I grandi rischi e la resilienza delle PMI: nasce il progetto ShaReD per incubare startup nel campo delle emergenze

Il bando ShaReD è rivolto a startup che si occupino di grandi rischi, sia nella prevenzione che nella gestione dell’emergenza e della fase post incidente

Pubblicato il 17 Dic 2018

alarm-959592_1280

Cercansi startup capaci di portare soluzioni innovative nell’ambito delle grandi emergenze. Questa l’anima del progetto ShaReD – Social Hazards Resilience in Disasters promosso da Fondazione Pesenti, con il supporto di Speed Mi Up e Camera di Commercio, che attraverso un bando si pone l’obiettivo di individuare e incubare startup che si occupino di gestione dei rischi.

Il progetto ShaReD

L’idea è stata presentata nel corso di un convegno alla sala Buzzati in via Balzan a Milano. Presenti Lorenzo Allevi di Oltre Venture, Alvise Biffi presidente di Piccola Industria di Confindustria Lombardia, Donato Masciandaro, professore ordinario di Economia politica alla Bocconi di Milano, Carlo Pesenti, direttore generale di Italmobiliare SpA, Titti Postiglione, che per quasi vent’anni ha lavorato in Protezione civile occupandosi delle maxi emergenze che hanno investito il nostro Paese, moderati da Nicola Saldutti del Corriere della Sera.

ShaReD prende le mosse dal concetto che ogni calamità naturale diventa un rischio sociale che si traduce anche in pesanti costi. Per far fronte all’emergenza serve dunque resilienza, che è la capacità di resistere adattandosi alle avversità. Il bando, che si chiuderà a gennaio, è rivolto a startup che si occupino di grandi rischi, sia nella prevenzione che nella gestione dell’emergenza e della fase post. Per far ciò, sono stati riservati tre posti nell’incubatore Speed Mi Up per promuovere le nuove attività. Si parla di innovazione, ma non per forza di tecnologia: i relatori hanno spiegato che sono aperti a ogni proposta.

La resilienza aziendale

A margine dell’incontro, Alvise Biffi ha spiegato cosa significa per un’azienda far fronte a una grande emergenza. Confindustria ha stilato il Programma di gestione delle emergenze: “Si parte da uno studio del territorio per capire quali sono i rischi naturali cui l’azienda può andare incontro. Dopodiché si trovano i metodi per evitare di perdere i clienti in caso di calamità, come garantire la sicurezza sul posto di lavoro e come mantenere la produttività”, ha spiegato Biffi.

Il problema riguarda soprattutto le PMI, perché le grandi aziende strutturate “hanno già gli strumenti per realizzare un piano per far fronte a eventuali emergenze. Serve formazione e lavoro di squadra. Uno dei problemi per esempio che viene affrontato nel nostro Piano – ha sottolineato Biffi – è quello puramente logistico dell’accesso ai capannoni. Suggeriamo che le aziende possano far rete, aiutarsi nel momento di difficoltà, ma per far sì che tutto ciò funzioni bisogna averlo disposto prima che si verifichi la necessità”. Così, si realizza un progetto personalizzato “per fare in modo che se succede qualcosa, si è pronti a superarlo”.

Valuta la qualità di questo articolo

P
Nicoletta Pisanu

Giornalista, collabora da anni con testate nazionali e locali. Laureata in Linguaggi dei Media e in Scienze sociali applicate all'Università Cattolica di Milano, è specializzata in cronaca.

email Seguimi su

Articoli correlati

Articolo 1 di 5