Elettrodomestici, smart speaker e soluzioni per la sicurezza guidano la riscossa della Smart home

Corre il mercato italiano della Smart home, il 2021 è stato l’anno della riscossa dopo la crisi della pandemia, e raggiunge un valore complessivo di 650 milioni di euro, con un balzo del +29% sull’anno precedente

Pubblicato il 18 Feb 2022

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Corre il mercato italiano della Smart home, il 2021 è stato l’anno della riscossa dopo la crisi della pandemia, e raggiunge un valore complessivo di 650 milioni di euro, con un balzo del +29% sull’anno precedente.

Metà degli italiani hanno già in casa almeno un oggetto smart, e sono innanzitutto elettrodomestici (che rappresentano il 21% del mercato totale), smart speaker (20%) e soluzioni per la sicurezza (19%) che guidano l’accelerazione del settore. Gli ultimi dodici mesi sono stati caratterizzati anche da due fattori che hanno ulteriormente indirizzato l’andamento del mercato: la carenza di semiconduttori e materie prime, che ha prodotto mancate vendite molto rilevanti, e il consolidamento di un nuovo modo di vivere la casa a seguito della pandemia, che ha portato molte persone a modificare significativamente il rapporto con la propria abitazione.

Lo ‘stare in casa’ ha aumentato in modo netto la frequenza con cui le persone svolgono diverse attività, tra cui il lavoro da remoto e la didattica a distanza, la preparazione dei pasti, l’attività fisica indoor e la cura del verde.

Il mercato Smart home rimane molto dinamico anche a livello internazionale. Si assiste al moltiplicarsi di numerose alleanze e partnership tra aziende, anche molto eterogenee tra loro, che hanno deciso di mettere insieme le proprie forze per sviluppare soluzioni integrate. Gli esempi sono numerosi e riguardano in primo luogo i grandi consorzi internazionali – quali Matter e Home Connectivity Alliance – guidati dai principali produttori e player dell’hi-tech con l’obiettivo di creare standard unici per la casa connessa.

“Nonostante i buoni risultati ottenuti, la crescita del mercato Smart home poteva essere ancora più elevata”, rimarca il rapporto annuale sul settore realizzato dall’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano: “a limitarla ha contribuito negli ultimi dodici mesi la carenza di semiconduttori e materie prime, che ha portato a mancate vendite molto rilevanti, pari a circa 75 milioni di euro. Senza questo freno, il tasso di crescita del mercato sarebbe potuto essere quindi addirittura del +45%. Gli impatti negativi si protrarranno anche nel 2022”.

Oltre ai dati positivi in termini di mercato, si riscontra nel 2021 un aumento della maturità sia dell’offerta sia della domanda di soluzioni per la Smart home.

Lato offerta, si iniziano a consolidare le nuove strategie basate su servitizzazione e pay-per-use, ad esempio soluzioni che prevedono l’attivazione di abbonamenti mensili per servizi di tele-assistenza e manutenzione della caldaia, rilevazione di movimenti sospetti in casa e chiamate di emergenza, monitoraggio della forma fisica e assegnazione di allenamenti personalizzati, assicurazioni pay-per-use per proteggere la casa dai furti attivabili anche solo per brevi periodi (ad esempio, durante le vacanze), pagando una tariffa a consumo.

Lato domanda, il consumatore è sempre più interessato alla possibilità di gestire da remoto gli oggetti smart in casa e di attivare servizi e funzionalità avanzate. Il 12% dei consumatori che hanno dispositivi connessi in casa ha infatti già attivato almeno un servizio aggiuntivo (+4% rispetto al 2020), in primis vigilanza privata (27% di coloro che hanno attivato servizi), pronto intervento in caso di guasti (25%) e servizi cloud per archiviare video e immagini (25%). In futuro, il 77% degli utenti che desiderano oggetti smart è interessato ad attivare nuovi servizi (+15% sul 2020), con focus su analisi dei consumi energetici (54%), installazione (49%) e assistenza (47%). Tra questi, il 64% è disposto a pagare per i servizi attivati (valore quasi raddoppiato rispetto al 33% del 2020).

L’interesse dei consumatori verso la Smart home

Il maggiore interesse dei consumatori verso la Smart home, inoltre, è dimostrato anche dalle tendenze relative all’acquisto e utilizzo degli elettrodomestici connessi. La possibilità di gestire da remoto (tramite App o smart speaker) il dispositivo è tra le caratteristiche sempre più richieste al momento dell’acquisto, e cresce al contempo anche l’effettivo utilizzo delle funzionalità smart dopo l’acquisto (pari al 40% con riferimento ai grandi elettrodomestici, in crescita rispetto al 35% registrato nel 2020).

“Sono proprio gli elettrodomestici a guidare il mercato della Smart home nel 2021, con ben 135 milioni di euro (21% del mercato) e un tasso di crescita molto significativo (+35%)”, sottolinea l’analisi di mercato. Nel 2021 si è assistito a un progressivo ampliamento dell’offerta (i principali produttori hanno ormai l’intera gamma ‘connessa’), con alcune tipologie di piccoli elettrodomestici – come ad esempio i robot aspirapolvere e i purificatori d’aria – a fare registrare un boom di vendite.

Al secondo posto in termini di valore di mercato troviamo gli smart speaker, con 130 milioni di euro (20% del mercato, +25%). Il 2021 è stato sicuramente un anno importante in termini di nuove partnership, aggiunta di numerose skill e ingresso di nuovi player nel mercato italiano (a novembre Apple ha lanciato in Italia HomePod Mini).

Gli acquisti dei consumatori

Gli acquisti dei consumatori si stanno orientando sempre più sui dispositivi dotati di display: rappresentano il 25% in termini di numero di speaker venduti nel 2021, ben il 40% in termini di valore di mercato, dato il prezzo più elevato che caratterizza questi dispositivi. Nonostante ciò, rimane ancora molto lavoro da fare per abilitare una vera e propria integrazione con la Smart home: in Italia solo l’11% dei possessori di smart speaker utilizza questi dispositivi per gestire altri oggetti smart in casa. In forte ripresa rispetto alla battuta d’arresto fatta registrare nel 2020 troviamo le soluzioni per la sicurezza, che si collocano al terzo posto nel mercato (19%, 125 milioni di euro), in crescita del +20% nel 2021.

Seguono – in termini di incidenza sulle vendite – le caldaie, i termostati e i condizionatori connessi per la gestione del riscaldamento e della climatizzazione con 110 milioni di euro (17%, +45% rispetto al 2019). Si tratta dell’area che cresce di più nel mercato, favorita in particolare dalla vendita di numerose caldaie connesse, spesso abbinate ai termostati smart, che beneficiano degli effetti di incentivi come Superbonus ed Ecobonus, e dalla possibilità di ottenere benefici in termini di risparmio energetico e comfort.
La rimanente quota del mercato è costituita da casse audio (9%, +20%), lampadine (8%, +25%), le smart plug (prese elettriche, 2%, +30%) e dispositivi per gestire tende e tapparelle da remoto (2%, +45%).

L’evoluzione delle tecnologie abilitanti

Nel corso del 2021 è andato consolidandosi lo sforzo delle aziende membri della Connectivity Standard Alliance (CSA) verso la stesura delle specifiche di Matter, il nuovo protocollo per l’interoperabilità della Smart home, seppur in leggero ritardo sulla timeline definita nel 2020. Il lavoro degli sviluppatori prosegue sulla linea predefinita: si mantiene il doppio livello di accesso alle specifiche, con la distinzione tra membri della community e membri dell’alleanza, mentre il focus tecnico resta sul layer di comunicazione IPv6, che consente ampia flessibilità, beneficiando del supporto da parte dei principali protocolli wireless fisici per la Smart home, come Bluetooth Low Energy (BLE), Thread, ZigBee e WiFi.

Fonte: Osservatorio Internet of Things

Le prime dimostrazioni, presentate al Consumer Electronics Show (CES) di Las Vegas a inizio 2022 da aziende come Nordic Semiconductor, Texas Instruments e NXP, testimoniano sia il buon livello di avanzamento delle specifiche definite ad oggi, sia la crescente maturità della tecnologia a supporto degli standard presenti sul mercato. Tuttavia, per i primi prodotti ‘Matter-compliant’ si dovrà attendere probabilmente la fine del 2022, lasciando tempo ai produttori di concentrarsi sulla definizione degli elementi differenziali di prodotti e servizi annessi per riuscire a emergere in questo nuovo scenario di Smart home integrata.

La principale alternativa per l’interoperabilità della Smart home all’integrazione locale a livello di protocollo di comunicazione è rappresentata dall’approccio Cloud-to-Cloud (C2C). Nel 2020, il consorzio OCF (Open Connectivity Foundation) ha introdotto il programma di certificazione Universal Cloud Interface (UCI) con l’obiettivo di regolare e uniformare le interazioni tra cloud di produttori diversi, permettendo alle varie ‘nuvole’ di controllare e accedere ai dati di dispositivi di produttori terzi e abilitando una serie di interessanti scenari di interoperabilità. Tuttavia, nonostante la spinta iniziale del consorzio, a oggi solo quattro cloud sono stati certificati, a fronte degli oltre 300 membri che fanno parte dell’alleanza. Numeri che lasciano poche possibilità per un cambio di rotta, soprattutto se confrontati con quelli di Matter e della Connectivity Standard Alliance.

Se da un lato si assiste al tramonto di OCF, dall’altro l’iniziativa Home Connectivity Alliance (HCA) sembra raccoglierne il testimone. Samsung, Haier, Electrolux, GE e Trane sono le 5 aziende che attualmente hanno aderito all’iniziativa e che stanno portando avanti i lavori di definizione delle specifiche. L’obiettivo è quello di fornire agli utenti applicazioni unificate in grado di controllare dispositivi multi-vendor, facendo leva sulle infrastrutture cloud esistenti dei produttori tramite comunicazione C2C. Rivolgendosi ai produttori di elettrodomestici, inclusi HVAC e TV, l’iniziativa è stata resa pubblica al CES 2022 e al momento è in fase di sviluppo del modello di dati condiviso, che definirà le funzionalità dei dispositivi controllabili da un cloud verso l’altro. Come per Matter, le prime release sono attese entro la fine del 2022, anno in cui si prevedono forti sviluppi sul fronte dell’interoperabilità della Smart home.

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Stefano Casini

Giornalista specializzato nei settori dell'Economia, delle imprese, delle tecnologie e dell'innovazione. Dopo il master all'IFG, l'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Milano, in oltre 20 anni di attività, nell'ambito del giornalismo e della Comunicazione, ha lavorato per Panorama Economy, Il Mondo, Italia Oggi, TgCom24, Gruppo Mediolanum, Università Iulm. Attualmente collabora con Innovation Post, Corriere Innovazione, Libero, Giornale di Brescia, La Provincia di Como, casa editrice Tecniche Nuove. Contatti: stefano.stefanocasini@gmail.com

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