Da Assolombarda otto proposte per un fisco più equo e leggero

Pubblicato il 04 Ott 2018

La sede di Assolombarda (Foto Omnimilano)

Il fisco come leva di crescita in grado di attivare un circolo virtuoso. Riduzione della pressione fiscale, crescita della produzione e quindi occupazione. E’ la visione di Assolombarda che ha presentato il libro bianco Fisco, imprese e crescita, realizzato in collaborazione con un panel di esperti tributari e i membri del Gruppo Tecnico Fisco dell’associazione.

Con una pressione fiscale effettiva del 47,9% e un cuneo fiscale (l’incidenza degli oneri contributivi e assistenziali a carico sia del lavoratore sia del datore di lavoro) del 47,7%, l’Italia è in fondo alla classifica mondiale per l’attrattività fiscale. Secondo lo studio “Paying Taxes 2018” di World Bank e Pwc, infatti, l’Italia occupa la 112a posizione tra 190 Paesi analizzati.

A questo si aggiunge anche l’evasione fiscale e contributiva stimata in 109 miliardi di euro all’anno (media periodo 2013-15 secondo il Ministero dell’Economia e delle Finanze), pari al 23,5% delle entrate tributarie teoriche totali, e quella dell’Iva.

La riduzione della pressione fiscale e il recupero dell’evasione ha fatto parte dei programmi di molti governi che si sono succeduti senza però che la situazione cambiasse radicalmente. Assolombarda però non demorde e, forse in un momento non particolarmente propizio, avanza la sua proposta articolata in otto direzioni con un set di misure coerente e coordinato per una riforma strutturale, attuabile gradualmente nel tempo anche in ragione dei vincoli di bilancio.

Cambiare la tassazione

Secondo gli industriali lombardi è necessario spostare parte significativa dell’imposizione sul reddito di impresa dalla generazione alla distribuzione del reddito, in modo da incentivare il reinvestimento dei profitti per la crescita dell’impresa.

Ciò può avvenire articolando la tassazione del Reddito d’Impresa (attualmente al 24%) in due fasi: una prima al momento della produzione, mediante l’Imposta sui Redditi d’Impresa nell’ordine dei 2/3 dell’attuale aliquota, ad esempio nell’ordine del 17% o inferiore; una seconda al momento della distribuzione mediante l’Imposta sui Redditi d’Impresa Integrativa nell’ordine di 1/3 dell’attuale aliquota, ad esempio nell’ordine del 7%. Con questo sistema l’imposta verrebbe ridotta solo per le risorse che restano nel circuito di investimento dell’impresa.

Per le imprese industriali ciò consentirebbe di finanziare investimenti, R&S e sostenere il capitale circolante per la crescita; per le imprese bancarie di ampliare le risorse per il credito alle imprese, in particolare per le Pmi, dando fiducia al singolo imprenditore di fare un uso virtuoso delle risorse mantenute in azienda per accelerare la crescita con ricadute positive per l’intero sistema economico nazionale.

L’Irap, considerata come un disincentivo agli investimenti e un fattore distorsivo dell’incidenza fiscale complessiva rispetto al reddito, deve essere progressivamente abolita e sostituita da forme alternative ed equivalenti di allocazione del gettito fra amministrazione centrale e regionali.

Incentivi a R&S e alla formazione

Un cambio viene chiesto anche per gli incentivi a Ricerca & Sviluppo e formazione. In questo caso si chiede di mettere a regime provvedimenti temporanei con misure strutturali di “super-deduzione” (cioè deducibilità in misura superiore al 100% del costo storico) per categorie di spese o ammortamenti qualificati, quali R&S, formazione, nuova occupazione o investimenti nell’impresa 4.0 per il rimpatrio di attività produttive.

Sull’onda del successo del regime dei Pir, si propone di favorire l’afflusso di capitale di rischio per il finanziamento degli investimenti per la crescita modulando la tassazione dei dividendi e delle plusvalenze azionarie a favore degli investimenti di medio lungo termine.

Semplificare il sistema

Fondamentale è anche semplificare il sistema nel numero e complessità delle norme (si applicano in Italia oltre 100 imposte) e nella linearità e automatismo degli adempimenti, e renderlo più equo nel rapporto Amministrazione-contribuente, particolarmente per quanto riguarda il contenzioso tributario, la revisione dell’istituto dell’interpello, il miglioramento della cooperative compliance e delle procedure in materia di fiscalità cross-border e la stabilità delle norme fiscali incentivanti.

Anche la webtax fa parte del libro bianco che chiede di accompagnare  tutti questi interventi con un’equivalente riforma della imposizione sulle persone fisiche coerente nell’incidenza e nei meccanismi con le imposte sul reddito di impresa, che ne riduca l’incidenza complessiva, tuteli una “area di no-tax” e riduca il numero degli scaglioni impositivi attenuandone la progressività, particolarmente nelle fasce medio-basse, e consideri la riduzione graduale dei contributi ed oneri a carico dei lavoratori e delle imprese al fine di mitigarne l’impatto sul costo del lavoro e/o aumentare il netto in tasca del lavoratore senza incidere sul livello di welfare corrente.

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Luigi Ferro

Giornalista, 54 anni. Da tempo segue le vicende dell’Ict e dell’innovazione nel mondo delle imprese. Ha collaborato con le principali riviste del settore tecnologico con quotidiani e periodici

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