prendiamo l’occasione del piano Calenda ma agganciamo una visione di lungo periodo, con un’evoluzione del progetto spalmata su 3-4 anni per l’evoluzione di un impianto, che integra mano a mano le tecnologie che saranno disponibili”, spiega Tullio Tolio, direttore dell’Istituto di tecnologie industriali e di automazione Itia del Cnr e componente del consiglio direttivo di Cfi.

“Un impianto faro ricade bene nel piano Calenda a cui aggiungiamo questo progetto di ricerca – prosegue Tolio -, che potremo finanziare anche con altri strumenti, come progetti negoziali con il ministero dello Sviluppo economico, bandi del ministero dell’istruzione o specifici per il Sud, incentivi alla ricerca”. D’altronde alla presentazione del workshop lo stesso direttore generale delle politiche industriali del Mise, Stefano Firpo, ha precisato che: “Il piano Calenda ‘industria 4.0’ prevede incentivi fiscali senza precedenti per le imprese che investono in ricerca e innovazione.  I fondi ora ci sono, mancano i progetti”.

Macchine da rinnovare

L’industria italiana ha bisogno di rinnovare il suo parco macchine, che in media hanno 13 anni, tre anni in più rispetto alla media di dieci anni del 2005. Il dato dimostra che, complice lo scossone della crisi, le aziende del Belpaese hanno tirato in remi in barca e rimandato il rinnovo dei propri strumenti. Un appuntamento che ora va a braccetto con il superammortamento fino al 250% per l’investimento tecnologico sugli impianti.

I modelli da imitare

Cfi sta gestendo una decina di progetti di impianti faro. Tra i modelli c’è lo stabilimento di Abb a Dalmine, nella Bergamasca. Lo stabilimento sforna interruttori e quadri di media tensione e impiega oltre 700 persone. “Negli ultimi dieci anni abbiamo sviluppato un modello di impianto sul concetto di lean manufacturing (manifattura snella)”, spiega Fabio Golinelli, production process manager di Abb. “Abbiamo uno stabilimento paperless grazie a un sistema di manifattura che gestisce in modo bidirezionale tutte le informazioni di produzione, qualità e sicurezza”. Prosegue Golinelli: “Ogni postazione di lavoro riceve le informazioni su uno schermo, con modelli di lavorazione in 3D al posto della carta. Abbiamo l’andamento live della fabbrica e non c’è più carta”.

La Cosberg, anch’essa in provincia di Bergamo, sta lavorando a sistemi di manutenzione predittiva. “Vogliamo dotare i macchinari di intelligenza artificiale per capire il problema in anticipo, ordinare il pezzo, prevenire i guasti e fare un programma dell’intervento”, spiega Michele Viscardi, business developer. “Abbiamo già preparato la struttura hardware e software, abbiamo completato la fase uno di tre”, prosegue. Cosberg realizza impianti in automazione su misura, per clienti che vanno dall’automotive alla cosmetica, e dalle esportazioni guadagna la fetta principale dei suoi 20 milioni di fatturato. L’obiettivo è di completare lo sviluppo di impianti a manutenzione predittiva entro 3-4 anni. Allo studio c’è anche un nuovo modello di business. “Se la macchina ha questa intelligenza – anticipa Viscardi -, l’idea è di noleggiare l’impianto e il servizio invece di venderlo, come fa Rolls Royce con i motori dell’aeronautica”.

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Luca Zorloni

Cronaca ed economia mi sono sembrate per anni mondi distanti dal mio futuro. E poi mi sono ritrovato cronista economico. Prima i fatti, poi le opinioni. Collaboro con Il Giorno e Wired e, da qualche mese, con Innovation Post.

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