Nonostante qualche passo avanti, l’Italia arranca sugli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Più del 20% dei progressi è fermo da tempo, e nel breve periodo oltre un quarto degli indicatori mostra addirittura un peggioramento, tendenza che si conferma anche sul lungo periodo.
Sono alcune delle evidenze che emergono dal rapporto Istat “SDGs 2025”, che monitora i progressi del nostro Paese verso il raggiungimento degli obiettivi (e delle azioni) dell’Agenda 2030.
Indice degli argomenti
SDG: i progressi registrati nell’ultimo anno in Italia
Nell’ultimo anno gli Obiettivi di sviluppo sostenibile che registrano minori progressi sono il 15 (Vita sulla terra), il 16 (Pace, giustizia e istituzioni), il 6 (Acqua) e il 5 (Parità di genere).
Su questi fronti l’Italia registra una situazione di stabilità, quando non di regressione, con una percentuale di misure stabili e in peggioramento superiore al 60%, particolarmente elevata per il Goal 15 (89%) e 16 (80%).
In particolare, le variazioni negative sono più frequenti nel Goal 16 e nel 3 (Salute), che contano una quota di misure in peggioramento pari, rispettivamente, al 60% e al 40%.
I Goal che raccolgono indicatori ambientali si caratterizzano invece per una maggiore inerzia, con un’incidenza di misure stabili pari a oltre i tre quarti nel Goal 15 e di oltre il 70% nel 6 (quest’ultimo in assenza di misure in peggioramento).
All’opposto, nell’ultimo anno i Goal 17 (Partnership per gli obiettivi), 8 (Lavoro e crescita economica) e 7 (Energia) registrano un miglioramento più marcato, con oltre i tre quarti di misure in miglioramento, risultato leggermente superiore a quello dei Goal 4 (Istruzione), 12 (Consumo e produzione responsabili) e 11 (Città sostenibili).

L’andamento nel lungo periodo tra progressi e regressione
Guardando agli ultimi dieci anni, il quadro generale è più positivo. Per ben 14 dei 17 SDG, più della metà degli indicatori mostra progressi.
Tuttavia, due obiettivi faticano a decollare: il Goal 15 (vita sulla terra) e il Goal 6 (acqua pulita e servizi igienico-sanitari), che rimangono poco dinamici.
Anche il Goal 4 (istruzione di qualità), nonostante un buon risultato nell’ultimo anno, ha più di quattro indicatori su dieci in peggioramento nel lungo periodo.
D’altra parte, ci sono obiettivi che spiccano per miglioramenti marcati e che mostrano un’alta percentuale di indicatori in progresso:
- il Goal 7 (energia pulita e accessibile)
- il Goal 13 (lotta al cambiamento climatico)
- il Goal 16 (pace, giustizia e istituzioni solide)
- il Goal 5 (parità di genere)
- il Goal 17 (partnership per gli obiettivi)
SDGs, le differenze tra Nord e Sud Italia
L’analisi dell’Istat ha esaminato come si posizionano le diverse regioni rispetto alla media nazionale, basandosi su 183 indicatori. L’obiettivo è capire quali aree geografiche stanno andando meglio o peggio nel raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030.
Emergono chiare differenze tra il Centro-Nord e il Mezzogiorno. Nelle regioni del Nord, più della metà (il 51,2%) degli indicatori mostra risultati migliori della media nazionale. Il Centro si avvicina, con il 48,4% di indicatori migliori.
Al contrario, nel Mezzogiorno oltre la metà (il 52,2%) degli indicatori si trova in una posizione peggiore della media nazionale.
Dove il Mezzogiorno fatica di più
Le difficoltà maggiori per le regioni del Sud si concentrano su alcuni obiettivi specifici:
- Goal 8 (Lavoro e crescita economica)
- Goal 10 (Ridurre le disuguaglianze)
- Goal 1 (Povertà zero)
- Goal 4 (Istruzione di qualità)
Per questi obiettivi, più del 60% degli indicatori nel Mezzogiorno è in una posizione peggiore rispetto alla media italiana.
Le criticità del Nord
Anche il Nord ha le sue sfide. Le maggiori difficoltà si riscontrano nei seguenti obiettivi:
- Goal 2 (Fame zero)
- Goal 14 (Vita sott’acqua): questo vale solo per le regioni costiere come Liguria, Friuli-Venezia Giulia, Veneto ed Emilia-Romagna
- Goal 12 (Consumo e produzione responsabili)
Per almeno la metà degli indicatori legati a questi obiettivi, le regioni del Nord mostrano andamenti peggiori della media.

Obiettivi di sviluppo sostenibile, l’analisi delle performance regionali
L’analisi dell’Istat sugli SDG scende nel dettaglio, mostrando come ogni singola regione si posiziona rispetto agli obiettivi di sviluppo sostenibile.
Le regioni del Nord
Nel Nord Italia, Valle d’Aosta, Lombardia e Friuli-Venezia Giulia sono le regioni più avanti, con il maggior numero di indicatori che superano la media nazionale. Questo è merito soprattutto dei buoni risultati sui Goal 8 (Lavoro e crescita economica) e Goal 1 (Povertà zero).
All’estremo opposto, troviamo la Liguria, che fatica di più. Le sue maggiori difficoltà riguardano i Goal 5 (Parità di genere), 13 (Lotta al cambiamento climatico) e 16 (Pace, giustizia e istituzioni).
Le regioni del Centro
Nelle regioni centrali, le Marche e la Toscana si distinguono positivamente. Le Marche, in particolare, superano persino la media delle regioni del Nord.
Per entrambe, oltre la metà degli indicatori è in una posizione favorevole rispetto alla media nazionale (55% per le Marche e 50% per la Toscana), grazie ai progressi sui Goal 1, 8, 10 (Ridurre le disuguaglianze) e anche sul Goal 2 (Fame zero).
Il Lazio, invece, mostra risultati meno brillanti, soprattutto a causa di difficoltà sui Goal 5, 10 e, in particolare, sul Goal 16.
Le regioni del Mezzogiorno
Nel Sud Italia, in generale, solo circa un quarto degli indicatori regionali è in una posizione migliore della media nazionale.
Tuttavia, Abruzzo, Molise e Basilicata si distinguono positivamente, con almeno un terzo degli indicatori che mostrano miglioramenti. Questi progressi sono legati soprattutto ai Goal ambientali (Goal 13 – Lotta al cambiamento climatico, Goal 14 – Vita sott’acqua e Goal 15 – Vita sulla terra).
Le regioni con le maggiori criticità sono la Campania e la Sicilia. Per entrambe, pesano negativamente soprattutto i risultati sul Goal 4 (Istruzione, in particolare l’alto numero di giovani che abbandonano gli studi) e sul Goal 1 (Povertà, con bassa intensità di lavoro e deprivazione materiale). Criticità simili si riscontrano anche per Basilicata e Calabria.
Evoluzione nel tempo: chi migliora e chi fatica
Nonostante le notevoli differenze tra Nord e Sud, l’andamento degli indicatori nel tempo mostra che le disparità tra le regioni si stanno riducendo.
Le regioni che storicamente sono state più “virtuose”, come le Province autonome di Trento e Bolzano, mostrano ora una maggiore percentuale di indicatori in peggioramento e meno indicatori in miglioramento, sia rispetto all’anno precedente che a dieci anni fa. Questo potrebbe indicare che, avendo già raggiunto alti livelli, il margine di miglioramento è minore o che nuove sfide stanno emergendo.
Al contrario, Abruzzo e Sicilia nell’ultimo anno hanno fatto progressi più evidenti della media nel numero di indicatori in miglioramento. L’Abruzzo, in particolare, ha anche un numero inferiore alla media di indicatori in peggioramento. Anche Liguria e Basilicata mostrano segnali positivi.
Molise e Campania, invece, nell’ultimo anno hanno fatto progressi più limitati, sia nella riduzione degli indicatori in peggioramento che nell’aumento di quelli in miglioramento.
Guardando all’andamento di lungo periodo (dieci anni), Emilia-Romagna, Umbria, Marche e Puglia registrano la percentuale più alta di indicatori in miglioramento e quella più bassa di indicatori in peggioramento (con l’eccezione delle Marche su quest’ultimo punto).

Italia e Europa: un confronto sulla sostenibilità
Il rapporto ha confrontato i progressi dell’Italia verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile con quelli della media dell’Unione Europea (UE27) e di Paesi chiave come Germania, Spagna e Francia.
Gli obiettivi sono stati raggruppati in cinque categorie principali, chiamate “5P”: Persone, Prosperità, Pianeta, Pace e Partnership.
Dal 2015 sia in Italia che in Europa, si registra un miglioramento generale nel raggiungimento di questi obiettivi.
Nel complesso, l’Italia mostra ancora dei ritardi rispetto alla media europea nella maggior parte degli indicatori economici legati all’area Prosperità e anche per quelli dell’area Pace e Partnership.
Tuttavia, il nostro Paese si distingue positivamente nelle aree Persone e Pianeta. Qui, l’Italia ha una maggiore percentuale di indicatori che superano la media dell’UE27.
Il confronto con i vicini europei
Guardando più nel dettaglio al confronto tra Italia, Germania, Spagna e Francia dal 2015, emergono risultati interessanti.

Per quanto riguarda l’Area Persone, Francia e Italia sono i Paesi con performance migliori, posizionandosi al primo posto per cinque indicatori su quattordici.
Nell’Area Pianeta la Spagna ottiene i risultati migliori, con sei prime posizioni su undici indicatori.
Infine, per quanto riguarda l’Area Prosperità, a distinguersi positivamente è la Germania, che conquista dieci prime posizioni su quindici indicatori.
Anche se l’Italia ha fatto progressi su alcuni indicatori importanti, rimane comunque strutturalmente debole, specialmente negli aspetti socio-economici legati all’area Prosperità.











