Fase due, dai ricercatori piemontesi una guida per tornare al lavoro in sicurezza

La task force di esperti creata dalla Regione Piemonte e formata da università e centri di ricerca (coordinati dal Politecnico di Torino) ha approntato un vademecum per la riapertura in sicurezza delle aziende in vista della “fase 2”. Il piano prevede strumenti consolidati e innovativi, con un utilizzo della tecnologia che sia economicamente sostenibile per tutti.

Pubblicato il 15 Apr 2020

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Articolo aggiornato il 17 aprile a seguito della pubblicazione del documento – Un piano completo per la ripartenza delle attività produttive, fatto di regole e strumenti economici e accessibili a tutti, che potranno essere applicati nelle aziende per garantire una ripresa in sicurezza delle giornate lavorative quando inizierà la cosiddetta “fase due”. La task force di esperti creata dalla Regione Piemonte, composta da università e centri di ricerca coordinati dal Politecnico di Torino, ha lavorato alla stesura di un vademecum con le linee guida per tornare a produrre in sicurezza.

“Invieremo questo documento al premier Conte mettendo a disposizione del nostro Paese il lavoro di studio elaborato in Piemonte e che testeremo su un campione di realtà del territorio che si sono già rese disponibili”, ha spiegato il Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio. “Abbiamo bisogno che le nostre imprese ripartano, ma è fondamentale che lo facciano in sicurezza perché non si vanifichino tutti gli sforzi messi in campo finora. Questo vademecum sarà uno strumento utile, scientificamente testato dal Politecnico e dai nostri atenei, per dare supporto concreto ai nostri imprenditori e far sì che si possa ripartire, ma in sicurezza”.

Le linee guida per la sicurezza

Il documento è stato pubblicato il 17 aprile (potete leggerlo o scaricarlo in fondo all’articolo). Le linee guida prevedono l’impiego di strumenti tecnicamente ed economicamente praticabili da tutti, le grandi come le piccole imprese.

Le linee guida definite nel rapporto saranno applicate in alcune aziende e realtà culturali che si sono già candidate per la sperimentazione, e che saranno seguite dalla task force per garantire misure adatte alla riapertura. Sono già 40 in sole 24 ore le aziende e realtà produttive, culturali e ricreative che si sono candidate a diventare beta-tester del progetto.

“La riapertura sarà un elemento chiave per la competitività delle aziende italiane, se non per la loro stessa sopravvivenza, specialmente nel caso delle piccole e medie imprese, ma siamo altrettanto convinti che la massima protezione delle persone nel loro luogo di lavoro sia irrinunciabile”, ha dichiarato Guido Saracco, Rettore del Politecnico di Torino. “Per questo ci siamo messi, con le altre università del territorio, a disposizione del sistema produttivo del nostro Paese, perché la ripartenza sia progettata al più presto e nella piena sicurezza dei lavoratori, mettendo a sistema tutte le conoscenze disponibili”.

Il progetto della task force piemontese punta sulla tecnologia, il cui utilizzo (in base allo sviluppo tecnologico delle varie realtà aziendali) potrà dare un grande contributo alla gestione della sicurezza sui posti di lavoro nella “fase due”.

Prevenzione, monitoraggio, informazione e formazione

Il Rapporto, frutto del lavoro di cinque gruppi di esperti e tecnici, fornisce istruzioni su quattro aspetti: prevenzione, monitoraggio, informazione e formazione per la prevenzione e il contenimento del contagio.

Sulla gestione di ingressi, turni e spazi, le linee guida coinvolgono le ormai consolidate pratiche di distanziamento e protezione personale, molte delle quali già contenute nel Protocollo per la sicurezza dei lavoratori:

  • Distanza interpersonale in relazione alle superfici dei locali
  • Organizzazione di ingressi e spazi con dispositivi di monitoraggio non invasivo (telecamere a infrarossi e telecamere “intelligenti”) nel rispetto della privacy
  • Suddivisione dei lavoratori in squadre
  • Dispositivi di protezione: mascherine, strumenti per il distanziamento, igiene e sanificazione dei luoghi

Anche l’utilizzo delle tecnologie dovrà essere potenziato, in modo coerente e tarato sullo sviluppo tecnologico di ciascuna realtà aziendale. Le tecnologie suggerite vanno dall’impiego di diari online per il tracciamento a metodi di screening diagnostico rapidi, economici e applicabili in larga scala (ad esempio temperatura con visori IR durante l’intera giornata lavorativa, app di autovalutazione dei sintomi, telediagnosi, ecc.), da attività di formazione online fino alle app per evitare di recarsi in luoghi nei quali già ci sono assembramenti, a sistemi di simulazione degli spazi e dei flussi, fino all’utilizzo della realtà virtuale per la formazione e il lavoro. Tutte le tecnologie suggerite sono tecnicamente ed economicamente praticabili da tutti, le grandi come le piccole imprese.

Un discorso specifico va fatto per le mascherine, sul cui uso corretto c’è molta confusione: le mascherine chirurgiche o “di comunità”, specificatamente proposte dal Politecnico di Torino con un livello di qualità testato, sono quelle che i lavoratori dovranno indossare normalmente come dispositivo di prevenzione della trasmissione del contagio; solo in casi specifici (addetti alla rilevazione della temperatura all’ingresso, guardiania, cassieri, squadre di emergenza, ecc.) si consiglia l’impiego di dispositivi di tipo FFP2/FFP3, guanti e cuffie per capelli. Ogni lavoratore potrà opportunamente avere a disposizione un “kit” di protezione individuale, composto generalmente da 2-4 mascherine per uso giornaliero e gel igienizzante, che può aiutare a prevenire il contagio anche sui mezzi pubblici.

Il tema dei trasporti è particolarmente delicato: sarà ancora possibile utilizzare tram, autobus e metro, ma con la consapevolezza che la responsabilità della sicurezza è condivisa tra passeggeri, autisti e gestori dei mezzi, ciascuno per quanto gli compete; quindi sì a distanze di sicurezza e minore affollamento, uso di mascherine e sanificazione dei mezzi, ma anche ai controlli sui contagi tra gli autisti.

Una volta tornati in ufficio o in fabbrica, comunque, il lavoro cambierà secondo quelle modalità alle quali ci stiamo in parte abituando. Ingresso a turni o scaglionato per evitare affollamento sui mezzi pubblici e agli ingressi, potenziamento dello smart working, riduzione se non eliminazione delle riunioni in presenza, suddivisione dei lavoratori in squadre – tenendo anche conto della possibile presenza di lavoratori “deboli” rispetto al virus -, metodi di formazione interattiva e impiego della realtà virtuale sono solo alcuni degli strumenti suggeriti dal Rapporto.

Un discorso a parete va fatto per teatri, sale da concerto, musei, cinema e biblioteche. Qui la ripartenza deve tenere conto di vincoli fisici, come ad esempio la difficoltà di sanificare ambienti di valore storico, economici, quali la forte riduzione dei posti a sede a sedere in sala per mantenere le distanze, ma anche psicologici, perché servirà una lunga fase di elaborazione prima che le persone tronino a frequentare luoghi chiusi affollati. Il Rapporto fornisce alcune indicazioni per avviare una riapertura, innanzitutto formando il personale e adeguando dove possibile i locali – come nelle biblioteche, dove è possibile applicare barriere di plexiglas – e gestendo gli accessi con app di programmazione.

Il documento

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Francesco Bruno

Giornalista professionista, laureato in Lettere all'Università Cattolica di Milano, dove ha completato gli studi con un master in giornalismo. Appassionato di sport e tecnologia, compie i primi passi presso AdnKronos e Mediaset. Oggi collabora con Dazn e Innovation Post.

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