Nuove competenze, parla il sottosegretario Morani: “Serve un investimento gigantesco in formazione”

Dal sottosegretario allo Sviluppo Economico Alessia Morani le tre priorità per il futuro del Paese: fare un investimento “gigantesco” per la formazione di lavoratori con skill professionali medio alte e con adeguate retribuzioni, in grado di garantire l’equilibrio tra produzione di reddito e consumo di beni e servizi; migliorare il collegamento tra ricerca e impresa per diffondere l’innovazione; evitare il più possibile la precarizzazione del lavoro e promuovere la creazione di un link tra “generatori e fruitori” dell’innovazione

Pubblicato il 28 Set 2020

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Fare un investimento “gigantesco” sull’istruzione e sulla formazione professionale per creare un nuovo modello di sviluppo sostenibile grazie al Next Generation EU che “non  è solo una sfida epocale, ma anche l’ultimo treno e che mi auguro sia davvero l’occasione per voltare pagina”. A dirlo è Alessia Morani, sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico, che ha partecipato alla tavola rotonda “L’industria che riparte: digitale e automazione al servizio di resilienza e competitività”, che ha aperto gli SPS Digital Days, tre giornate di convegni e incontri rigorosamente online, attraverso una nuova piattaforma che permette mettere in contatto, anche in assenza di una fiera fisica, tutti gli attori del tessuto industriale dei settori dell’automazione e del digitale.

Morani: “Priorità agli investimenti sulla formazione”

Morani ha ricordato che la formazione è uno dei pilastri centrali dello sviluppo economico del paese e che il “capitale umano” è la base per la crescita di un’Italia digitale e competitiva. “In questo particolare e difficile momento storico – mai ne avevamo visto uno così sfidante – è importante disdegnare un nuovo modello di crescita sostenibile in cui interesse pubblico e privato possano convergere sviluppando insieme nuovi mercati ad alto valore aggiunto”, dice. “Questo nuovo modello deve promuovere una trasformazione del sistema produttivo che favorisca la crescita all’interno del tessuto sociale di una nuova smart-middle-class composta prevalentemente da lavoratori con skill professionali medio alte, con adeguate retribuzioni e in grado di garantire l’equilibrio tra produzione di reddito e consumo di beni e servizi”.

Per il sottosegretario Morani, infatti, il lavoro industriale, che pure si è ridotto nella quantità assoluta, rimane un pilastro fondamentale delle nostre economie che guardano in modo competitivo al futuro. “Per questo gli investimenti formativi in attività a maggior valore aggiunto si confermano prioritari”, ha spiegato: “Investimenti altamente strategici per diversi motivi. Il primo perché cresce la domanda di professionalità in comparti di attività che sono al confine tra industria e servizi, campi in cui bisogna avere insieme le competenze industriali e quelle di altre discipline. L’altro è perché i molteplici settori del terziario tendono sempre più ad allargarsi contemplando sia i servizi alle attività economiche che quelli alle persone. E anche in questo caso siamo in presenza di un’area crescente di esigenze e di potenzialità nelle quali è necessario individuare dei profili specifici, delle skill. Un terzo motivo è perché la nostra occupazione agricola, per parlare di uno dei settori maggiormente trainanti dell’economia nazionale, non crescerà più in termini quantitativi ma potrà crescere il valore aggiunto se potremo disporre di professionalità specializzate”.

Per il sottosegretario, quindi, questo è il momento di rafforzare le competenze specialistiche e manageriali che sono necessarie per questo cambiamento epocale che abbiamo di fronte e questo è certamente uno spazio dove pubblico e privato possono lavorare insieme. “Penso ad esempio agli istituti tecnici superiori, finanziati dal ministero per lo sviluppo economico nel piano Industria 4.0 ma organizzati sui fabbisogni dei privati, che stanno registrando tassi di occupazione dei diplomati molto positivi. Così anche il tema della riqualificazione della forza lavoro disoccupata o di quella in cassa integrazione per le quali occorre intervenire con programmi formativi di qualità o piattaforme formative per filiere produttive perché, a questo punto, anche il ragionamento su come si debba formare oggi un lavoratore deve partire proprio dal concetto di filiera”.

Ricerca e impresa più collegate per diffondere l’innovazione

Il secondo tema affrontato da Morani è stato quello del collegamento tra il mondo della ricerca e l’universo imprenditoriale per la “ramificazione e la diffusione dell’innovazione delle idee”, che deve essere potenziato.

“Un sistema imprenditoriale basato sulla piccola e piccolissima dimensione come il nostro – sottolinea Morani – necessita di una vasta rete di collegamenti per la diffusione e il trasferimento tecnologico, in modo da rendere accessibili determinate attività presso imprese che, altrimenti, non riuscirebbero a sostenerne i costi. In questo senso abbiamo già operato, con il governo Gentiloni, la creazione dei Competence Center per permettere al mondo della ricerca di interfacciarsi in maniera coordinata e continuativa con il sistema delle imprese in modo da rendere più agevole la diffusione e l’implementazione delle tecnologie nei processi di produzione. Adesso dobbiamo lavorare al consolidamento del percorso pensando, sopratutto, al fattore tempo che  diventa fondamentale. Dobbiamo coniugare la creazione di misure di sostegno alle imprese con la capacità di erogare risorse con sistemi semplici e veloci nelle istruttorie di valutazione dei processi, con un mix giusto tra strumenti taylor made e semplificazione delle procedure amministrative”.

Sostenere la transizione tecnologica per dare nuova occupazione

Infine il sottosegretario ha affrontato il tema del sostegno alla transizione tecnologica per creare un link tra “generatori e fruitori” dell’innovazione. “Robotica, intelligenza artificiale, nanotecnologie e stampa 3D, solo per fare qualche esempio, sono settori che hanno in serbo sorprese e ricadute sul mondo del lavoro – ha spiegato – e sono ancora tutte da valutare. Dal punto di vista delle mansioni, delle soft skill e della flessibilità è ovvio che il panorama è destinato a mutare radicalmente o a stravolgersi, ma questo è anche ciò che è accaduto in passato ogni volta che sono profilati all’orizzonte importanti cambiamenti tecnologici. Anche dal punto di vista contrattuale si verificheranno aggiustamenti nella direzione di una minore verticalizzazione del rapporto di lavoro e a favore di rapporti di collaborazione con professionisti altamente qualificati. Il lavoro come orari e luoghi potrebbe diventare più elastico, anche assecondando la tendenza in atto alla valorizzazione del lavoro da remoto. E questo è solo uno dei possibili cambiamenti che permettono di riflettere sulle nuove possibilità che Industria 4.0 sarà in grado di aprire”.

“Dobbiamo, comunque evitare il più possibile la precarizzazione del lavoro, perché non tutti saranno creatori di tecnologie ma molti, sopratutto chi appartiene ai settori produttivi tradizionali, potranno e dovranno diventarne fruitori. In questo senso diventa fondamentale mettere in relazione questi due mondi per creare un mercato di riferimento interno che faccia crescere in maniera omogenea il sistema economico e produttivo. Bisogna lavorare in maniera assidua sulla necessità delle realtà produttive meno innovative e cercare soluzioni di avanzamento tecnologico insieme a quelle imprese che hanno la vocazione a realizzare tecnologie di frontiera. Questo trait d’union, supportato da politiche adeguate da parte pubblica, non eliminerà la fisiologica fuoriuscita di determinate tipologie di lavoro dal sistema ma, certamente, ne riuscirà ad attenuare l’effetto, diluendolo in un arco temporale poi lungo, necessario alla creazione di nuovi contesti produttivi e di nuova occupazione. Next Generation EU – conclude il sottosegretario Morani – è una grande opportunità, una sfida epocale, ma anche l’ultimo treno perché di problemi ne parliamo da tempo ma ci auguriamo che questa sia l’occasione per voltare pagina”.

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Fabrizio Cerignale

Giornalista professionista, con in tasca un vecchio diploma da perito elettronico. Free lance e mobile journalist per vocazione, collabora da oltre trent’anni con agenzie di stampa e quotidiani, televisioni e siti web, realizzando, articoli, video, reportage fotografici. Giornalista generalista ma con una grande passione per la tecnologia a 360 gradi, da quella quotidiana, che aiuta a vivere meglio, alla robotica all’automazione.

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