PNRR, più soldi a banda larga e 5G, meno al Transizione 4.0

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ammonta a circa 221 miliardi, composti da 191,5 miliardi di risorse europee e 30 miliardi di un fondo complementare italiano. Ecco dove andranno le risorse del recovery plan italiano, missione per missione, con un focus sulla componente dedicata a Digitalizzazione e Innovazione e Competitività nel sistema produttivo, di cui fa parte il piano Transizione 4.0, e su quella dedicata al macrotema “Dalla ricerca all’impresa”.

Pubblicato il 22 Apr 2021

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L’ultima versione del PNRR, il piano nazionale di ripresa e resilienza, che sarà approvata domani in Consiglio dei Ministri e la prossima settimana dal Parlamento prima di partire, il 30 aprile, alla volta di Bruxelles, offre diverse conferme e qualche sorpresa.

AGGIORNAMENTO *** Per tutte le cifre aggiornate vi suggeriamo di leggere quest’altro articolo ***

Iniziamo dai volumi complessivi: il piano, come aveva annunciato il ministro dell’economia Daniele Franco in occasione della presentazione del DEF, è composto da una quota di risorse provenienti dal Next Generation EU – pari a 191,5 miliardi – e da un “fondo complemantare” finanziato con risorse proprie (circa 30 miliardi) dall’Italia. A questa torta, che ammonta a 221,5 miliardi, vanno poi aggiunte le risorse del fondo di coesione e quelle del React EU, che portano il totale a circa 237 miliardi.

Per quanto riguarda la fetta più grande delle risorse, cioè i 191,5 miliardi della Recovery & Resilience Facility saranno suddivisi tra le sei missioni, a loro volta divise in 16 componenti e in diversi “investimenti”. Il tutto accompagnato da un pacchetto di riforme strutturali (pubblica amministrazione e giustizia su tutte).

Queste le sei missioni:

  • M1 – Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura
  • M2 – Rivoluzione verde e transizione ecologica
  • M3 – Infrastrutture per una mobilità sostenibile
  • M4 – Istruzione e ricerca
  • M5 – Inclusione e coesione
  • M6 – Salute

Ai 191,5 miliardi della Recovery & Resilience Facility andranno poi aggiunti i 30 miliardi del fondo complementare che saranno utilizzati in maniera “sinergica”, quindi con i medesimi obiettivi e condizioni, ivi compreso il focus su digitale e green. L’unica differenza è che non ci sarà il vincolo della rendicontazione a Bruxelles né quello di terminare il tutto entro il 2026.

L’innovazione dei sistemi produttivi

La prima missione è quella intitolata a Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura. La missione è articolata in tre componenti

  • C1 Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella Pubblica Amministrazione
  • C2 Digitalizzazione e Innovazione e Competitività nel sistema produttivo
  • C3 Turismo e Cultura 4.0

Ingrandendo la lente sulla M1C2, cioè la missione dedicata a Digitalizzazione e Innovazione e Competitività nel sistema produttivo, gli interventi sono articolati in quattro “investimenti”:

  1. Transizione 4.0
  2. Investimenti ad alto contenuto tecnologico
  3. Reti ultraveloci (banda larga e 5G)
  4. Tecnologie satellitari ed economia spaziale
  5. Politiche industriali di filiera e internazionalizzazione

Rispetto alla bozza di metà marzo all’investimento su banda larga e 5G vanno molte più risorse (circa 2 miliardi in più), mentre al Transizione 4.0 vanno 340 milioni in meno (18,46 vs 18,8 miliardi).

Aggiornamento – Le risorse per il Transizione 4.0 sono ulteriormente diminuite – Leggi la notizia

A ricerca e trasferimento tecnologico 12,4 miliardi

La quarta missione intitolata a Istruzione e Ricerca resta divisa in due componenti: la prima è quella dell’istruzione, la seconda è quella dedicata al macrotema “Dalla ricerca all’impresa” (12,4 miliardi).

Focalizzandoci su questa seconda componente (M4C2), rileviamo che rispetto alla bozza di metà marzo le risorse sono aumentate, passando da 11,29 a 12,44 miliardi.

I 12 investimenti sono raggruppati in tre aree:

  1. Rafforzamento della ricerca e diffusione di modelli innovativi per la ricerca di base e applicata condotta in sinergia tra università e imprese
  2. Sostegno ai processi di innovazione e trasferimento tecnologico
  3. Potenziamento delle condizioni di supporto alla ricerca e all’innovazione

Rispetto alla bozza precedente, tutto il primo capitolo dedicato a ricerca e trasferimento tecnologico resta sostanzialmente immutato negli importi. Crescono invece le risorse per gli accordi per l’innovazione (da 700 milioni a 1 miliardo), per gli IPCEI (da 1 a 1,5 miliardi). Diminuiscono le risorse per “potenziamento ed estensione tematica e territoriale dei centri di trasferimento tecnologico per segmenti di industria” (da 500 a 350 milioni).

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Franco Canna
Franco Canna

Fondatore e direttore responsabile di Innovation Post. Grande appassionato di tecnologia, laureato in Economia, collabora dal 2001 con diverse testate B2B nel settore industriale scrivendo di automazione, elettronica, strumentazione, meccanica, ma anche economia e food & beverage, oltre che con organizzatori di eventi, fiere e aziende.

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