Un Paese con un ecosistema dell’innovazione dinamico, ma poco efficiente e produttivo: tra posizioni scalate e alcune perse l’edizione 2024 del Global Attractiveness Index (GAI) 2024 – lo strumento di analisi dell’attrattività dei Paesi a livello globale elaborato da The European House – Ambrosetti – restituisce la fotografia di un Paese che fatica a restare competitivo sullo scenario mondiale rispetto a top performer, nonostante continui a scalare posizioni nella classifica dei 146 Paesi ininterrottamente dal 2020.
L’indice aggiornato al 2024 colloca infatti l’Italia al 17° posto, in rialzo di una posizione rispetto alla classifica del 2023 aggiornata secondo i nuovi KPI (aggiornamento che ha portato l’Italia a posizionarsi 18ma nella classifica 2023). Il GAI, ricordiamo, è un indice dinamico che viene ricalcolato ogni anno a ritroso per recepire le modifiche che connotano diversi KPI soggetti ad elevata volatilità, tra cui innanzitutto gli Investimenti Diretti Esteri (IDE).
I risultati per l’Italia confermano il posizionamento nel gruppo di testa dei Paesi ad alta attrattività, sebbene nella parte bassa del cluster. Se, da un lato, il nostro Paese guadagna attrattività rispetto ai vicini europei e al Regno Unito, perde invece attrattività nei confronti di Stati Uniti, Cina e Singapore.
Confermati, rispetto all’edizione 2023, sia i punti di forza del nostro Paese – primo fra tutti la dinamicità dell’innovazione, per cui l’Italia si posiziona al 9° posto – che le debolezze, con gli indicatori relativi ad apertura ed efficienza. Migliorano le performance di sostenibilità, nonostante alcuni indicatori dell’indice siano in peggioramento.
Indice degli argomenti
Global Attractiveness Index, l’analisi del punteggio italiano
In termini di score complessivo, l’Italia registra una perdita contenuta, pari a 0,5 punti, passando da 60,8 a 60,3. Sebbene il dato testimoni una difficoltà del Paese nel rimanere competitivo rispetto ai Paesi best performer al mondo (in primis gli USA, che registrano ogni anno il primato assoluto sia nella classifica complessiva che in ben 8 su 23 dei KPI dell’Indice di Posizionamento), in ottica comparata, l’Italia ha registrato una performance migliore rispetto a gran parte dei Paesi competitor e comparabili per dimensione economica.
Considerando infatti i top-20 Paesi per attrattività, è possibile verificare come tra l’edizione 2023 e l’edizione 2024 l’Italia abbia guadagnato terreno rispetto a 12 su 19 degli altri Paesi nella top-20, e in particolare rispetto a Paesi come l’UK (+5,2 punti), l’Australia (+3,6 punti), la Germania (+2,4 punti), la Francia (+1,6 punti), il Canada (+1,5 punti) e il Giappone (+0,8 punti).
Sempre in ottica comparata, l’attrattività italiana ha perso tuttavia terreno rispetto agli USA (con un allontanamento di -0,5 punti), alla Svizzera (-0,6 punti), a Hong Kong (-0,9 punti), alla Cina (-1,2 punti) e a Singapore (-1,5 punti), e anche rispetto agli ultimi due Paesi della top-20 per attrattività, ovvero la Spagna (-0,6 punti) e l’India (-0,6 punti), entrambi a una distanza inferiore a 1 punto di score dall’Italia nell’edizione corrente della classifica GAI.
Al netto della performance molto positiva della Spagna, l’Italia ha quindi guadagnato terreno rispetto ai Paesi con i quali si contende storicamente la partita dell’attrazione degli investimenti esteri, dello sviluppo di attività di impresa, della formazione degli investimenti, dell’output economico, dei flussi migratori di studenti e lavoratori, e delle altre dimensioni e performance mappate dall’Indice di Posizionamento.
L’Italia è attrattiva nell’innovazione, ma poco efficiente e produttiva
Il posizionamento dell’Italia si conferma su un trend di miglioramento pressoché continuo a partire dal 2020, registrando un incremento di una posizione nell’ultimo anno. Grazie a questa dinamica positiva rispetto ai Paesi Benchmark, l’Italia guadagna terreno rispetto alla Germania (3° Paese per attrattività) e alla Francia (11° Paese per attrattività) ma, come anticipato, vede la Spagna avvicinarsi (19° Paese per attrattività).
Tuttavia, considerando i Paesi del G7 (Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito, Stati Uniti), l’Italia si conferma il Paese meno attrattivo del gruppo: lo score medio dei Paesi G7 è 76,6, con un distacco di 16,3 punti rispetto al punteggio italiano.
Con riferimento alle quattro macroaree che compongono l’Indice di Posizionamento, l’Italia si posiziona alla 29ma posizione nell’area di Apertura, alla 9a nell’area Innovazione, alla 64ma nell’area Efficienza e infine alla 19ma nell’area Dotazione.
Come nel 2023, il punto di forza dell’Italia risiede nell’area Innovazione, in cui è tra i top-10 nella parte più alta della classifica, registrando un incremento significativo nell’Indice di Dotazione Tecnologica (KPI 9), uno dei tre ambiti che frenano le performance seppur eccellenti dell’Italia nell’area.
Un altro punto di forza dell’Italia risiede nell’area Dotazione, in cui l’Italia si posiziona tra i top-20 Paesi nella parte più alta della classifica globale e in cui migliorano gli Investimenti fissi lordi sul PIL nazionale (KPI 20) e l’Indice di Dotazione Naturale (KPI 19), rispettivamente di 24 e 4 posizioni.
Se i punti di forza sono confermati anche nel 2024, lo stesso avviene per quelli di debolezza. L’Italia ottiene la performance peggiore nel Pilastro dell’Efficienza (al 64mo posto) dove peggiora ulteriormente nella Produttività totale dei fattori (KPI 15), registrando un calo di score di 40 posizioni.
Non risulta complessivamente positiva nemmeno l’area di Apertura, in cui l’Italia si posiziona 29ma, con un leggero peggioramento nei flussi di IDE in ingresso e in uscita (KPI 1), in cui perde 3 posizioni rispetto alla precedente edizione.
In peggioramento i punteggi di dinamicità e orientamento al futuro
Nell’Indice di Dinamicità, il Paese perde 13 posizioni e registra un posizionamento basso, in peggioramento rispetto all’edizione del GAI 2023, nella quale l’Italia aveva un posizionamento medio.
La variazione triennale dell’Indice di Posizionamento (valutata dall’Indice di Dinamicità) segnala quindi un assestamento del vettore di attrattività del Paese a seguito della forte ripresa di medio periodo registrata nel 2023 e del posizionamento critico del Paese nell’edizione 2022. Tra le ultime 6 edizioni del GAI, quella in cui l’Italia ha registrato il maggiore score di dinamicità è quella del 2020, anno in cui il Paese ha dimostrato una forte capacità di innovazione e ripresa nell’ambito della crisi economica e sociale innescata dalla pandemia da Covid-19.
Con riferimento all’Orientamento al Futuro, dunque considerando i principali driver strutturali di crescita e sviluppo del Paese nel medio-lungo termine, l’Italia si attesta, anche nell’edizione 2024, su un livello basso.
Ciò è dovuto a diversi fattori. La presenza di fenomeni statici e di lenta trasformazione, come l’invecchiamento della popolazione, non è compensata dalle prospettive di crescita economiche, che rimangono stabili.
In particolare, la previsione a 5 anni dell’occupazione, le previsioni sul PIL pro-capite e la quota di studenti iscritti all’università peggiorano rispetto all’edizione 2023, rispettivamente, di 1, 3 e 4 posizioni, un andamento che segnala, oggi più che mai, l’urgenza e la necessità di continuare con l’implementazione di riforme che possano innescare cambiamenti strutturali nel sistema-Paese e incidere quindi positivamente sulla crescita economica di lungo periodo.
Migliora la performance di sostenibilità
Nel 2024, l’Italia dimostra buone performance nell’Indice di Sostenibilità, posizionandosi tra i Paesi a Sostenibilità Alta e migliorando di 1,4 punti rispetto all’anno precedente (da 76,9 a 78,3).
Questo incremento ha permesso all’Italia di avanzare di tre posizioni nel ranking globale, passando dal 31° al 28° posto. Rispetto alla media dei Paesi Benchmark (Francia, Spagna e Germania), l’Italia riduce il gap di sostenibilità di 2,3 punti, superando la Francia.
Tra i KPI più positivi, l’Italia registra miglioramenti significativi nel World Giving Index (70° posto, in crescita dal 94°), nell’aspettativa di vita alla nascita (9° posto, in crescita dall’11°) e nel Gender Inequality Index (14° posto, sebbene in calo di una posizione).
Tuttavia, l’area di Vulnerabilità rimane critica, con l’Italia al 73° posto, migliorando di 5 posizioni, ma con un rapporto Debito pubblico/PIL che, nonostante un lieve miglioramento, mantiene il Paese al 140° posto.
Significativo è il miglioramento del tasso di inflazione, che porta l’Italia a salire di 16 posizioni (da 88° a 72°). In Transizione Ecologica, l’Italia peggiora di 5 posizioni, attestandosi al 74° posto, a causa di performance insufficienti in KPI chiave come morti da inquinamento, emissioni di CO2 e quota di rinnovabili, nonostante i buoni risultati in Energy Intensity e Material Consumption.
Le proposte per incrementare l’attrattività dell’Italia
Come di consueto, il rapporto si conclude con alcune proposte per incrementare l’attrattività del Paese. Di seguito vi riportiamo le proposte stilate dagli autori del rapporto, sulla base dei rilevamenti effettuati.
1.Completamento delle opere e delle infrastrutture strategiche
Il rapporto sottolinea l’importanza di portare a termine le opere pubbliche incompiute, che rappresentano una significativa barriera alla crescita economica e all’attrattività del Paese.
Nel 2022, l’Italia contava ancora 372 opere incompiute, con una distribuzione territoriale che mostra un forte divario tra Nord e Sud. Il completamento di queste opere, specialmente nelle regioni meridionali, è essenziale per ridurre il gap infrastrutturale e migliorare la competitività del Paese.
Inoltre, è necessario garantire trasparenza e una gestione più efficiente dei progetti infrastrutturali, attraverso una migliore digitalizzazione e centralizzazione delle informazioni.
2. Adozione delle opportunità dell’Intelligenza Artificiale
Il rapporto evidenzia la scarsa adozione dell’intelligenza artificiale (AI) da parte delle imprese italiane, con solo il 5% che utilizza queste tecnologie rispetto all’8% della media UE.
Per colmare questo gap, è fondamentale promuovere l’implementazione dell’AI nelle aziende, fornendo incentivi e supporto per l’adozione di queste tecnologie. Questo non solo aumenterebbe l’efficienza e la produttività delle imprese, ma migliorerebbe anche la competitività del Paese a livello internazionale.
3. Creazione di un quadro normativo e comunicativo più attrattivo
Un ambiente normativo chiaro e stabile è cruciale per attrarre investimenti esteri e favorire lo sviluppo economico. Il rapporto suggerisce la necessità di rivedere e semplificare la regolamentazione esistente, riducendo la burocrazia e migliorando la trasparenza delle procedure amministrative.
Inoltre, una comunicazione efficace delle opportunità e dei vantaggi offerti dal Paese può contribuire a migliorare l’immagine dell’Italia agli occhi degli investitori internazionali.
4. Investimento in formazione e sviluppo delle competenze digitali
Il tasso di partecipazione dei cittadini italiani tra i 25-64 anni a corsi di formazione è sceso al 35,7%, molto al di sotto della media europea.
Per migliorare la produttività e l’innovazione, è essenziale investire nella formazione continua e nello sviluppo delle competenze digitali. Questo include non solo l’aggiornamento delle competenze dei lavoratori attuali, ma anche l’incoraggiamento degli studenti a iscriversi a corsi STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica), settori fondamentali per il futuro del lavoro.
5. Sostegno alla ricerca e sviluppo
Nonostante alcuni progressi, la spesa in ricerca e sviluppo in Italia rimane bassa, all’1,3% del PIL, rispetto alla media UE del 2,2%. Il rapporto suggerisce la necessità di aumentare gli investimenti in R&S, favorendo la collaborazione tra università, centri di ricerca e imprese. Questo può essere realizzato attraverso incentivi fiscali, finanziamenti mirati e la promozione di partenariati pubblico-privati.
6. Diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico e promozione delle energie rinnovabili
Alla luce della crisi del gas e della necessità di una transizione energetica, il rapporto evidenzia i progressi dell’Italia nella diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico e nell’aumento dell’uso delle energie rinnovabili. Tuttavia, è necessario continuare su questa strada, promuovendo ulteriori investimenti nelle infrastrutture per le energie rinnovabili e incentivando l’adozione di tecnologie verdi.