Nel 2020 il Pil scenderà dell’8,3%, brusco calo di investimenti e commercio internazionale

Nel 2020 il Pil del nostro Paese calerà dell’8,3%, mentre nel 2021 ci sarà un primo recupero del 4,6%. Lo rende noto l’Istat, che ha diffuso le previsioni per l’economia italiana per il 2020 e il 2021. A scendere sono in particolare gli investimenti (-12,5%) e il commercio internazionale (-14,4% le importazioni e -13,9% le esportazioni).

Pubblicato il 08 Giu 2020

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Nel 2020 il Pil del nostro Paese calerà dell’8,3%, mentre nel 2021 ci sarà un primo recupero del 4,6%. Lo rende noto l’Istat, che ha diffuso le previsioni per l’economia italiana per il 2020 e il 2021.

L’istituto di statistica sottolinea come l’epidemia da Covid-19 abbia “determinato un impatto profondo sull’economia, alterando le scelte e la possibilità di produzione, investimento e consumo ed il funzionamento del mercato del lavoro”, oltre alla riduzione degli scambi internazionali. Per questi motivi le previsioni risentono dell’incertezza riguardo ai prossimi mesi, in cui si può solo ipotizzare alcuni parametri, come “l’ampiezza della caduta della produzione nel secondo trimestre del 2020, più marcata di quella del primo, e la velocità della ripresa dei ritmi produttivi nel terzo e quarto trimestre”.

Ad influenzare maggiormente la caduta del Pil nel 2020 è il crollo della domanda interna (-7,2 punti percentuali) derivante dalla caduta dei consumi delle famiglie e delle ISP (istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie) che scendono dell’8,7%. Nel 2020 calano drasticamente anche gli investimenti (-12,5%), mentre a crescere è la spesa delle Amministrazioni pubbliche (+1,6%).

Le previsioni per il 2020

Il lockdown imposto per frenare la diffusione del contagio da Covid-19 ha fermato l’attività di 2,1 milioni di imprese (circa il 48% del totale) che occupano 7,1 milioni di addetti per un fatturato pari al 41,4% del totale. Il calo del Pil nel primo trimestre di quest’anno è stato del 5,3% (un valore aumentato rispetto alle previsioni dell’Istat): nell’industria il valore aggiunto è sceso dell’8,1%.

Con la ripresa delle attività economiche nel mese di maggio si intravedono alcuni segnali di ripresa che fanno prevedere un aumento del Pil nel secondo semestre del 2020. Come si diceva, su base annua il prodotto interno lordo dovrebbe scendere dell’8,3% rispetto al 2019. Oltre alla domanda interna, di cui si è detto, contribuisce al crollo (seppur in maniera decisamente minore) il calo della domanda estera netta (-0,3 punti percentuali). Seppur la stima per il 2021 sia di un rimbalzo del Pil (+4.6%), trainato dalla ripresa della domanda interna (+4,2 punti percentuali), alla fine del prossimo anno i livelli dei principali aggregati del quadro macroeconomico risulterebbero inferiori a quelli del 2019.

L’emergenza Covid-19 ha bloccato gran parte degli scambi in tutto il mondo: il commercio globale ha registrato un vero e proprio crollo (-11%). Il Pil globale nel 2020 scenderà del 3,5% (nel 2019 cresceva del 2,9%), con effetti meno negativi nei Paesi in via di sviluppo. In particolare, nell’Area Euro la stima è di un calo del Pil nel 2020 del 7,7%, a cui seguirà una crescita del 6,3% nel 2021. Se però dovesse verificarsi una seconda ondata della diffusione del virus nel nostro continente, la Commissione Europea si aspetta una contrazione dell’attività economica di quasi il 10%.

Nel primo trimestre del 2020 i consumi in Italia sono calati del 5,1% rispetto agli ultimi tre mesi del 2019, con una forte contrazione degli acquisti di beni durevoli da parte delle famiglie (-17,5%): un dato a cui sopravvivono solo le vendite di beni alimentari (che nel mese di aprile sono scese solo dello 0,4%) e di prodotti elettronici (+27,1% rispetto ad aprile 2019). Alla luce di questi dati, si stima che la spesa delle famiglie italiane scenda dell’8,7% nel 2020, per poi recuperare parzialmente (+5%) nel 2021.

Sul fronte degli investimenti, l’Italia stava già vivendo un periodo di decelerazione: nel 2019 sono cresciuti dell’1,4% contro il +3,1% del 2018. Il primo trimestre del 2020, con la parziale chiusura delle attività produttive, l’aumento dell’incertezza e il ridimensionamento delle aspettative sull’attività economica, ha visto segnare un calo netto degli investimenti (-8,1%), che ha toccato prevalentemente la spesa per macchinari (-12,4%), quella per mezzi di trasporto (-21,5%) e in costruzioni (-7,9%). Per questi motivi si stima che nel 2020 il calo degli investimenti sarà del 12,5%, mentre del 2021 dovrebbero tornare a salire (+6,3%).

Anche esportazioni e importazioni registreranno cali a doppia cifra percentuale nel 2020: per le prime si stima una diminuzione del 13,9% (+7,9% nel 2021), mentre le seconde scenderanno del 14,4% (+7,8% nel 2021). In particolare, nel mese di aprile l’export verso i Paesi extra-UE è crollato (-37,6% rispetto a marzo).

Per quanto riguarda l’occupazione, il mese di aprile è stato segnato da un forte calo (-1,2% rispetto a marzo 2020, cioè 274.000 lavoratori in meno): a scendere sono stati in particolare i lavoratori dipendenti a termine (-5,6%) e i lavoratori indipendenti (-1,3%). Se da un lato diminuisce la disoccupazione (-1,7 punti percentuali), il dato preoccupante è il forte aumento ad aprile del tasso di inattività (+2 punti percentuali): l’Istat rileva che, nella media dei primi quattro mesi dell’anno, rispetto al 2019 ci sono circa 500.000 persone che hanno smesso di cercare lavoro. Cresce in particolare il tasso di inattività femminile (+2,3 punti percentuali), mentre a salire sono specialmente gli inattivi nella fasce di età 35-49 (+10,4%) e 25-34 (+8,8%). Alla luce di questi dati nel 2020 si stima una riduzione delle ULA (Unità di lavoro) del 9,3% (+4,1% nel 2021).

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Francesco Bruno

Giornalista professionista, laureato in Lettere all'Università Cattolica di Milano, dove ha completato gli studi con un master in giornalismo. Appassionato di sport e tecnologia, compie i primi passi presso AdnKronos e Mediaset. Oggi collabora con Dazn e Innovation Post.

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