Un miliardo per il Fondo nuove competenze, ecco il decreto (ma i tempi sono stretti)

È stato registrato alla Corte dei Conti lo scorso 27 ottobre il decreto del ministro del Lavoro relativo al rifinanziamento per 1 miliardo di euro del Fondo Nuove Competenze, lo strumento di politica attiva creato e gestito da Anpal per implementare le competenze o favorire percorsi di ricollocazione dei lavoratori legati alla transizione digitale e green. Si attende ora la pubblicazione dell’avviso pubblico da parte di Anpal, che dovrà indicare i termini entro cui le imprese devono svolgere la formazione.

Pubblicato il 03 Nov 2022

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È stato registrato alla Corte dei Conti il decreto del ministro del Lavoro, emanato in concerto con quello dell’Economia e delle Finanze, relativo al rifinanziamento per 1 miliardo di euro (a valere sulle risorse del programma React-Eu) del Fondo Nuove Competenze, lo strumento di politica attiva creato e gestito da Anpal (Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro) per implementare le competenze o favorire percorsi di ricollocazione dei lavoratori legati alla transizione digitale e green.

Lo ha reso noto il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali in risposta a chi lamentava il ritardo nella pubblicazione del decreto, sottolineando come il poco tempo rimasto di qui a fine anno renderebbe difficile l’accesso allo strumento da parte di lavoratori e imprese.

Imprese che – come stabilisce l’articolo 1, comma 2 del decreto che ha rifinanziato la misura–, devono sottoscrivere con i sindacati ed entro il prossimo 31 dicembre specifiche intese sulle rimodulazioni dell’orario di lavoro e finalizzate a percorsi formativi dei lavoratori.

Senza una proroga a tale scadenza, quindi, le imprese avrebbero poco più di un mese di tempo per stipulare tali accordi. Tuttavia, la misura è, come abbiamo ricordato, creata e gestita da Anapl, a cui spetta la pubblicazione dell’avviso che consentirà alle aziende di presentare i progetti di formazione da finanziare.

Fondo nuove competenze, le modalità di calcolo del contributo

In attesa di tale avviso, il decreto individua le caratteristiche che devono avere le attività di formazione, nonché le spese che possono essere rimborsate dal Fondo al datore di lavoro.

Nello specifico, il decreto individua le modalità di retribuzione delle ore di lavoro dedicate alle attività formative e prevede che:

  • la retribuzione oraria del lavoratore sia finanziate dal Fondo per il 60% e calcolata a partire dalla retribuzione teorica mensile comunicata dal datore di lavoro all’INPS riferita al mese di approvazione dell’istanza di accesso al Fondo, moltiplicata per 12 mensilità e suddivisa per 1.720 ore considerate un tempo lavorativo annuo standard
  • gli oneri relativi ai contributi previdenziali e assistenziali delle ore destinate alla formazione sono rimborsati per l’intero, inclusivi della quota a carico del lavoratore, al netto degli eventuali sgravi contributivi fruiti nel mese di approvazione dell’istanza di accesso al Fondo
  • la quota di retribuzione finanziata dal Fondo è pari al 100% in caso di accordi che prevedano, oltre alla rimodulazione dell’orario finalizzata a percorsi formativi, anche una riduzione dell’orario normale di lavoro a parità di retribuzione complessiva, anche di natura sperimentale, che operi per almeno un triennio in favore di tutti i lavoratori dell’azienda

Il contributo massimo che può essere concesso per ogni singola istanza non può superare i 10 milioni di euro, con possibilità per il datore di lavoro di richiedere un’anticipazione del 40% del contributo concesso, previa presentazione di una fideiussione bancaria o polizza fideiussoria assicurativa.

A chi si rivolge il Fondo nuove competenze

Il Fondo si rivolge a quelle imprese (anche a partecipazione pubblica) che individuano la necessità di un aggiornamento delle professionalità dei lavoratori a seguito della transizione digitale ed ecologica (o conseguente alla sottoscrizione di accordi di sviluppo per progetti di investimento strategico), in funzione di uno dei seguenti processi:

  • innovazioni nella produzione e commercializzazione di beni e servizi che richiedono un aggiornamento delle competenze digitali
  • innovazioni aziendali volte all’efficientamento energetico e all’uso di fonti sostenibili
  • innovazioni aziendali volte alla promozione dell’economia circolare, alla riduzione di sprechi e al corretto trattamento di scarti e rifiuti, incluso trattamento acque
  • innovazioni volte alla produzione e commercializzazione di beni e servizi a ridotto impatto ambientale
  • innovazioni volte alla produzione e commercializzazione sostenibile di beni e servizi nei settori agricoltura, silvicultura e pesca, incluse le attività di ricettività agrituristica
  • promozione della sensibilità ecologica, di azioni di valorizzazione o riqualificazione del patrimonio ambientale, artistico e culturale

Con riferimento ai processi nell’ambito della transizione digitale, i percorsi formativi potranno riguardare sia competenze digitali di base che specialistiche, mentre per quanto riguarda i processi legati alla transizione ecologica, i progetti formativi potranno riguardare lo sviluppo e l’accrescimento delle abilità/competenze identificate dalla Commissione Europea quali utili alla transizione ecologica nell’ambito della classificazione European Skills, Competences, Qualifications and Occupations (ESCO), indicate nell’Allegato 3 del decreto (disponibile in Pdf in fondo all’articolo).

I progetti formativi hanno una durata minima di 40 ore per ciascun lavoratore coinvolto e massima di 200 ore e non possono essere erogati dall’impresa che presenta istanza.

Resta quindi da attendere la pubblicazione dell’avviso da parte di Anpal che dovrà indicare i termini entro cui le imprese devono svolgere la formazione. Resterà comunque difficile rispettare i tempi previsti dal decreto per una misura che, ricordiamo, si è dimostrata molto apprezzata dalle imprese.

A metà maggio 2021 le domande presentate avevano infatti già superato la soglia di 2 mila, con quasi 154 mila lavoratori coinvolti, per il 70% appartenenti a imprese con più di 250 addetti.

Il decreto

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Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

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