Costo dell’energia, semplificazione e transizione ambientale: sono queste le tre direttive su cui occorre intervenire urgentemente per tutelare la competitività del settore chimico in Italia e in Europa e non correre il rischio di una desertificazione industriale.
A lanciare il messaggio è Francesco Buzzella, Presidente di Federchimica, la Federazione nazionale dell’Industria Chimica, in apertura dell’annuale Assemblea pubblica.
Un discorso in cui il Presidente Buzzella ha voluto sottolineare il valore generato dall’industria chimica dal punto di vista economico, sociale ed ambientale.
Nonostante questa capacità di trasformazione, per il settore si prospetta il quarto anno consecutivo di calo di produzione: -1,5% per il 20251.
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La chimica dei valori: un motore di sviluppo per il Paese
L’industria chimica è un vero e proprio motore di sviluppo per il benessere collettivo e la crescita del Paese.
I numeri ne confermano il peso: con 65 miliardi di euro di fatturato nel 2024, la chimica è la quinta industria del Paese, che si attesta come terzo produttore europeo. Conta più di 2.800 imprese ed è presente nel 95% dei manufatti. Il suo impatto è rilevante per l’intera economia: ogni 100 euro di valore aggiunto nella chimica ne attivano ulteriori 232 lungo tutte le filiere.
Centrale è anche il suo ruolo nella transizione ambientale: negli ultimi trent’anni, il settore ha abbattuto il 70% delle emissioni dirette di gas serra e ha dimezzato i consumi energetici. Il riciclo è diventato la prima modalità di smaltimento dei rifiuti prodotti, toccando la metà del totale e rendendo l’Italia un riferimento internazionale.
Sul piano sociale, il settore impiega oltre 113.000 addetti altamente qualificati: i laureati sono il 27%, il doppio rispetto alla media del manifatturiero. Questo crea un valore sociale rafforzato da un sistema partecipativo di relazioni industriali e dal rinnovo anticipato del contratto collettivo nazionale di lavoro, che garantiscono pace sociale e benessere.
Chimica, le priorità del settore: energia, semplificazione e contesto internazionale
Incertezza, tensioni geopolitiche, scarsa competitività e debolezza generale della domanda industriale sono le cause congiunturali di quello che si prospetta come il quarto anno consecutivo di calo di produzione per il settore chimico: -1,5% per il 2025.
“A stravolgere il paradigma delle consolidate sicurezze europee provvedono anche Stati Uniti e Cina. La nuova ondata di protezionismo americano, con i dazi, incide in maniera consistente sul settore”, ha precisato Buzzella.
Gli Stati Uniti, infatti, rappresentano il quarto mercato di esportazioni per la chimica italiana, con una quota del 7% su un export che supera i 40 miliardi di euro.
Dall’altro lato, la sovracapacità produttiva della Cina opera beneficiando di una asimmetria competitiva. La sua quota sull’import italiano di chimica è passata dal 6% del 2021 al 17% nei primi otto mesi del 2025.
“La chimica è quindi un vero e proprio motore di sviluppo per il benessere collettivo e la crescita del Paese. Per tutelarne la competitività serve intervenire su costo dell’energia, transizione ambientale e semplificazione, condizioni necessarie per evitare il rischio di una desertificazione industriale”, ha proseguito il Presidente di Federchimica.
Il tema dell’energia è prioritario per il comparto. La chimica è uno dei settori più sensibili al suo costo, in quanto utilizza fonti fossili sia per fini energetici sia come materia prima.
Il prezzo dell’energia è più elevato nell’Unione europea rispetto ad altre aree economiche rilevanti. La situazione è particolarmente critica per l’Italia, che ha i prezzi dell’energia elettrica più alti in Europa.
Buzzella ha richiesto un quadro normativo che premi la neutralità tecnologica, senza definire fonti buone o cattive per definizione, poiché l’innovazione permetterà di utilizzarle tutte in modo più sostenibile.
“Le opportunità offerte dal ‘Clean Industrial Deal‘ e dal ‘Piano di Azione per l’Industria Chimica Europea‘ sono troppo importanti per essere sprecate. Il Governo deve supportare l’industria chimica in questo percorso, con l’obiettivo comune di perseguire un’economia sostenibile, competitiva e con una solida prospettiva di crescita”, ha aggiunto.
Altrettanto urgente è la semplificazione. L’industria chimica è fra i settori manifatturieri più normati e i tempi di autorizzazione per impianti e prodotti pongono spesso l’industria italiana fuori dalla competizione, riducendo l’attrattività degli investimenti nel Paese.
Per questo, ha concluso il Presidente, “serve un quadro normativo che sappia accompagnare la trasformazione industriale e ambientale con strumenti semplici, chiari e accessibili“.








