Lombardia, nel terzo trimestre il manifatturiero cresce (ma meno degli anni scorsi)

L’industria manifatturiera lombarda registra una leggera crescita nel terzo trimestre 2019, ma i dati confermano che il 2019 sarà un anno di stagnazione. Sugli incentivi per Impresa 4.0 l’iperammortamento è lo strumento più utilizzato sia per l’industria che per l’artigianato manifatturiero

Pubblicato il 12 Nov 2019

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Il settore manifatturiero lombardo cresce, sia a livello industriale che artigianale. Tuttavia, i ritmi sono molto lenti e quindi i dati presentano un quadro di stagnazione. Lo rivela l’Analisi congiunturale industria manifatturiera in Lombardia – Terzo trimestre 2019 realizzata da Confindustria Lombardia con Unioncamere e la Regione, in collaborazione con le associazioni Confartigianato, CNA, Casartigiani e CLAAI. L’indagine ha coinvolto un campione di più di 2.600 aziende manifatturiere, suddivise in imprese industriali (più di 1.500 imprese) e artigiane (più di 1.100 imprese).

Nel terzo trimestre 2019 si registra un incremento congiunturale della produzione industriale (+1,1% destagionalizzato). La variazione tendenziale, anch’essa positiva (+0,9%), permette alla variazione media dei primi tre trimestri dell’anno di mantenere il segno positivo (+0,3%), ma l’intensità della crescita è minima e pari a un decimo di quella dello scorso anno (+3,0%).

Anche il dato congiunturale delle aziende artigiane manifatturiere è positivo (+0,9%) come anche il dato tendenziale (+1,9%) e questi risultati consentono alla variazione media dei primi tre trimestri di attestarsi al +0,6%, anche in questo caso in rallentamento rispetto alla crescita media annua del 2018 (+1,9%). L’indice della produzione industriale sale a quota 111,8 (dato destagionalizzato, base anno 2010=100), recuperando il livello di inizio anno, ma ancora sotto il massimo pre crisi (pari a 113,3 registrato nel 2007). Per le aziende artigiane l’indice della produzione sale a quota 99,6 (dato destagionalizzato, base anno 2010=100), ma ancora non riesce a superare quota 100.

I settori

Da un punto di vista settoriale registrano ancora una riduzione dei livelli produttivi 3 settori su 13: la siderurgia (-2,5% la variazione tendenziale) colpita dalla guerra dei dazi; il legno-mobilio (-0,5%); il tessile (-0,1%). Tra gli altri settori, sei registrano incrementi anche consistenti dopo il rallentamento dello scorso trimestre: abbigliamento (+6,0%); alimentari (+5,7%); pelli-calzature (+3,8%); carta-stampa (+3,1%); gomma-plastica (+2,0%); mezzi di trasporto (+1,8%). Registrano incrementi minimi i settori delle manifatturiere varie (+0,5%), della meccanica (+0,2%), della chimica (+0,1%) e dei minerali non metalliferi (+0,1%).

Il quadro settoriale dell’artigianato conferma il risultato positivo raggiunto nel trimestre: nessun comparto presenta infatti una flessione dei livelli produttivi rispetto all’anno precedente. Due settori evidenziano una situazione di stabilità (minerali non metalliferi carta stampa). Tutti gli altri settori registrano invece incrementi produttivi, che variano dal +0,4% dell’abbigliamento al +5,6% delle manifatturiere varie. Significative anche le variazioni per pelli e calzature (+4,5%), alimentari (+3,7%), legno e mobilio (+2,7%), tessile (+2,2%) e siderurgia (+2,1%). Anche meccanica (+1,5) e gomma-plastica (+1,3%) sono positivi ma con una crescita inferiore alla media del comparto.

Il dato medio generale nasconde andamenti differenziati fra le imprese: raggiungono il 45% per l’industria le aziende in crescita e scendono al 41% quelle in contrazione. Nell’artigianato si registra un andamento simile con la quota di aziende in crescita che sale al 45% e quella delle aziende in contrazione che scende al 35%. Il fatturato a prezzi correnti per l’industria cresce ancora su base annua (+2,4%) riuscendo così a portare la crescita media dei primi tre trimestri al +2,0%. Come segnalato per la produzione, anche la crescita media del fatturato si attesta su un valore molto inferiore rispetto alla media del 2018 (+4,7%). Per le imprese artigiane il fatturato risulta invariato in un’ottica tendenziale e negativo rispetto al trimestre precedente (-0,4%). Queste dinamiche portano ad una crescita media dei primi tre trimestri del 2019 dello 0,4%, anche in questo caso inferiore al +1,7% del 2018.

I rapporti con l’estero

Gli ordinativi esteri dell’industria, dopo le difficoltà segnalate gli scorsi trimestri, registrano un incremento congiunturale dell’1,4% ma un dato tendenziale ancora vicino alla variazione nulla (+0,4%). La crescita media dei tre trimestri del 2019 rimane così ben lontana dal dato medio dello scorso anno (+4,9%). Gli ordini interni mantengono tassi di crescita minimi intorno allo 0,3% sia in ottica tendenziale che congiunturale, che non riescono a compensare i risultati negativi di inizio anno portando a una variazione media dei primi tre trimestri 2019 negativa (-0,2%), contro il +2,7% del 2018.

Il comparto artigiano rileva dati più negativi per gli ordini interni in contrazione sia su base annua (-0,4%) sia rispetto al trimestre precedente (-0,5%), con un pre-consuntivo 2019 in sensibile contrazione (-1,1%). Svoltano in negativo anche gli ordini esteri (-0,6% congiunturale) ma sia il dato tendenziale (+2,2%) che la media dei primi tre trimestri 2019 (+3,0%) sono ancora positivi. La quota del fatturato estero sul totale per le imprese artigiane rimane poco rilevante (7,3% del fatturato totale) e in leggero calo.

L’occupazione

L’occupazione per l’industria presenta un saldo nullo. In questo trimestre tasso d’ingresso (2,4%) e tasso d’uscita (2,4%), entrambi in aumento, si compensano perfettamente. In calo il ricorso alla CIG, con una quota di aziende che dichiara di aver utilizzato ore di cassa integrazione al 5,9% e la quota sul monte ore allo 0,6%.

Nell’artigianato il saldo occupazionale è negativo (-0,4%), in questo caso per via di un calo del tasso d’ingresso (2,2%) e un contestuale aumento del tasso d’uscita (2,6%). Stabile il ricorso alla CIG con una quota di aziende che dichiara di aver utilizzato ore di cassa integrazione al 2,6% e la quota sul monte ore allo 0,5%.

Le aspettative degli imprenditori industriali sulla produzione, dopo il miglioramento dello scorso trimestre, tornano negative riallineandosi alle aspettative sull’occupazione in progressivo deterioramento da alcuni trimestri. Peggiorano anche le aspettative per la domanda che si trovano in area negativa sia per quanto riguarda il mercato estero che per quello interno. Nel caso dell’artigianato le aspettative sono più pessimistiche, con saldi tra previsioni di crescita negativi per tutte le variabili.

La situazione

In conclusione l’aspetto importante, e per certi versi sorprendente, che è emerso dall’analisi relativa al terzo trimestre del 2019 è il dato relativo alla produzione manifatturiera che è salita, da un punto di vista congiunturale, all’1,1%, dopo la forte caduta circa della stessa intensità fatta registrare nel trimestre precedente. La domanda di fondo è capire quale dei due dati meglio colga il vero stato di salute dell’industria lombarda, anche perché sui dati relativi al terzo trimestre pesa sempre l’incognita relativa agli effetti stagionali legati al rallentamento produttivo del periodo estivo. Anche la produzione artigianale ha mostrato un saggio di crescita positivo, come pure per quanto riguarda fatturato ed ordini. Questi ultimi hanno visto la ripresa di quelli esteri con il risultato che la quota dell’export sul fatturato è risalito oltre il 40%.

L’impressione è che una leggera ripresa della domanda estera, oltre che ad un aggiustamento delle scorte, sia alla base di questi risultati che vanno però collocati in una prospettiva temporale più ampia. Rispetto al passato, prendendo in considerazione la media dei dati tendenziali relativi ai primi tre trimestri dell’anno anche per contenere le anomalie insite nei dati relativi ai trimestri estivi, si evidenzia una forte caduta della velocità di crociera della produzione industriale che si colloca vicina allo 0,3% contro una media annuale del 2018 pari al 3,0%. Allungando lo sguardo al futuro non si possono sottacere gli sviluppi preoccupanti dell’economia internazionale, dove gli avvisi di rischi di revisione al ribasso sono sempre più insistenti, nonostante la presenza di politiche monetarie espansive. In particolare, il forte legame che l’economia lombarda ha con quella tedesca sembra avere un ruolo predominante in questa fase storica, e il suo impatto sulle aspettative degli imprenditori appare evidente. E ciò mentre porta ad un disallineamento fra aspettative e produzione, alimenta ulteriore incertezza che frena la crescita.

Il focus su Impresa 4.0

Il tema del focus di approfondimento di questo trimestre è Impresa 4.0 e tecnologie digitali e mira a fornire informazioni utili per valutare opportunamente il grado di diffusione di tali tecnologie nel tessuto produttivo lombardo. L’obiettivo è quello di cogliere direttamente dalle imprese informazioni riguardo il grado di conoscenza delle tematiche di Impresa 4.0, quali sono le tecnologie più diffuse ed utilizzate, quali strumenti agevolativi ricorrono le imprese e quali servizi dovrebbero essere incentivati per dare maggiore impulso ai processi di digitalizzazione delle aziende. Il focus ci restituisce alcune evidenze statistiche sul comparto manifatturiero lombardo e mette in luce alcune tendenze in atto nell’ultimo triennio.

L’industria si conferma il comparto più maturo, abbinando un’elevata conoscenza (solo il 24% dichiara di non conoscere le tematiche) ad un grado di implementazione delle tecnologie che cresce nel tempo fino al 32% di imprese che hanno implementato soluzioni nel 2019. Per le imprese artigiane, invece, il livello di conoscenza è più basso con il 42% di imprese che ancora non conosce le tematiche, ma in miglioramento rispetto agli anni precedenti. Cresce la quota di imprese artigiane che hanno già implementato soluzioni ma è ancora limitata all’11%.

Le differenze tra le due tipologie di imprese considerate, e cioè imprese artigiane e industriali, sono piuttosto evidenti e riconducibili anche alle caratteristiche legate alla dimensione aziendale. Alle imprese che hanno dichiarato di aver già implementato soluzioni 4.0 è stato chiesto se e quali strumenti agevolativi hanno utilizzato. L’iper ammortamento rimane lo strumento più utilizzato sia per l’industria (75% di casi nel 2019) che per l’artigianato (71%). Per l’industria segue il super ammortamento (63%) che arretra rispetto allo scorso anno mentre per l’artigianato segue il credito innovazione (nuova Sabatini, 47%), misura pensata proprio per le PMI. Cala la quota di imprese industriali che non ha utilizzato agevolazioni dal 7% del 2017 al 2% del 2019, mentre per il comparto artigiano è più stabile (dal 6% al 4%).

Incentivi Industria 4.0

Per quanto concerne le soluzioni tecnologiche previste da Impresa 4.0 introdotte dalle imprese che hanno già investito o hanno programmato di farlo, si evidenzia una diffusione maggiore per le soluzioni per la manifattura avanzata sia per l’industria (46%) che per l’artigianato (36%) anche se il dato è calato sensibilmente rispetto al 2018. Aumenta invece la diffusione delle tecnologie per l’integrazione verticale e orizzontale (30% industria e 18% per artigianato) e per la simulazione (rispettivamente, 20% e 26%). L’utilizzo delle tecnologie industrial internet e IoT è scesa al 17% per l’industria e sale al 20% per il comparto artigiano. Le altre soluzioni sono state introdotte da una percentuale più bassa di aziende in entrambi i comparti.

Secondo le imprese industriali i servizi che andrebbero incentivati per supportare l’implementazione delle tecnologie abilitanti sono principalmente il supporto finanziario (53%) e la formazione del personale (49%). Se per il primo si tratta di un’indicazione invariata negli anni da parte delle imprese, per la formazione del personale l’importanza attribuita dalle imprese si è ridotta rispetto al massimo del 60% dello scorso anno. Considerando le imprese artigiane, si amplia il gap tra il supporto finanziario e gli altri servizi, a causa della minor dimensione delle imprese di questo comparto. A fronte della richiesta di supporto finanziario da parte del 66% delle imprese, la richiesta di formazione del personale scende nel 2019 al 28%, superata così dalla richiesta di consulenza specialistica (37%) ed avvicinandosi alla richiesta di miglioramento delle infrastrutture (23%).

L’analisi

I risultati dell’indagine confermano quindi il percorso di crescita che le imprese lombarde stanno seguendo lungo il sentiero della trasformazione digitale, ma si evidenziano anche dei limiti del tessuto produttivo regionale nel gestire questa transizione. Cresce il grado di implementazione delle tecnologie 4.0 ma non succede altrettanto per il livello di conoscenza, che risulta stabile. Rimane un segmento non irrilevante di imprese (circa il 25% nell’industria e il 40% nell’artigianato) che non ha consapevolezza della trasformazione in atto. Aumenta la richiesta di consulenza specialistica ma diminuisce l’importanza attribuita alla formazione del personale, soprattutto tra le piccole imprese. Un supporto esterno può essere fondamentale nella progettazione del processo di trasformazione, ma la presenza di personale qualificato e l’aggiornamento delle competenze di tutti i lavoratori sono caratteristiche fondamentali per il successo della transizione digitale.

La valorizzazione delle informazioni all’interno dei processi produttivi risulta ancora sottovalutata da una larga fetta di imprese manifatturiere, che in molti casi non hanno strumenti di preparazione e diffusione dei dati. Queste criticità risultano più evidenti per le piccole imprese, confermando il legame tra sviluppo delle tecnologie digitali e dimensione di impresa che si manifesta anche a livello europeo; il maggior grado di frantumazione che caratterizza il nostro sistema produttivo rende però urgente affrontare tali questioni.

Bonometti: “Un anno di stagnazione per la Lombardia”

Per Marco Bonometti, presidente di Confindustria Lombardia, “Nonostante la tenuta del 3° trimestre, i dati confermano che per la Lombardia il 2019 sarà un anno di stagnazione. L’economia regionale cresce infatti a ritmi molto inferiori rispetto agli ultimi 2 anni. In una regione fortemente internazionalizzata come la Lombardia, uno dei freni alla crescita è rappresentato dagli ordini interni (-0,2% media 2019) ma allarma anche il calo della produzione di Bergamo, Brescia e Monza rispetto al 2018. Spero di essere smentito, ma si sta fermando il cuore manifatturiero della nostra Regione. Se non si faranno interventi straordinari per il rilancio dell’industria, rischiamo la deindustrializzazione del nostro paese. A livello regionale il confronto con le istituzioni regionali e con gli altri stakeholders può essere ancora più proficuo. Quando si lavora in maniera sinergica i risultati arrivano, a beneficio della competitività di tutta la Lombardia, a livello sociale e industriale. Prova ne è il fatto che la Lombardia è la regione leader in Italia nell’utilizzo dei finanziamenti europei per l’innovazione delle PMI”.

Per questo motivo, aggiunge, “il sistema lombardo dovrà farsi trovare pronto in vista della programmazione Horizon Europe 2020- 27. La varietà di specializzazioni della Lombardia è unica nel panorama europeo e mondiale: è su questo che dobbiamo lavorare per restare competitivi a livello internazionale. A livello nazionale i casi Ilva e Plastic tax sono l’emblema della totale mancanza di visione industriale da parte della politica. Sono tre gli ambiti nei quali si potrebbero sviluppare da subito progetti di politica industriale: economia circolare, infrastrutture, acciaio e automotive”.

Bonometti ha proposto soluzioni per tre ambiti. Per l’economia circolare, ha proposto di “concentrare le risorse per agevolare la crescita di nuove tecnologie impiantistiche in grado di recuperare sempre maggiori frazioni di rifiuti per produrre nuova materia. Questo ridurrebbe il consumo di materie prime vergini e svilupperebbe un nuovo settore con il conseguente incremento occupazionale. La plastic tax ha intenti punitivi e di cassa, penalizza i prodotti e l’innovazione e rappresenta unicamente un’imposizione diretta a carico di consumatori, lavoratori e le imprese. Servono regole chiare e precise”.

Riguardo a infrastrutture e acciaio invece, “la messa in campo del Piano infrastrutturale fantasma avrebbe un impatto occupazionale importante e stimolerebbe anche la domanda domestica di acciaio, in modo da sostituire il calo della domanda internazionale”. Per il settore Automotive, Bonometti ritiene sia utile “accompagnare i cambiamenti in atto nel settore automotive e le trasformazioni tecnologiche che attraversano i diversi componenti della filiera, inserendosi nel quadro di un Piano industriale europeo che si ponga gli obiettivi di potenziare e modernizzare la filiera e promuovere la transizione industriale. Anche in questo settore si registra una situazione in continuo peggioramento”.

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Nicoletta Pisanu

Giornalista, collabora da anni con testate nazionali e locali. Laureata in Linguaggi dei Media e in Scienze sociali applicate all'Università Cattolica di Milano, è specializzata in cronaca.

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