Il ruolo delle tecnologie additive per Industria 4.0

Intervista a Enrico Annacondia, coordinatore delle attività di AITA, l’Associazione Italia Tecnologie Additive, su additive manufacturing e 3D Printing. Alla scoperta di opportunità e limiti di queste tecnologie, la cui adozione è incentivata anche dal Piano Industria 4.0.

Pubblicato il 23 Mar 2017

additive

Secondo le stime contenute nel Wohlers Report il mercato mondiale dell’additive manufacturing e del 3D Printing toccherà nel 2017 i 6 miliardi di dollari e supererà nel 2020 i 10 miliardi. Per saperne di più su queste tecnologie, la cui adozione, tra l’altro, è incentivata anche dal Piano Nazionale Industria 4.0, abbiamo intervistato Enrico Annacondia, coordinatore delle attività di AITA, l’Associazione Italia Tecnologie Additive.

Enrico Annacondia

Ne abbiamo approfittato anche per sfatare (o confermare) alcuni luoghi comuni su queste tecnologie: stampa 3D e additive manufacturing sono sinonimi? L’additive manufacturing consente di realizzare solo pezzi in plastica? È adatto solo per produrre pezzi piccoli e quantità ridotte? Va bene solo per i prototipi, ma non è adatto alla produzione? Produrre un prototipo è costoso?

Abbiamo poi chiesto ad Annacondia quali sono i settori applicativi nei quali l’additive manufacturing ha il maggior potenziale “disruptive” e se l’additive manufacturing possa effettivamente agevolare il cosiddetto reshoring, cioè il rientro in patria di fabbriche che negli scorsi anni sono state spostate nell’Est Europa o nell’estremo Oriente.

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Franco Canna
Franco Canna

Fondatore e direttore responsabile di Innovation Post. Grande appassionato di tecnologia, laureato in Economia, collabora dal 2001 con diverse testate B2B nel settore industriale scrivendo di automazione, elettronica, strumentazione, meccanica, ma anche economia e food & beverage, oltre che con organizzatori di eventi, fiere e aziende.

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