È una delle agevolazioni più apprezzate dalla imprese: il credito d’imposta ZES Unica, che ha sostituito il precedente Credito d’imposta Mezzogiorno (conosciuto anche come Bonus Sud), mira a sostenere lo sviluppo economico e la crescita nelle regioni interessate.
L’efficacia di questa misura è confermata dal Rapporto Svimez 2025 che evidenzia come il Sud Italia, in controtendenza rispetto al dato nazionale, abbia registrato un incremento del valore aggiunto manifatturiero negli ultimi anni anche grazie alla spinta di questa misura di incentivo fiscale.
“Un risultato che è strettamente connesso all’efficacia dei fondi del PNRR e, soprattutto, al credito d’imposta ZES, un incentivo automatico che non richiede procedure valutative complesse e che ha dimostrato una notevole capacità di attrazione per i capitali privati”, spiega Eugenio Ianicelli, Head of Business Development, Area Centro Sud Ayming.
Per il 2026 vi sono alcune novità riconducibili alla Legge di Bilancio 2026, attualmente in fase di approvazione in Parlamento. Nel frattempo l’Agenzia delle Entrate ha definito la percentuale di credito d’imposta effettivamente fruibile per gli investimenti effettuati dal 1° gennaio 2025 al 15 novembre 2025.
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Che cos’è il credito d’imposta ZES Unica
La ZES Unica (Zona Economica Speciale per il Mezzogiorno) costituisce il nuovo macro-territorio che accorpa le precedenti otto zone, estendendosi ad Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.
Lo strumento è stato introdotto nell’ordinamento italiano con un decreto-legge del 2023, entrato in vigore il 20 settembre dello stesso anno. Sotto il profilo giuridico, si configura come un aiuto di Stato a carattere territoriale e non come una misura generale, erogato nella forma del credito d’imposta.
“Una delle sue caratteristiche distintive risiede nell’automatismo: l’incentivo non è sottoposto ad alcuna procedura valutativa discrezionale, sebbene gli addetti ai lavori lo definiscano spesso come semi-automatico“, spiega Ianicelli.
La fruizione del beneficio, infatti, è subordinata all’ottenimento di una specifica comunicazione di autorizzazione da parte dell’Agenzia delle Entrate e regolata dal meccanismo del “rubinetto” in base alle risorse disponibili. L’effettiva percentuale di fruizione dipende dal rapporto tra risorse disponibili e crediti d’imposta richiesti.
Un aspetto importante per la pianificazione aziendale riguarda la rigida definizione temporale dell’agevolazione, che opera su base annuale. Fino ad oggi la norma ha imposto un termine anticipato per l’effettuazione degli investimenti rispetto alla chiusura del bilancio: per l’anno 2025, ad esempio, sono stati considerati ammissibili esclusivamente gli investimenti realizzati tra il 1° gennaio e il 15 novembre, lasciando di fatto scoperta l’operatività aziendale per l’ultimo mese e mezzo dell’anno.
Una criticità destinata a essere superata con la nuova Legge di Bilancio che, oltre a un rinnovo pluriennale (per il periodo 2026-2028) modifica l’orizzonte temporale di ammissibilità delle spese, estendendo la finestra utile all’intero anno solare.
La nuova formulazione prevede infatti che si possano inserire investimenti effettuati fino al 31 dicembre di ciascuna annualità, garantendo così quella continuità operativa finora interrotta dalla scadenza anticipata al 15 novembre.
Chi può usufruire del credito d’imposta ZES Unica
La platea dei beneficiari è estremamente ampia e include tutte le imprese che investono in strutture produttive ubicate nel Mezzogiorno, a prescindere dalla forma giuridica, dalla dimensione aziendale o dal regime contabile adottato.
Restano esclusi dall’agevolazione solo specifici settori industriali regolati da normative europee stringenti: l’industria siderurgica, quella carbonifera, i trasporti (fatta eccezione per le attività di supporto come il magazzinaggio), nonché il comparto creditizio, finanziario e assicurativo.

Quali sono le spese ammissibili
Sul fronte delle spese, l’agevolazione copre l’acquisto di macchinari, impianti e attrezzature, estendendosi anche a terreni e immobili strumentali nell’ambito di un programma di investimento iniziale.
“A differenza dei beni mobili, per gli immobili non vige l’obbligo di novità. Possono essere anche acquistate strutture pre-esistenti, purché ovviamente siano strumentali all’attività svolta”, precisa Iannicelli, chiarendo un dubbio frequente tra gli imprenditori: “Spesso ci chiedono se l’acquisto di un immobile non destinato a sede operativa possa beneficiare del contributo. La risposta è no: deve essere strumentale e non deve rappresentare un bene merce”.
Possono accedere all’agevolazione progetti che prevedono un investimento minimo di 200.000 euro, mentre il tetto massimo agevolabile è di 100 milioni. All’interno di questo plafond, l’acquisto di immobili è soggetto a un limite specifico del 50% del valore complessivo dell’investimento.
Una soglia che, osserva Iannicelli, si è rivelata strategica per il territorio: “È un limite interessante che, di fatto, ha consentito di recuperare molte aree industriali in disuso”, trasformando l’incentivo in una potente leva di riqualificazione per il Sud.

Gli obblighi per i richiedenti e i beneficiari
Di fondamentale importanza, nella fase di monitoraggio e chiusura del progetto, è l’adempimento relativo alla Comunicazione Integrativa, un documento obbligatorio che l’impresa deve trasmettere per attestare l’effettiva e completa realizzazione degli investimenti precedentemente prenotati.
La trasmissione è prevista in finestre temporali precise per ciascuna annualità, come indicato dal cronoprogramma:
- Per gli investimenti realizzati nel 2026, la comunicazione può essere inviata dal 3 al 17 gennaio 2027
- Per gli investimenti realizzati nel 2027, la finestra va dal 3 al 17 gennaio 2028
- analogamente, per gli investimenti realizzati nel 2028 la comunicazione può essere trasmessa tra il 3 e il 17 gennaio 2029

Le imprese a cui viene riconosciuto l’incentivo sono tenute a mantenere per almeno 5 anni dopo il completamento dell’investimento, l’attività nelle aree ubicate nelle zone assistite.
Devono inoltre mettere in funzione il bene agevolato entro il secondo periodo d’imposta successivo a quello dell’acquisizione o ultimazione.
Ambito territoriale e intensità di aiuto
L’intensità dell’agevolazione non è uniforme, ma varia sensibilmente in base alla localizzazione geografica e alla dimensione dell’impresa, seguendo la Carta degli aiuti a finalità regionale.
“Il credito d’imposta è determinato proprio da questa mappa: si tratta di percentuali che oscillano sensibilmente”, spiega Eugenio Iannicelli.
Il picco massimo di aiuto si registra esclusivamente nell’area specifica di Taranto. Qui le piccole imprese possono accedere a un’aliquota del 70%, mentre per le grandi imprese il tetto è fissato al 50%, una percentuale che rappresenta un unicum rispetto agli altri territori.
“In regioni come Campania, Puglia, Calabria e Sicilia l’aiuto oscilla dal 60% per le piccole fino al 40% per le grandi. In Basilicata e Sardegna la forbice si abbassa ulteriormente, andando dal 50% al 30%”, precisa Iannicelli.
I tetti di spesa ammissibile sono invece differenziati per tipologia aziendale: il limite di investimento è fissato a 50 milioni di euro per le PMI e sale a 100 milioni di euro per le grandi imprese.
In caso di superamento della soglia da parte di una PMI non c’è l’esclusione dal beneficio. Come chiarisce Iannicelli “se una PMI dovesse realizzare investimenti superiori ai 50 milioni, non viene esclusa, ma per la parte eccedente verrà equiparata alle grandi imprese in termini di percentuale di beneficio”.
Le opportunità per le imprese del Centro Italia
Sebbene la ZES Unica sia focalizzata sul Sud, il perimetro degli incentivi si amplia al Centro Italia, includendo nuovi spazi di manovra tramite l’istituto delle Zone Logistiche Semplificate (ZLS).
Una specifica disciplina normativa ha infatti esteso l’agevolazione a Umbria e Marche, territori che entrano così a pieno titolo nella geografia degli incentivi.
“La misura riguarda alcune aree dell’Umbria e la regione Marche, con percentuali di aiuto che variano dal 15 al 35%“, spiega Iannicelli.
Un’opportunità sostenuta anche da un incremento del plafond finanziario dedicato: “Le risorse per queste aree sono state maggiorate con circa 30 milioni di euro“, aggiunge l’esperto.
ZES Unica, fruizione e cumulabilità dell’incentivo
Il credito d’imposta ZES Unica è utilizzabile esclusivamente in compensazione, presentando il modello F24.
Trattandosi di un aiuto di Stato, la ZES Unica si inserisce nelle limitazioni imposte dalla normativa comunitaria, che stabilisce il perimetro entro cui le imprese possono beneficiare di sostegni pubblici.
Questo quadro normativo non esclude la possibilità di cumulare la ZES Unica con altre agevolazioni, inclusi gli aiuti in regime de minimis o misure specifiche come la precedente Transizione 5.0.
Tuttavia, proprio in virtù della sua classificazione come aiuto di Stato, l’agevolazione è vincolata al principio di non superamento del massimale regionale. Ciò significa che la somma complessiva di tutti i benefici ottenuti su un medesimo investimento non potrà mai eccedere l’intensità massima di aiuto stabilita dalla Carta degli aiuti a finalità regionale per quella specifica area.
L’impresa può quindi cumulare gli incentivi, ma solo fino al raggiungimento di quel limite legale, garantendo che non vi sia un eccesso di beneficio rispetto a quanto consentito dalle direttive europee.
ZES Unica 2025: la percentuale del credito effettivamente utilizzabile dalle imprese
Il funzionamento pratico dell’agevolazione è strettamente legato alla disponibilità di cassa.
Per il 2025 i 2,2 miliardi stanziati non sono riusciti a coprire la mole di investimenti prenotati dalle imprese (oltre 3,6 miliardi). L’Agenzia delle Entrate ha così attivato il meccanismo del riparto, fissando la percentuale definitiva del credito d’imposta per gli investimenti nella ZES Unica 2025 al 60,3811%. Se le cose non fossero cambiate, per ogni 100 euro di agevolazione teoricamente maturata, le aziende avrebbero potuto utilizzarne in compensazione poco più di 60. Le percentuali di aiuto effettivo sarebbero state circa il 36% per le piccole imprese, il 30% per le medie e il 24% per le grandi.
Il Governo ha però deciso di intervenire in legge di bilancio, appostando altri 532 milioni per coprire l’eccesso di domande e portare così il riparto dal 60% al 75%. Per ottenere l’incremento delle percentuali le imprese dovranno inviare una comunicazione integrativa dal 15 aprile al 15 maggio 2026 e dichiarare di non aver usufruito del credito previsto per Transizione 5.0.
Il supporto di Ayming
Ayming offre un servizio di consulenza “chiavi in mano” per aiutare le imprese ad accedere e gestire correttamente il credito d’imposta ZES Unica, dalla verifica dei requisiti fino alla comunicazione all’Agenzia delle Entrate e all’ottimizzazione dei costi ammissibili.
Cosa fa Ayming per la ZES Unica
Ayming si occupa di
- Analizzare gli investimenti per individuare i beni strumentali nuovi effettivamente ammissibili al credito d’imposta ZES Unica e verificarne la coerenza con la normativa in vigore.
- Gestire e affiancare l’impresa in tutti i passaggi operativi previsti dall’agevolazione, compresa la comunicazione all’Agenzia delle Entrate delle spese sostenute e di quelle da sostenere entro il 15 novembre 2025.
- Fornire una consulenza su misura, dallo screening iniziale dei requisiti fino alla pianificazione degli investimenti, con l’obiettivo di evitare errori procedurali, ridurre tempi e garantire conformità alle linee guida dell’Agenzia delle Entrate.












