L’Italia guadagna tre posizioni e si attesta al 16° posto nella classifica mondiale per capacità di attrazione, superando Danimarca, Belgio e Irlanda. È il miglior risultato di sempre quello registrato dal Global Attractiveness Index (GAI) 2025, il rapporto curato da The European House – Ambrosetti che da dieci anni misura il “termometro dell’attrattività” di 146 Paesi. A spingere la risalita sono principalmente due fattori: un’ondata di investimenti fissi lordi che non si vedeva dal 1990 e un mercato del lavoro che segna un record storico di occupati, superando per la prima volta la Francia sul tasso di disoccupazione.
Il Paese migliora il suo punteggio complessivo di quasi 2 punti, passando da 58,4 a 60,3, entrando così nel cluster delle economie a “buona attrattività”. Come sottolinea Valerio De Molli, Managing Partner & CEO di The European House – Ambrosetti, “dopo anni di cronico sottoinvestimento, l’Italia sembra aver invertito la rotta”. Il GAI, validato scientificamente dal Joint Research Centre della Commissione Europea, si basa esclusivamente su dati quantitativi e oggettivi, offrendo una fotografia attendibile delle performance strutturali di un sistema-Paese.
Indice degli argomenti
L’analisi dei punti di forza e delle debolezze
Analizzando le quattro macroaree dell’indice (Innovazione, Dotazione, Apertura ed Efficienza), l’Italia mostra un quadro con più di luci che ombre, che però non mancano.
Il principale punto di forza si conferma l’Innovazione, dove il Paese è stabilmente al 10° posto mondiale. A trainare questa performance è soprattutto l’aumento del 15,5% dell’export di beni ad alta tecnologia, che ha raggiunto i 52 miliardi di euro nel 2023. L’Italia eccelle anche per l’eterogeneità geografica delle esportazioni (4° posto), un indicatore della resilienza delle nostre imprese nel diversificare i mercati di sbocco, e per il numero di pubblicazioni scientifiche (6° posto).
Anche l’area della Dotazione registra un progresso, salendo al 16° posto. Il motore di questa crescita è l’aumento degli investimenti fissi lordi, che hanno raggiunto il 22,5% del PIL, un valore mai così alto dal 1990. Questa dinamica, sostenuta in modo significativo dal PNRR, posiziona il tasso di investimenti italiano al di sopra di quello tedesco e spagnolo.
Migliora anche il posizionamento nell’Apertura (20° posto, +5 posizioni), grazie soprattutto alla crescita degli studenti universitari stranieri, che con 106 mila iscritti nel 2023 superano per la prima volta la Spagna.
Il tallone d’Achille del sistema-Paese rimane l’Efficienza, dove l’Italia si colloca solo al 60° posto, pur guadagnando 4 posizioni. Qui emergono dinamiche contrastanti. Da un lato il tasso di disoccupazione scende al 6,8%, un dato migliore di quello francese (7,4%) e legato al record di 23 milioni di occupati. Dall’altro la produttività totale dei fattori (TFP) resta debole, segnalando difficoltà strutturali nel generare crescita attraverso le “energie di sistema” come digitalizzazione e pratiche manageriali avanzate.
Le proposte per una crescita strutturale
Il rapporto, attraverso le riflessioni dell’Advisory Board, delinea tre direttrici strategiche per affrontare le fragilità sistemiche e rafforzare l’attrattività in modo duraturo.
La prima priorità è aggiornare la formazione per ridurre il mismatch tra le competenze offerte dal sistema educativo e quelle richieste dal mercato del lavoro. Il disallineamento costa all’economia italiana circa 44 miliardi di euro l’anno in valore aggiunto perso. Le proposte includono l’eliminazione del valore legale del titolo di studio per favorire percorsi più specializzati e il potenziamento degli ITS Academy, il cui numero di diplomati copre oggi solo l’11% del fabbisogno delle imprese.
La seconda direttrice riguarda la necessità di valorizzare i talenti e attrarre competenze. L’Italia è l’unico Paese OCSE in cui i salari reali sono diminuiti tra il 2000 e il 2023 (-3,3%), una delle cause principali della “fuga di cervelli” che costa al sistema-Paese oltre 5 miliardi di euro l’anno. L’Advisory Board propone una misura chiave: la riduzione del cuneo fiscale per i lavoratori under 35, portandolo dall’attuale 45,1% alla media europea del 41%. Un intervento che, secondo le stime, potrebbe generare 5 miliardi di nuovi consumi.
Infine, è cruciale rendere più efficace la burocrazia e la regolamentazione. La lentezza della giustizia civile (quasi 2.000 giorni in media per un processo) e la complessità normativa rappresentano un freno significativo. Il 21,5% delle leggi approvate non è ancora attuato per l’assenza di decreti. Si propone di razionalizzare la produzione normativa, digitalizzare i processi amministrativi e investire nel sistema giudiziario per ridurre la durata dei processi, allineandola agli standard europei.
Lo scenario globale: Usa primi, la Cina sorpassa la Germania
Il miglioramento italiano si inserisce in un contesto globale in profonda trasformazione. Al vertice della classifica GAI 2025 si confermano gli Stati Uniti (1° posto), che mantengono salda la loro leadership soprattutto grazie a un eccellente posizionamento nell’Orientamento al futuro, dove risultano primi al mondo per previsioni di crescita del PIL. La novità più rilevante è il sorpasso della Cina, che sale al 2° posto a scapito della Germania, scesa al 3° posto. Il calo tedesco è sintomo di un quadro segnato da stagnazione industriale e rallentamento dell’export, che evidenzia la necessità per il modello di sviluppo tedesco di un “radicale ripensamento”, come si legge nel rapporto. Anche la Francia perde due posizioni (13°), mentre la Spagna si conferma dinamica guadagnandone cinque (19°). Il Regno Unito, infine, risente ancora degli effetti della Brexit, scendendo dal 4° al 6° posto.









