Dopo un 2020 che ha fatto registrare un brusco calo della spesa delle imprese in attività di ricerca e sviluppo intra-muros, cioè le attività di R&S interne, svolte con personale e attrezzature gestite dai soggetti rispondenti, il 2021 ha fatto registrare degli importanti segnali di ripresa che trovano conferma anche nell’anno in corso, quando la spesa dovrebbe tornare ai livelli pre-pandemia. A pagare lo scotto maggiore sono state le piccole e medie imprese.
Secondo il nuovo report “Ricerca e sviluppo in italia 2020-2022” pubblicato dall’Istat nel 2020 per la Ricerca e sviluppo intra-muros sono stati spesi 25 miliardi di euro, il 4,7% in meno dell’anno precedente. Sono quattro le tipologie attori prese in considerazione dall’Istat: le imprese, le Università, le istituzioni no profit e le istituzioni pubbliche.
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La scure della pandemia si è abbattuta sulle PMI
La spesa dalle imprese ha fatto segnare un calo del 6,8% rispetto al 2019, con la grande impresa in leggera crescita (+2,2%), e le PMI in marcata flessione: le piccole (con meno di 50 addetti) hanno ridotto le proprie spese del 26,5% rispetto al 2019 e una caduta altrettanto importante è stata registrata dalle imprese di media dimensione (-17,5% rispetto all’anno precedente).
Quella delle imprese resta comunque la principale componente della spesa in Ricerca e sviluppo intra-muros complessiva del Paese: le imprese infatti hanno investito circa 15,5 miliardi di euro (lo 0,93% del Pil) con un peso pari al 61,8% della spesa totale, in diminuzione rispetto all’anno precedente (-1,4%).
La diminuzione registrata nella spesa delle imprese dipende sia dal calo della spesa sostenuta dalle imprese già attive in Ricerca e sviluppo nel 2019 (-4,1%), sia da un minor numero di imprese che hanno complessivamente svolto attività interne di Ricerca e sviluppo nel corso del 2020 (15.718 unità contro le circa 19.000 del 2019).
Le imprese che investono maggiormente in Ricerca e sviluppo sono concentrate nei settori della produzione di macchinari, autoveicoli e altri mezzi di trasporto: i tre settori insieme rappresentano un terzo della spesa complessiva. Seguono l’elettronica, l’informatica e il comparto della Ricerca con oltre 1 miliardo di spesa e quote superiori al 6%. Infine, una quota importante e in crescita (+0,9% rispetto al 2019) è quella della farmaceutica.
Rispetto al 2019 tutti i settori principali registrano un calo significativo nella spesa di Ricerca e sviluppo, mentre i servizi finanziari e assicurativi, l’industria farmaceutica e la produzione di autoveicoli investono quote crescenti (rispettivamente +34,9%, +14,9% e +8,9%).
Cala anche la spesa delle Università
In calo anche la spesa delle Università (-2%) che, con il 23,1% della spesa complessiva, rappresentano l’attore più importante della Ricerca e sviluppo dopo le imprese, partecipano alla spesa totale del 2020 con una quota in lieve aumento (+0,6 punti percentuali rispetto al 2019).
Aumenta invece la spesa delle istituzioni private non profit (+2,2%) e resta stabile la spesa delle istituzioni pubbliche, responsabile del 13,2% della spesa totale (+0,6%).
L’incidenza percentuale della spesa in R&S sul Pil risulta pari all’1,51%, in aumento rispetto all’anno precedente (1,46%) solo a causa della flessione del Pil registrato nel 2020.
Le imprese restano i principali finanziatori della spesa in R&S
Con riferimento alle fonti di finanziamento, le imprese finanziano la maggior parte della spesa in Ricerca e sviluppo (13,2 miliardi, pari al 52,8% dei finanziamenti complessivi). Seguono il settore delle istituzioni pubbliche con il 33,7% (8,4 miliardi) e i finanziatori stranieri con l’11,3% (circa 2,8 miliardi).
Rispetto al 2019, aumenta la spesa finanziata da soggetti stranieri e dal settore pubblico (rispettivamente +1,7 e +1,4 punti percentuali), mentre è in calo la componente privata delle imprese (-3,1%). Resta invariata la quota dei finanziamenti sostenuti dal non profit e dalle Università.
A eccezione del non profit e delle Università, l’autofinanziamento si conferma la fonte principale della spesa per Ricerca e sviluppo. In particolare, le istituzioni pubbliche finanziano il proprio settore per una quota pari all’86,5% e le imprese nazionali per l’82,3%; in entrambi i settori, tuttavia, l’autofinanziamento è in calo rispetto al 2019 (rispettivamente -0,6 e -3,2 punti percentuali). Aumentano, invece, sia i finanziamenti esteri che i contributi pubblici; in particolare, i primi prevalentemente nella Ricerca e sviluppo delle imprese (+2,7 p.p. rispetto al 2019), i secondi nella Ricerca e sviluppo del non profit (+6,1%).
Bene la ricerca di base, calano ricerca applicata e sviluppo sperimentale
Nel 2020 si registra una tendenza generalizzata a contrarre le spese di Ricerca e sviluppo in tutte le sue componenti. La ricerca applicata, che si conferma la principale voce di investimento con 10 miliardi di euro, subisce importanti cadute (-4,4%), mentre la ricerca di base o pura resta sostanzialmente stabile in termini di spesa (5,5 miliardi, pari a -0,5% rispetto all’anno precedente).
Le perdite maggiori si rilevano nello sviluppo sperimentale di nuovi prodotti e processi (9,4 miliardi e -7,3% rispetto al 2019). In termini di composizione della spesa la situazione resta invariata; in particolare crescono in misura lieve le quote della ricerca (sia applicata che di base), a fronte di un ridimensionamento di attività di sviluppo sperimentale che scendono al 37,7% della spesa totale (contro il 38,8% del 2019).
Guardando alle sole imprese, il grosso della spesa è naturalmente rivolto ad attività di Ricerca e sviluppo più prossime all’industrializzazione: oltre la metà della spesa in Ricerca e sviluppo proviene infatti dalla componente dello sviluppo sperimentale (circa 8,5 miliardi, pari al 55,3% della spesa totale), in pesante calo rispetto al 2019 (-7,8%). Anche la spesa in ricerca applicata subisce una caduta importante (-6,7%), mentre quella in ricerca di base registra un lieve aumento (+0,8%).
Nel settore delle istituzioni pubbliche aumenta la quota di spesa destinata alla ricerca di base (+1,2 punti percentuali rispetto al 2019) mentre diminuisce la quota della ricerca applicata (-0,9 p.p) e resta sostanzialmente stabile quella dello sviluppo sperimentale (-0,3 p.p). Nelle istituzioni private non profit aumentano le quote di spesa destinate alla ricerca applicata e allo sviluppo sperimentale (rispettivamente +1,8 e +1,3 punti percentuali), mentre risultano in calo gli investimenti nella ricerca di base (-3,1 punti percentuali rispetto al 2019).
2021-2022 biennio di ripresa
Per il 2021 invece i dati preliminari segnalano un’importante ripresa della spesa in Ricerca e sviluppo delle imprese, il 5,2% in più rispetto al 2020. Nel 2022 il trend di crescita è confermato, anche se a un ritmo inferiore (+3,9% sul 2021).
A fine 2022, dunque, la spesa delle imprese dovrebbe tornare sopra il livello del 2019: secondo le previsioni, infatti, la spesa delle imprese raggiungerà i 16,9 miliardi di euro.
Quanto al settore delle istituzioni pubbliche, la spesa in Ricerca e sviluppo intra-muros aumenta dell’8,0% nel 2021 e del 3,8% nel 2022.
Per le istituzioni private non profit, invece, si prevede che la spesa resti stabile nel 2021 e aumenti del 4,3% nel 2022.