Sicurezza informatica

Record di attacchi informatici nel 2023: cresce l’interesse per la cybersecurity in Italia

A fronte di un nuovo record del numero di attacchi informatici in Italia, con un incremento nel 2023 del 40% rispetto al 2022, per le aziende italiane la cybersecurity è la principale priorità di investimento nel settore digitale. Il mercato italiano della cybersecurity ha raggiunto i 2,15 miliardi di euro, ma il Belpaese resta ancora fanalino di coda dei paesi del G7. I dati del rapporto dell’Osservatorio Cybersecurity & Data Protection della School of Management del Politecnico di Milano.

Pubblicato il 22 Feb 2024

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L’incremento degli attacchi informatici a livello globale è un fenomeno in costante crescita, con 1.382 incidenti gravi registrati dal Clusit nel solo primo semestre del 2023, segnando un aumento del 11% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Questa cifra rappresenta il numero più alto di attacchi mai registrato fino ad ora.

In Italia, la situazione è ancora più grave, con un incremento del 40% rispetto al 2022 e un totale di 132 attacchi nel primo semestre del 2023.

Il 74% delle grandi organizzazioni italiane ha notato un aumento dei tentativi di attacco e il 12% ha subito danni tangibili a seguito di un incidente informatico.

In questo scenario, l’interesse delle aziende italiane per la cybersecurity continua a crescere e rimane la principale priorità di investimento nel settore digitale per le imprese, sia grandi che piccole. L’81% delle grandi imprese ha elaborato un piano strutturato di sviluppo in materia, con una strategia a lungo termine.

Spesa in crescita, ma Italia ancora fanalino di coda del G7

Nel 2023, il mercato italiano della cybersecurity ha raggiunto un nuovo record con una spesa di 2,15 miliardi di euro, in aumento del 16% rispetto al 2022.

Tuttavia, nonostante l’aumento della spesa in cybersecurity (che rappresenta lo 0,12% del PIL italiano), il nostro Paese si trova ancora all’ultimo posto nel G7.

Il rapporto dell’Osservatorio Cybersecurity & Data Protection della School of Management del Politecnico di Milano evidenzia che il 62% delle grandi organizzazioni ha aumentato la spesa in cybersecurity, un incremento guidato dall’introduzione di nuovi strumenti (68%), dalla maggiore attenzione da parte dei consigli di amministrazione (62%) e dalla necessità di adeguarsi alle normative (43%). Tuttavia, le piccole imprese faticano a trasformare questo interesse in investimenti concreti, a causa delle risorse limitate e della mancanza di offerte di mercato che soddisfino le loro esigenze specifiche.

Gabriele Faggioli, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Cybersecurity & Data Protection, sottolinea l’importanza del bilanciamento tra investimenti tecnologici e capitale umano per ridurre il divario tra l’Italia e gli altri Paesi. Da una parte – spiega – è fondamentale sfruttare il potenziale delle tecnologie innovative come l’intelligenza artificiale. Dall’altra, è essenziale non sottovalutare la componente umana, insistendo sulla formazione e sensibilizzazione dei lavoratori.

Alessandro Piva, Direttore dell’Osservatorio Cybersecurity & Data Protection, evidenzia che l’intelligenza artificiale può essere sia un’arma nelle mani dei cybercriminali sia uno strumento di difesa per le aziende. Il 56% delle organizzazioni utilizza l’IA per migliorare la protezione del patrimonio informativo.

La ricerca dell’Osservatorio evidenzia anche un aumento degli attacchi di tipo supply chain e un legame sempre più stretto tra gli attacchi informatici e le tecnologie che utilizzano algoritmi di intelligenza artificiale. Infine, la formazione e la sensibilizzazione dei dipendenti rappresentano una delle principali priorità di azione in ambito cybersecurity per il 71% delle grandi aziende.

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Redazione

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