Dopo il timido segnale positivo di aprile, che aveva interrotto una lunga serie di cali consecutivi (dato peraltro rivisto al ribasso allo +0,1%), i dati Istat sulla produzione industriale relativi a maggio 2025 raccontano nuovamente un’industria in crisi.
La contrazione dello 0,7% rispetto ad aprile lascia così aperti gli interrogativi sulla capacità del sistema produttivo nazionale di agganciare una crescita stabile e duratura. La notizia positiva giunge però da oltre confine, dove la locomotiva tedesca sembra riprendere velocità, alimentando le speranze per l’intera filiera manifatturiera europea e, di conseguenza, anche per quella italiana.
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L’analisi dei dati di maggio
Scendendo nel dettaglio dei numeri diffusi dall’Istat, l’indice destagionalizzato della produzione industriale a maggio segna una nuova battuta d’arresto con un calo congiunturale dello 0,7% sul mese precedente.
L’analisi per raggruppamenti principali di industrie rivela una dinamica eterogenea, che però pende decisamente verso il segno meno. L’unico comparto a mostrare una crescita su base mensile è quello dell’energia, con un aumento dello 0,7%. Tutti gli altri settori sono in affanno. I beni di consumo registrano una flessione dell’1,3%, un segnale preoccupante che potrebbe indicare una debolezza della domanda interna. Ancora più marcato il calo per i beni intermedi, che scendono dell’1,0%, riflettendo le difficoltà delle fasi a monte della catena del valore. Stabili invece i beni strumentali, la cui assenza di crescita denota cautela negli investimenti da parte delle imprese.
Uno sguardo al trend annuale
Se il confronto congiunturale è negativo, quello tendenziale non offre particolare conforto. Al netto degli effetti di calendario, con un giorno lavorativo in meno rispetto a maggio 2024, su base annua l’indice generale della produzione industriale diminuisce dello 0,9%. La performance aggregata dei primi cinque mesi del 2025 accentua questa tendenza, registrando un calo medio dell’1,2%.
Anche in questo caso, è il comparto dell’energia a fare da traino, con un robusto incremento tendenziale del 5,3%. Tuttavia la sua performance non basta a compensare la debolezza degli altri aggregati. I beni di consumo arretrano dell’1,8%, con una dinamica particolarmente negativa per i non durevoli (-2,1%). I beni intermedi subiscono la contrazione più severa, con un calo del 2,7%, a testimonianza di una sofferenza diffusa lungo le filiere produttive. Persino i beni strumentali, che su base mensile erano stabili, mostrano una leggera flessione tendenziale dello 0,2%, un dato che, seppur contenuto, rafforza l’idea di una fase di attendismo sul fronte degli investimenti produttivi.

I settori in affanno e quelli in controtendenza
L’analisi per singoli settori di attività economica offre una visione più granulare delle sfide che l’industria italiana sta affrontando.
Le flessioni più significative si registrano in comparti strategici per l’export e l’innovazione. La fabbricazione di mezzi di trasporto accusa il colpo più duro, con una caduta del 5,6% su base annua, un dato allarmante per un settore ad alto valore aggiunto e con un forte indotto. Segue a ruota la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici, che crolla del 5,2%, invertendo la tendenza espansiva che aveva caratterizzato gli anni passati. Rilevante anche il calo della chimica (-4,0%).
Ci sono però anche settori in controtendenza. Il settore della fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati registra un balzo del 6,1%, spinto probabilmente da dinamiche specifiche legate ai mercati energetici. Positive anche le performance dell’attività estrattiva (+5,1%) e della fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (+4,7%), che confermano la vitalità del comparto energetico nel suo complesso. Un dato interessante è anche quello relativo alla metallurgia e alla fabbricazione di prodotti in metallo, che include la produzione di armi e sistemi per la difesa, e che segna un incremento tendenziale del 1,2%. Si tratta però di eccezioni che non modificano la percezione di una diffusa difficoltà del manifatturiero, il vero motore dell’economia nazionale.

La speranza arriva dalla Germania
Notizie incoraggianti arrivano invece dalla Germania. Secondo i dati diffusi dall’Ufficio federale di statistica Destatis, la produzione industriale tedesca a maggio 2025 è cresciuta dell’1,2% rispetto al mese precedente, un dato nettamente superiore alle attese. La produzione risulta in aumento (+1%) anche rispetto a maggio 2024.
L’industria automobilistica ha registrato un rimbalzo del 4,9% e la produzione di energia è cresciuta del 10,8%.
L’accelerazione tedesca è un’ottima notizia per l’Italia: come è noto le economie dei due Paesi sono profondamente integrate, con una fitta rete di subfornitura che lega il manifatturiero italiano a quello tedesco, specialmente nei settori della meccanica, della componentistica auto e dei beni intermedi. Una ripresa della produzione industriale in Germania si tradurrà, quasi automaticamente, in un aumento degli ordini per migliaia di piccole e medie imprese italiane. Il rilancio dell’automotive tedesco, in particolare, può rappresentare una boccata d’ossigeno per l’intera filiera italiana dei trasporti, oggi in forte affanno.









