La crisi colpisce due imprese su tre dell’elettrotecnica e dell’elettronica

Un sondaggio del Centro Studi di Anie rileva che nel mese di marzo ben due imprese italiane su tre attive nel comparto dell’elettrotecnica e dell’elettronica hanno subito danni severi o significativi a causa della crisi connessa all’emergenza Covid-19. Nonostante questo, il 98% delle aziende del settore conta di superare la crisi senza esser costretto a chiudere.

Pubblicato il 29 Apr 2020

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Nel mese di marzo due imprese italiane su tre tra quelle che operano nel comparto dell’elettrotecnica e dell’elettronica segnalano di aver subito danni severi o significativi a causa della crisi connessa all’emergenza Covid-19. Lo rileva il Centro Studi di Federazione Anie, che in un sondaggio ha analizzato le risposte di 174 imprese del settore, per un fatturato aggregato di 15 miliardi di euro, con l’obiettivo di valutare le conseguenze dell’emergenza sanitaria in corso e delle misure restrittive provocate dal lockdown.

È infatti pari al 66% del campione il numero di imprese che hanno subito l’impatto della crisi a marzo 2020. Un dato quasi raddoppiato se si considera che, nella precedente edizione dell’indagine (svolta a fine febbraio), la percentuale era del 37%. È passata dal 15% al 5% la quota di aziende che dichiara nessun danno o di entità trascurabile.

“Ci attendiamo che i dati di aprile siano ancora più negativi e questo dimostra la necessità di lavorare tutti insieme per accelerare la ripartenza, ovviamente da attuare tutelando la salute dei lavoratori”, ha dichiarato Giuliano Busetto, Presidente di Anie. “Per la riapertura chiediamo di considerare il criterio della sicurezza e l’importanza dell’intera filiera di chi opera per il sostegno e l’efficacia del settore. Inoltre, evidenziamo l’importanza del contenuto tecnologico delle imprese Anie che possono favorire decisamente, grazie alla tecnologia innovativa che contraddistingue i propri comparti, la trasformazione digitale dell’industria e delle infrastrutture. Anie chiede la completa apertura delle proprie aziende che producono e forniscono tecnologie abilitanti per il beneficio e l’innovazione del Paese”.

Solo il 2% a rischio chiusura

Nonostante sia molto significativo il numero di aziende dell’elettronica ed elettrotecnica messe a dura prova dalla crisi, l’indagine rileva che solo il 2% di esse dichiara di non vedere alternativa alla chiusura. Il settore, quindi, per il momento conta di resistere.

Questo nonostante a marzo si sia registrato un calo del fatturato anno su anno pari al 22,4%, e del 21,8% per ore lavorate. Per effetto del lockdown, il 39% delle imprese del settore ha chiuso parzialmente, il 41% è rimasto aperto e il restante 20% ha chiuso totalmente. Inoltre, il 73% delle imprese dichiara di fare ricorso o di avere intenzione di ricorrere agli ammortizzatori sociali, coinvolgendo il 60% dei lavoratori interessati. Chi continua a lavorare, lo fa principalmente in smart working (42% degli addetti diretti), mentre il 33% è presente in sede. Un quarto dei lavoratori del campione (il 25%) non è attualmente in attività.

Superato l’ostacolo del lockdown, la riapertura (che dovrà svolgersi seguendo il Protocollo di sicurezza appena aggiornato) comporterà comunque aspetti critici per quasi tre quarti delle imprese dell’elettrotecnica e dell’elettronica. Il 72% delle aziende dichiara infatti di rilevare criticità nell’attività aziendale. La metà (52%) lamenta la mancata ricezione delle forniture per i processi produttivi, mentre una quantità analoga di imprese (il 45%) dichiara di rilevare criticità di media o elevata intensità per la mancanza di materiale sanitario per lo svolgimento in sicurezza delle attività (mascherine, guanti, etc.). Il 31% soffre una riduzione della liquidità necessaria a garantire l’ordinaria gestione aziendale.

Preoccupano le aziende anche i problemi legati ai pagamenti, ai tempi di consegna e ai processi logistici, agli spostamenti e alle trasferte, alle attività promozionali.

Sul fronte del rallentamento della domanda, la minore richiesta di beni e servizi ha coinvolto il 92% delle imprese, con un impatto medio alto sul 55% delle imprese nel mercato nazionale e sul 36% di quelle nei mercati esteri.

Infine, il Centro Studi di Anie ha anche guardato alle strategie che le imprese metteranno a punto per pianificare la ripresa, nel tentativo di rilanciarsi e superare la crisi. Il 35% del campione pensa di ricalibrare o cambiare i paesi di destinazione dell’export, il 33% pianifica modifiche nell’offerta di beni e prodotti venduti, mentre il 34% intende avviare la ricostituzione del magazzino. C’è poi chi sceglierà di implementare tecnologie digitali nei propri processi produttivi e nelle modalità di approccio ai mercati ed alla clientela. In particolare, il 20% delle imprese intende aumentare le vendite di e-commerce.

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Francesco Bruno

Giornalista professionista, laureato in Lettere all'Università Cattolica di Milano, dove ha completato gli studi con un master in giornalismo. Appassionato di sport e tecnologia, compie i primi passi presso AdnKronos e Mediaset. Oggi collabora con Dazn e Innovation Post.

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