Cresce l’R&D in Italia. Ma l’Europa è sempre lontana

Pubblicato il 10 Set 2018

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La Ricerca sarà una priorità del Governo che punta a una stretta sinergia tra Università e imprese. Così il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti al Forum Ambrosetti di Cernobbio ha dato la linea del governo rispetto alla ricerca. Una dichiarazione che arriva in contemporanea con la pubblicazione dei dati Istat relativi al 2016 che fotografano la situazione della ricerca e sviluppo in Italia.

Le cifre dell’Istat indicano una spesa intra-muros sostenuta da imprese, istituzioni pubbliche, istituzioni private non profit e università pari a 23,2 miliardi di euro (+4,6% rispetto al 2015). L’incidenza percentuale sul Pil è pari all’1,38% nel 2016, in lieve crescita rispetto all’anno precedente (era l’1,34% nel 2015). Alla spesa complessiva contribuiscono il settore delle imprese per il 60,8%, le università per il 24,2% e le istituzioni pubbliche per il 12,6%.

Rispetto al 2015 la spesa per R&S cresce del 9,3% per le imprese, resta stabile nelle istituzioni pubbliche, mentre flette nelle università (-1,0%) e, in misura ancora più marcata, nelle istituzioni private non profit (-18,6%). Per il 2017 i dati preliminari indicano un aumento della spesa per R&S pari all’1,8% a valori correnti (imprese e istituzioni pubbliche, non ancora disponibili i dati sulle università, che prosegue nelle indicazioni per il 2018 con il 3,4% in più rispetto all’anno precedente. Il divario con l’Europa rimane comunque importante. La media continentale, secondo i dati Eurostat è del 2,03% lontana da quel 3% che sarebbe l’obiettivo da raggiungere per il 2020.

SPESA PER R&S INTRA-MUROS PER TIPO DI RICERCA E SETTORE ESECUTORE – Anno 2016, composizioni percentuali.

Aumenta la ricerca e sviluppo delle imprese

Tornando in Italia la spesa 2016 segna un sensibile aumento degli investimenti delle imprese (+9,3%) mentre rimane stabile la quota delle istituzioni pubbliche e diminuisce leggermente nelle università (-1,0%) e maggiormente nelle istituzioni private non profit (-18,6%). Le imprese contribuiscono per il 60,8% alla spesa complessiva (+2,6% rispetto all’anno precedente), mentre  il 24,2% è sostenuto dalle università e il 12,6% dalle istituzioni pubbliche.

La principale voce di investimento rimane la ricerca applicata (10 miliardi di euro, 43,3% della spesa complessiva), seguita dalle attività di sviluppo sperimentale con 7,7 miliardi di euro (33,4% del totale) e la ricerca di base con circa 5,4 miliardi di euro (23,2%).

L’aumento della spesa si concentra interamente nelle attività di sviluppo sperimentale (+3,2 punti percentuali rispetto al 2015), a scapito della ricerca pura e di quella applicata dove si rileva una diminuzione, rispettivamente -1,1 e -2,1 punti percentuali. Il trend è confermato anche per le imprese dove si assiste a un analogo incremento delle attività di sviluppo sperimentale, mentre si riduce in misura consistente la quota di ricerca applicata e resta piuttosto stabile la spesa dedicata alla ricerca di base.

Nel 2017 diminuiscono invece gli stanziamenti delle Amministrazioni Centrali, Regioni e Province autonome: i fondi passano da 8.734,1 milioni di euro del 2016 (previsioni di spesa assestate) a circa 8.577,9 milioni di euro del 2017 (previsioni di spesa iniziali).

Dal punto di vista degli addetti, nel 2016 cresce il personale impegnato in attività di R&S. Gli occupati sono 435.283 unità, in aumento (+11,7%) rispetto al 2015.

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Luigi Ferro

Giornalista, 54 anni. Da tempo segue le vicende dell’Ict e dell’innovazione nel mondo delle imprese. Ha collaborato con le principali riviste del settore tecnologico con quotidiani e periodici

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