Ergonomia, cresce la diffusione degli esoscheletri: il boom è dietro l’angolo

Nel 2018 sono stati venduti oltre 7 mila esoscheletri in ambito manifatturiero (dati ABI Research), ma il potenziale di richiesta del mercato sarebbe di 60 mila unità. Nel periodo 2019-2024 si attende un tasso di crescita di oltre il 50%

Pubblicato il 15 Gen 2020

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Le fabbriche, e non solo quelle, avranno sempre più bisogno di esoscheletri. Nel 2018 ne sono state vendute oltre 7 mila unità in ambito manifatturiero (dati ABI Research) per supportare il lavoro degli operai, ma il potenziale di richiesta del mercato sarebbe di 60 mila unità per tutte le tipologie di esoscheletro.

Con un tasso di crescita previsto di oltre il 50% dal 2019 al 2024. Una domanda che, guardando all’età media in aumento della popolazione e dei lavoratori nei Paesi industrializzati, potrebbe crescere ancora. Dal 1965, quando fu prodotto il primo esoscheletro per utilizzo in ambito militare, a oggi, gli esoscheletri si stanno diffondendo in modo sempre più ampio nel mondo della fabbrica, supportando l’operatore e migliorando la qualità del lavoro.

Le prime applicazioni di esoscheletri in ambito industriale risalgono a pochi anni fa, al 2014. Ma come spesso avviene per molte nuove tecnologie una volta compiuti i primi passi poi si mettono a correre.

E, nel mercato, in questo caso nel mondo della manifattura, della produzione, delle fabbriche, le realtà più dinamiche e reattive colgono le novità e il cambiamento subito o in tempi rapidi. Le altre aziende, meno reattive, meno veloci (o con meno disponibilità finanziarie per fare investimenti), ci mettono di più a seguire il cambiamento.

Ma le potenzialità di sviluppo degli esoscheletri sono molto forti, in fabbrica, ma non solo, più in generale sui luoghi di lavoro dove l’attività fisica, faticosa, ripetitiva, continua, può essere aiutata e alleviata dalla mano della tecnologia.

Anche se una parte del lavoro nelle fabbriche viene automatizzato, l’apporto dell’uomo resta fondamentale e rimane al centro di numerose operazioni, sia a valore aggiunto, sia ripetitive ma che richiedono un alto livello di precisione: basti pensare che svolgendo alcune mansioni, ad esempio, un operaio solleva il braccio 4.600 volte al giorno, quasi un milione di volte l’anno.

Anche in agricoltura, nei servizi e dal dentista

Nell’ambito delle tecnologie robotiche indossabili (Wearable robotics) che supportano gli operatori nelle attività lavorative, Comau lo scorso anno ha messo sul mercato l’esoscheletro con tecnologia passiva Mate, che, come spiegano gli specialisti, “non necessita di batterie o motori, garantisce un supporto posturale che segue i movimenti degli arti superiori, senza resistenza né disallineamento. Questo genera una riduzione del 30% dell’affaticamento dei muscoli principali della spalla”.

Alcune caratteristiche di Mate, l’esoscheletro di Comau

Progettato da Comau in collaborazione con gli operai per rispondere alle loro esigenze, l’esoscheletro può supportarli in numerosi settori, tra cui costruzioni, elettrodomestici, agricoltura, servizi e Automotive. Si sta studiando e valutando l’introduzione e l’utilizzo di esoscheletri anche in odontoiatria e negli studi dentistici, quindi in ambiti che sono quanto di più lontano dalla tradizionale catena di montaggio in fabbrica.

Rendere il lavoro più facile e leggero

Ai vantaggi per il lavoratore, come il miglioramento del comfort della postazione di lavoro, la riduzione dell’affaticamento muscolare e, di conseguenza il miglioramento della qualità del lavoro svolto, “si uniscono i benefici indiretti per l’intera società, a partire dalla tutela del benessere della forza lavoro da parte delle aziende”, fanno notare gli esperti di Comau.

I vantaggi per il lavoratore con l’utilizzo degli esoscheletri

L’esoscheletro Mate (acronimo di Muscolar aiding tech exoskeleton, ma ‘mate’ in inglese significa anche compagno di lavoro) è stato sviluppato dalla divisione robotica di Comau: si tratta di un esoscheletro passivo, cioè senza nessuna componente meccanica che sia di supporto al lavoro. Nessuna integrazione tra uomo e robot, quindi, ma un mero supporto.

In attesa del ‘boom’, tra operai e soldati

Anche se, come evidenziano diverse ricerche autorevoli, di cui abbiamo già trattato su Innovation Post, molto spesso, e nella gran parte dei casi, i lavoratori sottoposti ad attività ripetitive e faticose sono in genere favorevoli a un supporto fatto non solo di esoscheletri, ma anche di cobot e robot veri e propri.

Secondo le proiezioni dell’Ifr (la federazione internazionale della robotica), entro quest’anno il mercato degli esoscheletri arriverà a toccare le 10 mila unità, divise tra gli usi più rivolti all’industria (come nel caso di Mate) o a quelli studiati per l’ambito militare.

Tutti stanno aspettando il ‘boom’, che dovrebbe arrivare a breve e che renderà il comparto molto più dinamico. Ci sono tante realtà impegnate nel settore: si va dalle Start-up ai grossi player storici, come l’americana Lockheed, che sta studiando in particolare le applicazioni nel settore militare già da tempo.

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Stefano Casini

Giornalista specializzato nei settori dell'Economia, delle imprese, delle tecnologie e dell'innovazione. Dopo il master all'IFG, l'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Milano, in oltre 20 anni di attività, nell'ambito del giornalismo e della Comunicazione, ha lavorato per Panorama Economy, Il Mondo, Italia Oggi, TgCom24, Gruppo Mediolanum, Università Iulm. Attualmente collabora con Innovation Post, Corriere Innovazione, Libero, Giornale di Brescia, La Provincia di Como, casa editrice Tecniche Nuove. Contatti: stefano.stefanocasini@gmail.com

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