La fotografia della logistica in Italia presentata da Damiano Frosi, Direttore dell’Osservatorio Contract Logistics “Gino Marchet”, restituisce un settore che si muove tra segnali di ripresa, contrazioni inattese e tensioni sui costi. L’intervento, basato sui dati della ricerca 2025 dell’Osservatorio e sulle analisi dei bilanci delle aziende italiane, ricostruisce l’andamento recente di un comparto che risente delle oscillazioni del commercio internazionale, della debolezza dell’industria europea e della crescita disomogenea dei diversi segmenti operativi. Dai numeri emergono equilibri sottili, che spiegano perché la logistica in Italia viva una fase di stabilizzazione apparente, in cui la tenuta del sistema dipende sempre più dalla capacità di controllare costi variabili e volumi volatili.
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Il 2023 come anno di correzione: la contrazione del fatturato e il peso dei noli internazionali
Il primo dato sottolineato da Frosi riguarda l’andamento del fatturato delle aziende italiane della logistica conto terzi, che nel 2023 scende a 108 miliardi di euro, segnando una contrazione del 5% rispetto al 2022. Una flessione che non deriva da un indebolimento generalizzato della domanda, ma da una dinamica specifica ben identificata. Come ha spiegato Frosi, «la contrazione è dovuta principalmente alla significativa riduzione dei costi dei noli internazionali marittimi e aerei», che ha generato un calo dei ricavi degli spedizionieri pari al 27,6%.
Questo punto è fondamentale, perché indica che la logistica in Italia non ha vissuto una riduzione strutturale dei volumi interni, ma una trasformazione nei segmenti più sensibili alle oscillazioni internazionali. Gli spedizionieri, pur vedendo diminuire il fatturato, non registrano impatti sulla redditività, con un rapporto EBITDA/fatturato stabile al 6,1%, dato che sottolinea come l’ultima fase del 2023 sia stata caratterizzata più da una normalizzazione dei prezzi internazionali che da un crollo della marginalità operativa.
Se si sottrae il comparto spedizionieri, Frosi evidenzia che la filiera mostra un lieve aumento del fatturato, pari al +2,3%, a conferma di una domanda che rimane sostanzialmente stabile, pur in un contesto economico nazionale segnato da rallentamento industriale e riduzione della produzione.
La ripresa moderata nel 2024–2025: crescita bassa ma stabile
La parte previsionale dell’intervento si concentra sulle stime del biennio successivo. Secondo i dati illustrati, il fatturato della logistica italiana raggiunge 110,3 miliardi di euro nel 2024, segnando una crescita nominale dell’1,7% (0,7% reali al netto dell’inflazione). Il 2025 è previsto in lieve aumento, a 112,4 miliardi di euro, pari a un +1,9% nominale e +0,3% reale.
Questo tipo di crescita, definibile come “moderata”, rappresenta una fase di stabilizzazione dopo l’eccezionalità degli anni pandemici e post-pandemici. Non si assiste a un’espansione vigorosa, ma neppure a una contrazione del mercato: i valori rimangono su livelli elevati e mostrano una progressione lenta, ma continua, che riflette l’andamento complessivo dell’economia nazionale.
I costi che crescono più velocemente dei ricavi: manodopera, energia e affitti
Uno dei passaggi più densi dell’intervento riguarda l’analisi dei fattori produttivi che incidono sulla logistica in Italia. Frosi segnala come nel 2025 si osservi «una ulteriore crescita complessiva del costo dei principali fattori produttivi della logistica»: manodopera, energia elettrica e canoni di locazione. L’incremento della manodopera, pari al 4,4%, è particolarmente rilevante, anche per gli effetti combinati tra l’attivazione dell’ICE e l’impatto del nuovo CCNL del settore.
L’energia elettrica cresce del 7,9%, un dato che incide sia sulla gestione dei magazzini sia sui servizi di trasporto elettrico, mentre i canoni di affitto degli immobili logistici aumentano del 3,5%, mantenendo la pressione su uno dei capitoli di costo più difficili da comprimere.
L’unico fattore a mostrare un calo è il prezzo del diesel, pari al -3,7%; ma questo segnale positivo viene in parte controbilanciato dall’aumento dei carburanti alternativi, come il GNL (+11,7%) e il CNG (+9,6%). È un indicatore che racconta quanto la transizione energetica, pur necessaria, porti con sé una complessità gestionale non trascurabile.
A incidere sui costi della logistica in Italia sono anche:
- i pedaggi autostradali, in crescita dell’1,8%;
- le polizze assicurative, che aumentano del 12%;
- il costo del denaro, che pur mostrando un calo del 22% rimane comunque molto superiore ai livelli pre-pandemici.
Frosi ricorda inoltre che, confrontando il 2025 con il 2019, tutte le principali voci di costo registrano aumenti significativi di lungo periodo: manodopera +16%, energia elettrica +46%, canoni di affitto +30%, diesel +12%, costo del denaro +116%. Una dinamica che evidenzia la perdita di elasticità del sistema, soprattutto per gli operatori più esposti alle oscillazioni dei costi fissi.
Le diverse velocità della logistica in Italia: categorie di operatori e andamento dei comparti
All’interno del settore esistono movimenti non omogenei. Frosi evidenzia che l’autotrasporto cresce del 2,9%, riflettendo la domanda interna stabile e il permanere di tensioni tra domanda e offerta. I corrieri e i corrieri espresso mostrano performance ancora più robuste, con un +3,8%, sostenuto da un eCommerce che aumenta del 9,9% in termini di spedizioni.
I gestori di magazzino registrano una lieve flessione (-1,5%), mentre gli operatori logistici crescono dello 0,6%, mantenendosi su valori simili al 2022. In accelerazione, invece, il trasporto ferroviario e combinato (+5,6%) e gli interporti/terminal intermodali (+1,1%). Questi dati raccontano uno scenario in cui la logistica in Italia non si muove come un blocco unico, ma segue traiettorie differenti in base ai segmenti e ai modelli di servizio.
Una filiera che cambia struttura: terziarizzazione in lieve calo e più dipendenti diretti
Tra i segnali strutturali evidenziati da Frosi c’è la riduzione della terziarizzazione a valore, legata principalmente al calo dei costi del trasporto internazionale. Parallelamente, prosegue il trend di integrazione verticale: i 43 Top Player analizzati aumentano i dipendenti diretti, passando da 30.700 nel 2022 a 34.600 nel 2023. Cresce anche il costo medio per addetto, da 46.234 a 46.451 euro, e aumenta l’incidenza del personale diretto sul fatturato, dal 13,6% al 16%.
La logistica in Italia vede quindi un consolidamento della forza lavoro interna, un elemento che impatta tanto sui conti economici quanto sui modelli organizzativi adottati dagli operatori.
Tra ripresa e instabilità: i numeri che definiscono l’orizzonte della logistica in Italia
La sintesi dei dati esposti da Frosi mostra una logistica in Italia che ha lasciato alle spalle la straordinarietà degli anni pandemici, ma non ha trovato una stabilità completa. Il settore cresce, ma poco. I costi aumentano, e molto. Alcuni comparti accelerano, altri rallentano. La domanda interna rimane complessivamente solida, ma la dipendenza dal commercio internazionale continua a rendere la filiera esposta a improvvise oscillazioni.
Da questi numeri emerge una logistica che si stabilizza su livelli elevati, ma che deve confrontarsi con una struttura di costi complessa e con una variabilità sempre più accentuata dei mercati globali. Le sfide non provengono solo dalla congiuntura, ma dalla necessità di governare una trasformazione che coinvolge processi, competenze e tecnologie. Una trasformazione che richiede visione e pragmatismo, per mantenere l’equilibrio in un settore che oggi opera su margini più sottili e su scenari più imprevedibili rispetto al passato.











