Industria 4.0, Carboniero: “Imprese crescono ma serve continuità e più formazione”

Pubblicato il 27 Ago 2018

Massimo Carboniero

Un appello alla continuità nelle politiche industriali per dare ossigeno a un comparto, quello delle macchine industriali che, grazie alle scelte messe in campo Industria 4.0 ha raggiunto risultati molto importanti, confermando l’Italia come quinto mercato interno  al mondo e terzo esportatore globale.  A lanciarlo Massimo Carboniero, presidente di Ucimu – Sistemi per Produrre, l’associazione confindustriale che raggruppa i produttori di macchine utensili, che ha partecipato all’incontro “Innovazione e Industria 4.0” all’interno della Mesharea del Meeting 2018 di Rimini.

I segnali, per adesso, sono ottimistici, con un andamento che, grazie sopratutto alla spinta di Industria 4.0, resta assimilabile a quello dell’anno precedente, che ha visto un progresso vicino al 10% e la produzione che ha superato i 6 miliardi di euro. A preoccupare, però, sono i prossimi passi del governo con la “spada di Damocle” della legge di Bilancio, con il timore che gli incentivi possano non essere confermati. Un’ipotesi sciagurata, secondo il presidente di Ucimu Massimo Carboniero, che ha affrontato l’argomento in un’intervista a ilsussidiario.net.

Con la digitalizzazione crescono occupazione e investimenti

La richiesta di mantenere l’attenzione alta su Industria 4.0 era stata già lanciata all’assemblea Ucimu di luglio, con l’invito al nuovo governo a esaminare a fondo gli sviluppi di Industria 4.0. e qualche giorno fa il ministro Tria ha parlato in termini positivi del piano nazionale per la digitalizzazione industriale, spiegando che, pur in un contesto di revisione delle spese, super e iperammortamento sarebbero stati confermati. 

“La creazione di valore del piano certamente è visibile nei conti delle aziende del settore – spiega Carboniero – ma anche e soprattutto in termini di occupazione e investimenti nel più ampio settore manifatturiero. Sbaglia chi pensa che archiviare anticipatamente il piano si riduca a togliere agevolazioni fiscali agli imprenditori in un gioco di breve periodo. Nei fatti sacrificherebbe investimenti, occupazione e capacità di innovazione, e quindi allargherebbe il gap di produttività di cui l’Azienda-Italia soffre in termini ormai strutturali”.

Un’impresa su due ha fatto ricorso agli incentivi

A dare il segnale dell’interesse dimostrato dalle aziende per le politiche di Industria 4.0 una recente indagine, promossa proprio da Ucimu, che sottolinea come il 46% delle aziende italiane ha fatto ricorso, fino a ora, a iperammortamenti e superammortamenti.  “Un dato che va letto con attenzione – spiega – perché da un lato, la risposta è certamente importante e soddisfacente e, dall’altro, evidenzia spazi di ulteriore crescita di “Industria 4.0″ in Italia”. 

A questo si aggiungono altri indicatori preliminari, che smentiscono in maniera netta il principale argomento di opposizione politico-economica, ovvero il fatto che la digitalizzazione distrugge posti di lavoro. “Sta emergendo esattamente il contrario”, spiega. “Come in Ucimu abbiamo sempre sostenuto, gli investimenti in tecnologie avanzate creano occupazione, inventano posti di lavoro a più alto contenuto. Sono invece le imprese riluttanti ad abbracciare la logica di Industria 4.0 che corrono il rischio di non mantenere la propria base occupazionale, rallentando nell’innovazione e nella ricerca dell’efficienza”. 

L’industria 4.0 cerca i “super tecnici” ma la formazione latita

Le industrie innovative, quindi, “premono sull’acceleratore” ma per adesso non riescono a trovare i tecnici che le sanno gestire. Cresce, infatti, la domanda di figure professionali adeguate ma, per adesso, la scuola e il mercato del lavoro non riescono a offrirle. “Potrei citare un lunghissimo elenco di imprese – fra cui la mia (Omera, ndr) e molte altre associate Ucimu – prosegue Carboniero – che assumerebbero subito periti industriali o meglio ancora, super-periti, cioè tecnici di produzione davvero in grado di gestire sistemi in cui le macchine dialogano fra loro o in cui cicli produttivi e manutenzione vengono ormai controllati a migliaia di chilometri di distanza”.

“L’Azienda-Italia ha necessità immediata di migliaia di meccatronici che non trova – continua – perché nessuno li forma. E secondo me è un dramma in un Paese che ha il 33% di giovani disoccupati. Anche per questa ragione mi chiedo se il governo possa permettersi a cuor leggero di fermare un volàno che sta raggiungendo i pieni giri, che sta cominciando a creare numeri veri in campo occupazionale”.

La strada, secondo Carboniero, è quella degli Istituti tecnici superiori che deve essere  percorsa con molta decisione. “Industria 4.0 è stata dotata anche di un drive agevolativo sul terreno della formazione – conclude – contiamo di non veder troncata sul nascere anche un’esperienza di cambiamento ampio e di lungo periodo nel sistema-Paese”.

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Fabrizio Cerignale

Giornalista professionista, con in tasca un vecchio diploma da perito elettronico. Free lance e mobile journalist per vocazione, collabora da oltre trent’anni con agenzie di stampa e quotidiani, televisioni e siti web, realizzando, articoli, video, reportage fotografici. Giornalista generalista ma con una grande passione per la tecnologia a 360 gradi, da quella quotidiana, che aiuta a vivere meglio, alla robotica all’automazione.

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