Meccanica strumentale da record: il mercato torna sopra i 50 miliardi di fatturato

Il 2021 è stato un anno da record per il mercato della meccanica strumentale, con il fatturato che ha superato i 50 miliardi di euro (+ 21,6% sul 2020). Tutti i principali indicatori economici hanno registrato una crescita a doppia cifra e il rimbalzo ha superato le previsioni fatte nel luglio scorso. In questo scenario, Federmacchine sottolinea l’importanza di garantire la continuità delle politiche a sostegno degli investimenti e di interventi mirati per aiutare le imprese ad affrontare le difficoltà introdotte dalla pandemia prima e dalla guerra poi.

Pubblicato il 03 Giu 2022

meccanica

Il 2021 si è rivelato un “anno d’oro” per l’industria italiana del bene strumentale, con incrementi a doppia cifra per tutti i principali indicatori economici: è quanto rilevano i dati elaborati dal gruppo statistiche di Federmacchine.

In particolare, nel 2021, il fatturato del comparto si è attestato ad un valore pari a 50,4 miliardi di euro, registrando un incremento del 21,6% rispetto al dato del 2020. Grazie a questa accelerazione, l’industria di settore non solo ha recuperato il terreno perso nel biennio precedente (2019-2020), ma ha addirittura migliorato il record che aveva segnato nel 2018.

Le esportazioni – cresciute, del 18,1%, a 32,9 miliardi di euro – sono tornate sui livelli pre-pandemia. Le vendite sul mercato estero sono dunque ripartite in modo convinto ma non hanno raggiunto lo slancio che avevano dimostrato nel 2018.

Ottima la performance delle consegne dei costruttori italiani sul mercato interno che, trainate dal consumo, hanno raggiunto il valore di 17,5 miliardi di euro, pari al 28,6% in più rispetto al 2020.

Protagonista di una crescita senza precedenti è stata la domanda espressa dal mercato domestico che è cresciuta del 29,7% rispetto all’anno precedente e si è attestata a 27,2 miliardi di euro, un valore mai raggiunto prima.

Anche l’import ha beneficiato della vivacità della domanda interna attestandosi a 9,6 miliardi di euro, il 31,7% in più rispetto al 2020. Le imprese italiane del settore hanno però dimostrato di saper ben presidiare il mercato locale, come evidenziato dal dato import/consumo che resta al 35,5%. Il rapporto export/fatturato è sceso, di due punti percentuali, a 65,2%.

Risultati che, spiega il Presidente di Federmacchine Giuseppe Lesce, superano le aspettative e le previsioni che gruppo statistiche aveva elaborato nel luglio scorso in occasione dell’assemblea annuale della federazione.

“Il mercato italiano, sostenuto dagli incentivi 4.0, ha premiato la nostra offerta facendo volare il dato delle consegne dei costruttori e incentivando anche le importazioni. Ne deriva un’industria manifatturiera certamente più competitiva rispetto al passato, poiché dotata di tecnologie recenti e larga maggioranza digitali e interconnesse”, commenta.

“Il processo di transizione 4.0 avviato ormai da parecchi anni è in una fase cruciale del suo dispiegamento perché la consapevolezza della necessità di innovare gli impianti manifatturieri si sta allargando ad una platea sempre più ampia di imprese”, aggiunge.

Alla luce di ciò, Lesce lancia un appello alle autorità di governo affinché estendano gli incentivi per gli investimenti 4.0 anche dopo il 2025 per accompagnare in modo continuo e costante
l’evoluzione tecnologica delle fabbriche, magari con una riduzione delle aliquote.

Una continuità necessaria anche per affrontare l’incertezza e le difficoltà legate al prolungarsi del conflitto tra Russia e Ucraina e per mettere le aziende in condizione di continuare a investire, evitando così lo stallo del mercato e l’arresto dei consumi.

Politiche di sostegno allo sviluppo che devono accompagnarsi a un programma di interventi straordinari mirati a ridurre gli effetti più pesanti derivati dalla pandemia prima, e dalla guerra poi, come il rincaro di materie prime ed energia e alla mancanza di disponibilità di materiali e componenti, che non permettono alle aziende di evadere gli ordini programmati nei tempi previsti.

In questo contesto, ridefinire le catene del valore è un tema che già molte imprese hanno preso in considerazione da tempo, ma richiede un percorso lungo che, appunto, ha bisogno di sostegni per attenuare le difficoltà del momento.

“A questo proposito – conclude  Lesce – chiediamo un intervento immediato per la costituzione di un tavolo di lavoro con Ministero Sviluppo Economico e Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, per la definizione di nuovi canali di approvvigionamento delle materie prime in alternativa a quelli abitualmente utilizzati e ora interrotti dalla situazione contingente così come chiediamo che siano calmierati i costi dell’energia per i cittadini e per le imprese”

Valuta la qualità di questo articolo

C
Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

email Seguimi su

Articoli correlati

Articolo 1 di 5