Tecnologie blockchain avanti (piano) nelle aziende

L’Osservatorio Blockchain e Distributed Ledger del Politecnico milanese ha censito 116 imprese Made in Italy che hanno già realizzato o avviato 125 progetti che utilizzano la rete Blockchain: si tratta di attività che non generano ancora un fatturato elevato, ma rappresentano un importante passo avanti nell’adozione di queste tecnologie

Pubblicato il 21 Gen 2022

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Le tecnologie blockchain si stanno attestando presso le aziende come strumento per ottenere la tracciabilità della produzione e delle forniture, la certificazione di qualità e originalità del prodotto, un aumento di efficienza dei processi aziendali e molto altro ancora.

Ad esempio, l’applicazione più diffusa dei sistemi blockchain nel mercato alimentare riguarda il tracciamento della filiera di lavorazione, per garantire la provenienza delle materia prime e la trasparenza lungo tutta la filiera, nell’Automotive vengono impiegati per gestire i flussi della logistica, monitorare via Gps lo stato e l’arrivo delle consegne, operazioni sempre più diffuse anche in altri ambiti, come nel mondo dell’eCommerce e dell’industria farmaceutica.

Ma questi sistemi e tecnologie come si stanno sviluppando in Italia? Scandagliando questo mondo – come ha fatto dall’Osservatorio blockchain e Distributed ledger del Politecnico di Milano –, da un lato si rileva ancora un certo scetticismo da parte delle imprese meno dinamiche e più lente a seguire l’innovazione, dall’altro il Belpaese può comunque già vantare 26 progetti di rilevanza internazionale, che collocano l’Italia all’ottavo posto nel mondo come livello di evoluzione di queste tecnologie all’interno del sistema aziendale e produttivo.

“I limiti principali a un maggiore sviluppo all’interno delle aziende sono ancora e innanzitutto un’insufficiente conoscenza della tecnologia e dei suoi possibili vantaggi”, spiega Paolo Gianturco, FinTech team leader in Deloitte. L’Osservatorio del Politecnico milanese ha censito 116 imprese Made in Italy che hanno già realizzato o avviato 125 progetti che utilizzano la rete blockchain, si tratta di attività che non generano ancora un fatturato elevato, ma sono passi avanti nell’adozione di queste tecnologie.

Sono poi 90 le startup italiane attive nel mondo della blockchain, per esempio, SmartLabs, Agree.Live, Elysium, Teseo, VotarePA, usano questa tecnologia in diversi ambiti, Surge e Traxit nel settore della logistica, FarzatiTech e Saporare nell’Agri-food. Per sfruttare al meglio tutte le potenzialità di questi sistemi, “più che di competenze è meglio e più adeguato parlare di multi-competenze”, rileva Roberto Lorini, Senior advisor in PwC Italy, “perché quelle tecniche non bastano, servono ad esempio anche quelle legali e di accounting per sviluppare una serie di servizi correlati e a valore aggiunto”.

In molti casi e realtà di vari settori, l’impiego di soluzioni blockchain a livello di Supply chain è in una fase di stallo, innanzitutto perché sono coinvolti molti attori e operatori e non tutti sono tecnologicamente evoluti allo stesso modo, ma in un prossimo futuro “le risorse Nft potrebbero sbloccare questo stallo”, prevede Alberto Bonadonna, Associate director in Accenture, “perché i ‘Non fungible token’ rendono questi sistemi di tracciamento, sicurezza e controllo più semplici da implementare e utilizzare in concreto e nelle varie attività quotidiane”.

A livello globale, nel 2021 si contano 370 iniziative (progetti e annunci) sviluppate da aziende e pubbliche amministrazione, +39% rispetto al 2020, che portano a 1.615 il totale dei casi censiti dal 2016 a oggi. Quest’anno sono stati sviluppati più progetti implementativi (243, +25%), a discapito dei semplici annunci (127), che portano a 751 il numero complessivo tra progetti operativi, pilota o proof of concept censiti negli ultimi 5 anni. I settori più attivi sono quello finanziario con il 38% dei progetti e la Pubblica Amministrazione con il 16%, seguiti dai Media con il 7% e l’Agrifood con il 6%.

Blockchain per processi aziendali più efficienti

Un ambito di applicazione è quello dei progetti in cui i processi di business tradizionali vengono replicati utilizzando tecnologie blockchain. A livello internazionale si contano circa 500 progetti sviluppati da aziende e pubbliche amministrazioni (il 67% del totale censito dal 2016) e nel 2021 hanno registrato un calo del 19%.

Oggi la maggior parte delle aziende tradizionali si concentra sullo sviluppo di queste soluzioni, con obiettivi differenti. Il 37% utilizza strumenti di timestamping, basati sull’immutabilità del registro blockchain, per una maggiore verificabilità dei dati. Il 59% ha creato piattaforme per il coordinamento nelle relazioni multi-attore. Solo il 4% ha sfruttato a pieno anche la programmabilità portando processi complessi on-chain. Si registra un lieve rallentamento dei progetti di ecosistema dovuto alla difficoltà nella creazione di accordi tra tutti gli attori coinvolti.

La ‘next web revolution’ è il Web3 (leggere, scrivere, gestire un’unica identità)

Le applicazioni di questa tecnologia, nata in Giappone nel 2009 con il Bitcoin, si stanno evolvendo velocemente in diverse direzioni, ma tutte hanno in comune la spinta verso una nuova versione del Web. La blockchain, infatti, è alla base della ‘next web revolution’: il Web3 (leggere, scrivere, gestire un’unica identità), una sorta di Internet “decentralizzato” che potrebbe essere la naturale evoluzione dell’attuale Web “centralizzato” dominato dalle big tech.

Nel mondo del Decentralized web, la blockchain permette di creare l’infrastruttura che abilita nuove soluzioni di business indipendenti, spesso basate su applicazioni decentralizzate (le cosiddette DApp) o gli Nft, token unici che rappresentano una proprietà privata digitale. A livello internazionale, i progetti implementativi sviluppati in questo ambito sono ancora pochi (solo 71, il 10% del totale), ma la crescita del 382% in un anno lascia intuire grandi prospettive. E, considerando le principali piattaforme permissionless, sono già oltre 8.000 nel mondo le Dapp sviluppate da startup.

A fronte di questo fervore internazionale, il mercato italiano è in fase di attesa. Ancora non si vede una crescita decisa dell’adozione delle tecnologie blockchain e gli investimenti delle aziende sono pari a 28 milioni di euro nel 2021, più o meno stabili rispetto ai 23 milioni del 2020 e ai 30 milioni del 2019. In Italia il settore più attivo si conferma quello finanziario e assicurativo, con il 50% degli investimenti.

Seguono la pubblica amministrazione (15%), in forte crescita anche grazie allo sviluppo dell’Italian blockchain Service Infrastructure, l’agroalimentare (stabile all’11%) e le utility (10%) che, dopo numerose sperimentazioni negli scorsi anni, ha visto un deciso incremento.

Modelli di business decentralizzati e disintermediati

“Le community più innovative e i nuovi progetti si stanno spostando verso modelli di business decentralizzati e disintermediati, continuando a sviluppare il mondo delle DApp”, sottolinea Francesco Bruschi, direttore dell’Osservatorio blockchain e Distributed ledger. E rileva: “il valore della decentralizzazione è sempre più chiaro anche alle istituzioni internazionali: in Europa, prosegue l’evoluzione dell’European blockchain Services Infrastructure, mentre le Banche Centrali, in risposta alla crescita delle Stablecoin, hanno ormai sdoganato queste tecnologie come soluzioni utilizzabili per l’emissione delle proprie valute digitali”.

Già non è semplice né veloce diffondere le opportunità dei sistemi blockchain all’interno del mondo aziendale, il processo è ancora più rallentato e impervio se si guarda al mercato consumer e dei grandi numeri di utenti. Per far arrivare la blockchain a tutti, alle grandi masse di utenti, “occorre semplificare e facilitarne l’uso”, fa notare Francisco Spadafora, Head of blockchain service in Ntt Data, “ora c’è una grande bolla che riguarda Metaverso e sistemi token Nft, ma almeno questi fenomeni hanno il vantaggio di aprire e portare queste tecnologie alle grandi masse di non addetti ai lavori”.

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Stefano Casini

Giornalista specializzato nei settori dell'Economia, delle imprese, delle tecnologie e dell'innovazione. Dopo il master all'IFG, l'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Milano, in oltre 20 anni di attività, nell'ambito del giornalismo e della Comunicazione, ha lavorato per Panorama Economy, Il Mondo, Italia Oggi, TgCom24, Gruppo Mediolanum, Università Iulm. Attualmente collabora con Innovation Post, Corriere Innovazione, Libero, Giornale di Brescia, La Provincia di Como, casa editrice Tecniche Nuove. Contatti: stefano.stefanocasini@gmail.com

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